I leader mondiali non proteggono i diritti dei più poveri
Nonostante prove schiaccianti che milioni di persone sono lasciate fuori dagli Osm poiché la discriminazione e altre violazioni dei diritti umani impediscono loro di accedere ai servizi di base, nel Summit delle Nazioni Unite di questi giorni i leader mondiali non hanno colto l’occasione per porre i diritti umani al centro degli Osm.
“Con soli cinque anni davanti, è del tutto inaccettabile che {{i leader mondiali non abbiano ancora concordato azioni concrete per affrontare la discriminazione e le altre violazioni dei diritti umani}} che fanno sì che gli Osm non abbiano un impatto positivo su coloro che ne hanno maggiormente bisogno” – ha dichiarato {{Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International}}. “Sebbene riconosca a parole che ‘il rispetto, la promozione e la protezione dei diritti umani sono parte integrante di un lavoro efficace verso il raggiungimento’ degli Osm, il piano d’azione non contempla un’assunzione d’impegno sulle azioni concrete da intraprendere”.
Nonostante molta retorica sulla “responsabilità”, il Summit non ha identificato un modo pratico per chiamare i governi a rispondere sul raggiungimento o meno degli Osm o sulla coerenza della loro azione sugli Osm con gli obblighi in materia di diritti umani.
“In realtà, i leader mondiali ci stanno chiedendo di fidarci, {{una pretesa incredibile}} se vediamo quanta differenza c’è tra ciò che dovrebbero fare e ciò che hanno fatto” – ha proseguito Shetty.
L’obiettivo prefissato {{in tema di insediamenti abitativi precari}}, migliorare le condizioni di vita del 10 per cento dei loro residenti, ha così ignorato oltre un miliardo di persone negli ultimi 10 anni. Eppure, il piano d’azione non prende seriamente in considerazione questa sfida grave e crescente. Nonostante sia chiaro come gli sgomberi forzati di massa facciano precipitare ancora di più le persone nella povertà, pregiudicando dunque tutti gli Osm, il piano d’azione non chiede ai governi di porre fine a questa pratica e parla invece di “ridurre la popolazione degli slum”, ciò che potrebbe favorire ulteriori sgomberi forzati.
{{Il Summit non ha preso in considerazione le cause profonde della mancanza di progressi nel conseguimento degli Osm.}} Ad esempio, ha ignorato il tema degli aborti insicuri, nonostante siano una delle cause principali della mortalità materna e dunque costituiscano una forte minaccia al raggiungimento del relativo Osm.
Sebbene contenga un’apprezzata enfasi sulla lotta alla discriminazione di genere, il piano d’azione non identifica {{cosa i governi dovrebbero fare }}per contrastare la discriminazione e gli ostacoli verso altri gruppi, come le minoranze, le persone con disabilità e i popoli nativi.
“I governi sono vincolati dal diritto internazionale dei diritti umani a proteggere i diritti di ogni persona al cibo, alla salute, all’alloggio e all’acqua. Invece {{hanno sprecato tempo prezioso}} discutendo persino se gli obblighi che hanno sottoscritto oltre 40 anni fa in tema di diritti umani dovessero essere menzionati o meno nel piano d’azione. Se gli Osm vogliono conseguire un cambiamento concreto, i leader mondiali devono porre le loro politiche e prassi nazionali in linea con i loro obblighi di rispettare e promuovere i diritti umani” – ha sottolineato Shetty.
“{{Il Summit non è stato in grado di introdurre meccanismi chiari e vincolanti per chiamare i governi a rispondere del loro operato.}} Ma i leader mondiali possono ancora agire per assicurare che gli Osm non ignorino i più poveri del mondo. La strada passa attraverso l’individuazione, da parte dei singoli governi, di obiettivi nazionali che realizzino i diritti economici, sociali e culturali, pongano fine alla discriminazione e garantiscano che le persone che vivono in povertà possano partecipare all’azione per conseguire gli Osm e chiamare le autorità a rispondere del loro operato nei tribunali e presso gli organismi di controllo” – ha concluso Shetty.
{{Ulteriori informazioni}}
Gli Osm sono la più importante iniziativa globale per affrontare la povertà, lanciata dalle Nazioni Unite l’8 settembre 2000 con l’adozione della Dichiarazione del millennio. Essi prendono in esame otto aree: sradicare la fame e la povertà estrema; ottenere l’istruzione primaria universale, promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne; ridurre la mortalità infantile; migliorare la salute materna; combattere l’Hiv/Aids, la malaria e altre malattie; assicurare la sostenibilità ambientale; sviluppare la collaborazione globale per lo sviluppo.
Il 13 agosto, Amnesty International ha lanciato una petizione globale per chiedere ai leader mondiali partecipanti al Summit delle Nazioni Unite un piano d’azione efficace per migliorare la lotta alla povertà. La Sezione Italiana ha raccolto 4000 firme, che sono state inviate a New York alla vigilia del Summit.
L’azione sugli Osm si svolge nell’ambito della campagna globale “Io pretendo dignità” di Amnesty International. La campagna intende denunciare e combattere le violazioni dei diritti umani che rendono le persone povere e le intrappolano nella povertà, mobilitando persone di ogni parte del mondo affinché chiedano ai governi, alle grandi aziende e ad altri soggetti di ascoltare la voce di chi vive in povertà e riconoscere e proteggere i loro diritti.
{Roma, 22 settembre 2010}
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