I morti che non ricordiamo. Crimini contro l’umanità e sapone di Aleppo
Non è stato interrotto nessun programma televisivo, Rai o Mediaset, per le bombe su 4 ospedali di Aleppo e un quinto fuori città, tantomeno per le 11 vittime dell’attentato kamikaze a un checkpoint in un quartiere nord di Baghdad, giammai per le 80 persone uccise e i 200 feriti a Kabul, in pieno giorno, inoltre “Questa settimana in Siria più di 20 bambini sono stati uccisi in attacchi aerei a Manbij e un ragazzo di 12 anni è stato brutalmente assassinato ad Aleppo”: questa la denuncia di Hanas Singer, rappresentante Unicef in Siria, dove 35.000 bambini sono intrappolati a Manbij, 80 chilometri ad Est di Aleppo, estate in Medio Oriente.
Era la fine di aprile del 2016 quando scrivevo C’era una volta l’ ospedale di Aleppo in Siria.
In quei tragici giorni di primavera morirono bambini, pazienti, infermieri e medici, sotto i bombardamenti, tra cui il dr.Mohammad Wassim Maaz, direttore medico dell’Ospedale pediatrico ad Aleppo, supportato dall’IDA Associazione Medici Indipendenti.
Aveva 36 anni, fidanzato, sperava di sposarsi nei prossimi mesi. Era l’ultimo pediatra residente nei quartieri di Aleppo. Medici Senza Frontiere a Gaziantep, in Turchia, ne ricordavano la professionalità, la dedizione, il rifiuto di partire per non abbandonare le decine di migliaia di bambini che aveva in cura. «Cosa farebbero senza di me tutti questi bambini? Chi si occuperebbe di loro?», rispondeva via email e WhatsApp a tutti coloro che lo invitavano a mettersi in salvo.
L’Associazione dei medici indipendenti (Ida) in Siria ha denunciato che un neonato è morto, spiegando che l’apporto di ossigeno al piccolo è stato interrotto dopo un raid contro la struttura sanitaria, il secondo nell’arco di dodici ore: “I medici potevano solo urlare ai colleghi di proteggere i bambini”.
Mi sembrava il minimo dedicare 10 righe, anche se non sono una giornalista iscritta a nessun Ordine. O basta lavarsi le mani con l’ ecologico sapone di Aleppo?