Il 32°Congresso Internazionale della WILPF quest’anno si è svolto in Africa . Perché? lo spiega in una intervista Giovanna Pagani, Presidente Onoraria WILPF Italia.
—Il 32°Congresso Internazionale della WILPF quest’anno si è svolto in Africa . Perché?
Si è trattato del primo congresso WILPF ospitato in Africa . Questa luogo l’ha reso un Congresso “storico” assieme ad altri due ragioni: modifica della Costituzione (per rendere più democratico e rapido il processo decisionale) e profondo impegno per il ricambio generazionale rivolto a incrementare la partecipazione giovanile: il 19 agosto le Giovani WILPF si sono riunite nel Seminario Gertrud Baer dedicato alle complesse sfide delle donne africane. Africana la nuova Presidente internazionale: Joy Onyesoh,attivista nigeriana della WILPF dal 2007.
“Costruire un movimento per la pace femminista”. Con questo titolo il 32° Congresso WILPF ineggiava alla costruzione di un forte movimento per la Pace Femminista, la sua sede, dunque, non poteva essere che l’Africa in cui c’è stata una particolare crescita della WILPF. Dal 2007 in cui eravamo presenti solo nella Repubblica Democratica del Congo, siamo passate ad avere 4 sezioni nel 2015 (con l’aggiunta di Nigeria , Camerun e Ghana). Poi nel 2018 siamo arrivate ad essere presenti in ben 16 Stati con 4 nuove sezioni ( Chad, Kenia, Uganda, Zimbabwe) e 8 nuovi gruppi (Burkina Faso, Burundi, Repubblica Centrafricana, Costa d’Avorio,Niger,Sierra Leone, Sudan, SudAfrica).
Il congresso, che si è svolto in Ghana ad Accra presso l’Università dal 20 al 22 agosto, è stato preceduto e seguito da incontri di particolare rilevanza interculturale.Oltre al seminario delle giovani Wilpfer, il 18 agosto si è tenuto un Forum delle donne africane, e, a congresso concluso, un meeting sulle campagne per il disarmo attive in Africa.
Al “Forum del Movimento per la Pace Femminista in Africa” hanno partecipato 250 attiviste provenienti dai vari paesi africani. Forte e inequivocabile il messaggio di questo importante incontro pre-congressuale: “il movimento per la pace femminista in Africa è forte, diversificato, attivo e in crescita. E’ in attesa di potersi espandere attraverso la solidarietà internazionale e l’ alleanza col movimento globale delle donne per la giustizia di genere e la pace”.
Di straordinaria importanza le tematiche trattate: le cause profonde della violenza, il ruolo delle donne nella trasformazione sociale (con una specifica analisi dei processi elettorali che generano “violenza elettorale”), la giustizia economica, la costruzione della pace applicando modelli di mediazione al femminile che rifiutano la logica patriarcale della pura spartizione di territori, potere e risorse per allargarsi a “modalità inclusive” rispettose dei diritti e finalizzate alla risoluzione delle cause profonde del conflitto. Sono stati condivisi molti esempi di lavoro informale per la pace fatta dalle donne nelle case e nelle comunità in Libia, Ruanda, Burundi, Nigeria.
“Non puoi smantellare la casa del padrone usando gli strumenti del padrone ” ha ricordato ai partecipanti la sudafricana Nozizwe Madlala Routledge, ex politica e fondatrice di Embrace Dignity.
Le donne devono, quindi, sfidare e trasformare le strutture dall’interno.
Di certo non poteva mancare una profonda riflessione su conflitti, militarismo, patriarcato e mascolinità. Si è affermata l’importanza di affrontare la mascolinità degli uomini, coinvolgendoli nel cambiamento per sconfiggere la logica del “vero uomo solo se dominatore”. Si è detto anche che il cambiamento è necessario però non va forzato, occorre invece un processo continuo di decostruzione del paradigma patriarcale. Gli uomini non devono invadere gli spazi delle donne, ma sostenere la loro leadership.
Il Forum ha dunque rappresentato una stimolante introduzione alle tematiche congressuali attraverso la ricca e costruttiva esperienza delle donne africane.
L’incontro post-congresso, dedicato allo specifico africano del contrasto al militarismo (armi di piccolo taglio e Campagna contro i Killer Robot) ha rappresentato un rilancio dello storico impegno WILPF per il disarmo totale e universale.
—Quali sono stati i temi portanti del Congresso?
Sicuramente il disarmo e l’emigrazione come emerge dalle due Risoluzioni Omnibus (quelle che delineano l’asse portante della politica WILPF) sul militarismo e sull’emigrazione, due risoluzioni molto articolate con numerose indicazioni operative.
Il contrasto al militarismo nella risoluzione assume una forza specifica perché è messo in relazione con il cambiamento climatico e con l’ingiustizia sociale. “ Il militarismo sta deformando le nostre società, violando i diritti, danneggiando irreversibilmente il nostro ambiente e devastando la salute pubblica; e impone una economia di guerra e il conflitto economico, mettendo i profitti al di sopra delle persone e del pianeta” . Tra le varie azioni proposte la risoluzione invita a “fare una campagna per la chiusura e l’eliminazione delle basi USA, NATO e di altre basi militari straniere come passo importante verso un mondo giusto, pacifico e sostenibile, e invita a sostenere la prima conferenza internazionale contro le basi militari USA/NATO che si terrà a Dublino nel Novembre 2018”. Invita inoltre a “ evidenziare le connessioni tra le mascolinità militarizzate e l’uso e la proliferazione delle armi” e a “Lanciare un appello a tutti i governi perché firmino e ratifichino il Trattato sulla Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW)”. Naturalmente l’impegno è esteso a contrastare tutti i tipi di armi tra cui i robot killer e i droni armati nel drammatico contesto della cyber war.
L’altra risoluzione denuncia la “migrazione umana forzata dalla degradazione ambientale, dal militarismo, dalle violazioni dei diritti umani, e da priorità governative e imprenditoriali malriposte, che provocano una violenza sproporzionatamente generalizzata”. Si appella ai Governi dell’Europa e degli Usa perché garantiscano i diritti dei migranti attraverso politiche di integrazione e accoglienza, ponendo fine alla logica della “criminalizzazione” e dei “respingimenti”. Si appella ai paesi dell’Africa perché applichino i vari strumenti di diritto internazionale. Si rivolge alla società civile perché osi “sfidare l’ ostilità e la paura contro i rifugiati attivando campagne positive che coinvolgano arte, letteratura e scambi culturali”. Invita le donne ad attivare reti di solidarietà, a rafforzare la conoscenza politica e il monitoraggio elettorale nello spirito della campagna “Le donne Votano la Pace”.
Un altro tema è sicuramente quello per la giustizia climatica e la difesa dell’ambiente anche attraverso una vasta iniziativa rivolta alla “Educazione per la pace e l’ambiente”.
—-Ci puoi spiegare meglio il concetto di Pace femminista?
La WILPF mira a realizzare un mondo libero dalla violenza e dai conflitti armati con giustizia e uguaglianza per tutti. Nella sua visione il ruolo della donna, quale strategico agente di cambiamento è centrale. La Pace femminista dunque è quella che, sulla base della consapevolezza che la violenza origina dalla logica perversa di dominio del patriarcato, mira a trasformare le relazioni di potere tra gli esseri umani per promuovere la cooperazione e il dialogo, per realizzare una sicurezza smilitarizzata e per garantire la giustizia sociale, la giustizia climatica e naturalmente la giustizia di genere. La risoluzione 1325 “Donne, pace e sicurezza”è sicuramente uno strumento che va implementato, per garantire una reale partecipazione delle donne al processo di prevenzione e costruzione della pace. Durante il Congresso sono state evidenziate molte carenze. Le donne continuano ad essere escluse dai tavoli delle trattative dove vengono discusse le soluzioni ai conflitti e dai processi di ricostruzione post-conflitto. Per effetto delle norme patriarcali il valore aggiunto dell’impegno delle donne è marginalizzato e rimane nella sfera informale. “La politica internazionale è ancora un mondo al maschile, abitato da diplomatici, soldati,e funzionari pubblici internazionali, nella maggior parte uomini “, ha detto Addo-Adeku dell’Università del Ghana, ma la sfida alla partecipazione politica delle donne con una determinata volontà di promuovere la pace ha avviato il suo inarrestabile corso.