Il business degli uteri “in affitto” in India
Sempre più coppie americane ed europee si rivolgono alle cliniche del Paese orientale per richiedere madri “in prestito”. Il costo per gli aspiranti mamma e papà è di 25mila dollari, di questi 7.500 vanno alla donna che offre il proprio corpo per portare a termine la gravidanza.C’è una nuova meta per le coppie che cercano un figlio che non arriva: l’India. Questa volta non si parla di fecondazione assistita ma di uteri “in affitto”, un fenomeno che sta prendendo piede grazie alle richieste che arrivano dall’America e dall’Europa. Gli aspiranti papà e mamma che non possono permettersi di ricorrere a questa tecnica direttamente negli Usa, perché troppo costosa, si rivolgono altrove. In India, appunto, dove il prezzo è molto più contenuto: si spende un terzo.
Con 25mila dollari, nel continente indiano – dove la pratica è legale dal 2002 – la coppia acquirente può avere tranquillamente un bebè da una donna fecondata artificialmente. Il prezzo comprende anche le procedure mediche, il volo e l’albergo. Insomma l’intero “pacchetto”.
_ Le cliniche specializzate fanno sapere di essere invase da richieste di clienti stranieri che vogliono portare avanti quella che è stata definita “una maternità surrogata”.
Nel Paese asiatico l’affitto degli uteri oramai sta diventando un business. Alla donna che mette a disposizione il proprio grembo per denaro, la clinica destina circa 7.500 dollari.
_ Spesso queste madri in prestito sono donne povere che non ce la fanno ad andare avanti e che vedono nella maternità in affitto la possibilità di campare.
_ Il New York Times riporta la testimonianza di una 32enne, separata dal marito, con un figlio di 9 anni. Il suo salario mensile è di 2.800 rupie, circa 69 dollari. Con la prima gravidanza la giovane è riuscita a comprare casa; la seconda le consentirà di far studiare il proprio bambino.
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