I re non sposano i principi
Le foto ritraggono un bel ragazzo nero che sorride, in piedi mentre tiene una lezione alla lavagna e poi seduto, in atteggiamento rilassato, mentre lei, bianca e più attempata, è ritratta insieme ai suoi cani nella prima immagine e nella seconda ride di gusto vicino ad una persona mascherata.
I nomi non dicono nulla in Italia, ma stanno rimbalzando, con la loro storia, nei media internazionali: Omar Currie e Meg Goodhand sono, rispettivamente, maestro elementare e vicepreside, ora disoccupati, della scuola Efland-Cheeks nella Carolina del Nord, Stati Uniti.
Il motivo per il quale hanno rassegnato le dimissioni è questo: in seguito ad un episodio di bullismo in una classe, dove alcuni bambini (siamo alle elementari) avevano chiamato ‘gay’ (e non si trattava di un complimento) un loro compagno, ritenuto dai poco più che lattanti poco virile, il maestro Omar, dopo aver chiesto consiglio alla collega vicepreside, decideva di leggere in classe una fiaba illustrata dal titolo King e King, disegnata e scritta da Linda De Haan e Stern Nijhand, olandesi.
Nella fiaba si racconta di un principe che cerca moglie e che invece, folgorato da Cupido mentre gli presentano varie aspiranti principesse, sposerà il fratello di una di queste.
L’iniziativa ha riscosso l’approvazione di una parte dei genitori, ma un’altra parte si è risentita, motivando il disappunto con il fatto che i bambini non sarebbero stati pronti ad una svolta così ‘brutale’ nella visione della vita e delle relazioni che evidentemente stavano tranquillamente assumendo in famiglia.
Bene dare del gay con disprezzo ad un compagno, male scoprire che l’amore può prendere altre strade e fregarsene del (presunto) destino dettato tra tradizioni, religioni, abitudini e stereotipi sessisti e omofobi.
Così quella scuola ha perso due persone intelligenti, coraggiose e preziose, quei bambini e bambine la possibilità di crescere apprezzando le differenze, e quegli adulti, mamme e papà rispettabili convinti che l’unica normalità sia la loro, dormiranno il sonno dei giusti. Tutto al suo posto.
In previsione dei Pride italiani a luglio in Italia questa storia, certamente non unica, aiuta a capire che, se non si opera in modo capillare e urgente con la formazione antisessista e antiomofoba a scuola e fuori dalla scuola, ma anche con leggi che sanciscano diritti di cittadinanza e uguaglianza per tutte le famiglie, il rischio di riprodurre nella società mentalità, visioni e comportamenti violenti è altissimo.
A Omar e Meg tutta la nostra comprensione e simpatia, nell’auspicio che trovino presto un’altra scuola dove portare civiltà ed empatìa