Il 6 dicembre a Roma conferenza stampa sulle donne sfuggite al genocidio e alla vendetta dei talebani
Dall’Agenzia Dire:
Le donne della rete femminista ‘Afghanistan Women’s political partecipation network’ di Kabul, Hazara sciite, in salvo in Italia con la Rete Umanitaria della società civile, fondata dalla giornalista del TG1 Maria Grazia Mazzola. ‘Mani legate Insieme’ è il motto della Rete che organizza una conferenza stampa dedicata all’accoglienza e ai percorsi di sostegno per le donne sfuggite coi loro bambini all’orrore dei talebani. Un’ iniziativa ecumenica di volontariato delle Chiese e delle Associazioni insieme.
L’appuntamento è per il 6 dicembre a Roma, alle 10, presso la sede del Parlamento europeo Sala delle bandiere, via IV novembre 149 alla presenza, tra gli altri, del presidente Carlo Corazza. Ed è dalla consapevolezza di essere parte di un progetto e di una identità europei che nasce l’idea della Rete comune. Per l’occasione, si legge nella nota, è prevista anche la partecipazione straordinaria di don Luigi Ciotti che col gruppo Abele in questi giorni ha accolto una famiglia afghana di 7 persone con un bimbo malato di cuore, tutti braccati dai talebani, portati in Italia dai corridoi umanitari di Sant’Egidio.
Erano destinate al genocidio e alla vendetta dei talebani, le donne femministe dei diritti umani dell’Afghanistan Women’s Political Partecipation Network di Kabul, ora in salvo in Italia. Sediqa Mushtaq, membro della Camera del Commercio Nazionale delle donne dell’ex Afghanistan; Batool Heidari, psicologa e scrittrice ; Nesa Mohammadi dottoressa ostetrica; Razia Ehsani Sadat, giornalista e producer, e ancora altre. Il 30 agosto 2021, dopo l’invasione dei talebani in Afghanistan, mentre le forze occidentali si ritiravano, hanno rivolto con una mail il disperato appello di salvezza all’inviata speciale del TG1 Maria Grazia Mazzola. Sono state messe in salvo silenziosamente nell’arco di un anno, con i loro familiari 70 profughi in tutto 63 Hazara e 7 Tajiki, tanti giovani e 30 bambini dalla Rete fondata dalla giornalista per rispondere concretamente a questo appello disperato.
Fanno parte della Rete Umanitaria: l’Unione Donne in Italia Responsabili Vittoria Tola e Giulia Potenza, le accoglienze che hanno spalancato le porte ai Profughi: i Salesiani per il Sociale di Don Francesco Preite, a capo Don Roberto Dal Molin, presidente CNOS – Salesiani don Bosco Italia con la partecipazione di 6 Case nel territorio nazionale e una collaborazione col Sai, che hanno accolto il numero più alto di Profughi. Poi le Chiese cristiane evangeliche Battiste, con i Pastori delle Chiese Cristiane Evangeliche Battiste Giuseppe Miglio e Ivano De Gasperis, la Pastora Antonella Scuderi con la FCEI, con l’accoglienza della cooperativa ‘Una Città non basta’ dei Responsabili Maria Rosaria Calderone e Gianni Caucci, e l’Associazione Federico nel cuore, Presidente Antonella Penati. Una testimonianza di quanto possa essere potente il contagio del bene collettivo se ci si unisce e si collabora, senza soldi pubblici e viaggi organizzati. I Profughi hanno pagato i loro biglietti aerei di viaggio, dopo avere sopportato ogni sopruso, pestaggi e umiliazioni di ogni tipo. Le donne afghane e la Rete testimonieranno pubblicamente e risponderanno alle domande dei giornalisti. L’impegno della Rete Umanitaria è stato sostenuto dai ministeri degli Esteri e dell’Interno.