Associazioni operanti nella scuola (Centro iniziativa democratica insegnanti, Federazione nazionale insegnanti scuola media, Coordinamento genitori democratici, Movimento cooperazione educativa, Per la scuola della repubblica) hanno diffuso il seguente documento “I simboli religiosi e la scuola di tutti” che riafferma la funzione della scuola come spazio sociale per favorire processi di unificazione e di solidarietà in una società pluriculturale.Se ci soffermiamo ad analizzare la storia, possiamo affermare che le
migrazioni di masse di uomini da una terra all’altra alla ricerca di migliori
condizioni di vita è una costante della condizione umana. La cultura
dell’umanità e, contestualmente, dei singoli gruppi umani, appaiono come il
risultato di questi continui spostamenti, che hanno dato vita nel tempo a
{{contaminazioni e meticciati culturali}}, generando nuove culture.

Se questo è stato il contesto che ha caratterizzato la storia umana fino a
pochi decenni fa, le migrazioni di oggi sono accompagnate da altre
condizioni che ne amplificano la portata, come, per esempio, lo sviluppo
delle tecnologie e l’implementazione della velocità di circolazione delle
informazioni. Queste condizioni hanno ampliato per ciascuno di noi le
opportunità di conoscere e di entrare in relazione con altri esseri umani e
con nuovi contesti culturali: la nostra condizione umana è quindi quella di
vivere in società multiculturali, ampie e variegate, e questo richiede da parte
nostra un cambio di prospettiva nel pensarci prima di tutto cittadini del
pianeta, poiché è divenuto il pianeta la nostra terra-patria, un fatto che non
nega i diversi homelands di altri, ma modifica l’orizzonte di tutti.

La consapevolezza del {{nostro destino globale come comunità}} è il requisito
preliminare per il cambiamento necessario a progettarci come copiloti per il
pianeta, insieme agli altri per affrontare i problemi che sono diventati
inestricabilmente interconnessi. Viceversa, la mancata consapevolezza
conduce verso un destino simile a quello della balcanizzazione, una
rappresaglia violenta e difensiva contro le identità etniche o religiose
specifiche, che è l’opposto del {{processo di unificazione e di solidarietà
all’interno del pianeta.}}

“Una tale riforma (del pensiero) è cruciale nell’età planetaria dove è
diventato impossibile e artificiale isolare un problema importante a livello
nazionale. Questa riforma del nostro modo di pensare, che in sé richiede
una riforma della formazione, non sta accadendo da nessuna parte anche se
è necessaria dappertutto” ({{Morin}}).

I luoghi dell’educazione e della formazione possono rappresentare {{quegli
spazi sociali in cui dare avvio ai processi di riforma del pensiero}}, attraverso
l’accoglienza e il confronto dei gruppi umani e delle loro culture: luoghi in cui
dare origine a modi nuovi per guardare e progettare il futuro. La riforma del
pensiero richiede in primo luogo che {{si guardi all’altro con laicità}}, nel senso “più profondo, come confronto tra persone che possiedono un bagaglio
culturale e dei principi, ma che non fanno di questo bagaglio una fortezza
identitaria. Il pensiero laico vive e si costruisce nell’esercizio ragionevole del
dubbio e della ricerca che ne è il corollario.

La {{Costituzione italiana}} garantisce e tutela la laicità dello Stato e della
scuola pubblica – come sua estensione – ed è nello spazio della scuola,
attraverso l’istruzione e l’educazione delle giovani generazioni, che è
possibile superare una concezione deterministica dei rapporti tra i diversi
gruppi umani, interpretati come portatori di culture differenti intrinsecamente
conflittuali.

Appaiono dunque quanto mai necessarie e urgenti politiche da parte delle
istituzioni e dei governi orientate a {{favorire contesti scolastici in cui sia
garantito il pluralismo delle culture}} e quindi anche quello educativo, come
rispetto delle diverse convinzioni che in uno spazio pubblico si incontrano e
si confrontano.

La dimensione religiosa non è pertinente all’ambito dell’istruzione pubblica,
poiché gli obiettivi dell’istruzione e dell’educazione, definiti in un sistema
unitario di cui deve essere titolare lo Stato, sono indirizzati a {{sviluppare il
pensiero critico e divergente e le competenze di cittadinanza,}} per educare
cittadini in grado di agire positivamente i propri diritti e i propri doveri, e
sollecitare i giovani che provengono da Paesi mortificati dalla povertà a
lottare per il riconoscimento di quei diritti umani e sociali che soli possono
sollevarli dall’umiliante ricatto dello sfruttamento.

Le richieste da parte di qualsiasi credo religioso di avere {{spazi privilegiati}}
all’interno dei curricoli scolastici, come nel caso dell’ora di religione cattolica
e della recente richiesta dell’ora di religione islamica, e dell’esposizione di
simboli religiosi, anziché salvaguardare il pluralismo dello spazio pubblico,
ne avviano {{una sorta di “spartizione”, attraverso la moltiplicazione dei
simboli.}} Tutto ciò rappresenta una distorsione del pluralismo di cui lo Stato è
garante. Inoltre tali richieste contravvengono al {{pluralismo educativo}} che è condizione essenziale per la conservazione di una “società democratica”,
così come concepito dalla Convenzione dei diritti umani e dalla Carta
costituzionale.

{immagine simboli religiosi da www.altierospinelli,eu}