Il corpo indocile
Marea dedica il suo terzo volume del 2009 a un tema centrale e trasgressivo: Il corpo indocile. Autodeterminazione nelle scelte della vita e del fine vita.Già nel titolo le curatrici – Monica Lanfranco e Laura Guidetti della redazione di Marea ed Erminia Emprin Gilardini del Forum donne di R C – s’esprimono con un linguaggio rispettoso dell’esistenza propria e altrui. Il “fine vita”.
_ Fatto biologicamente connesso a ogni singola esistenza, la testimonia come ancora vivente. Il fine vita non appartiene alla morte, ma alla vita e in quanto tale è immesso nelle plurime relazioni umane, nella teorizzazione generale e nelle modalità specifiche con cui s’esprimono le civiltà e, in esse, individue e individui. Poche cose come il fine vita contengono l’autentica dimensione umana, che è la precarietà dell’esistenza e le forme della precarietà.
Scegliere come terminare la propria esistenza è nell’ambito delle scelte umane. Definire i limiti e le possibilità delle scelte umane è nell’ambito delle etiche. Plurali, come le vite, come le esperienze. Ogni pensiero ha la sua etica e, quando sia pensiero religioso, annette la sua etica al divino. Sono inesorabili, inevitabili gli infiniti distinguo, specificazioni, discussioni e contrasti. Un secondo merito del testo è il non sottrarsi a tutto questo. Rischiare.
Perché in materia non solo i termini, ma le virgole, la punteggiatura, le presenze e le omissioni già definiscono teorie e correnti di pensiero pericolosamente definite appartenenze. Quando la materia è ricerca pura e l’assunzione del mutamento del pensiero nel cammino, per nuove acquisizioni, nuovi sguardi, è una delle poche certezze.
L’iscrizione nel corpo indocile e la sua teorizzazione affronta e supera l’evento cronicistico quando si possano ridurre a tale – e lo si vede continuamente – esperienze individuali, parentali e collettive del fine vita.
Le curatrici hanno inteso perciò, principalmente, non dimenticare. Non tanto un tema che chiunque ha dentro, nascosto o svelato a se stesse/i, ma ciò che nell’informazione e nel dibattito politico circonda quel tema, se ne fa traduttore e corollario. La caduta nel silenzio di vicende emblematiche appartengono sia all’osticità dell’argomento, che all’impreparazione, che alla perdita d’interesse specifico in una teorizzazione dei mass media e della vita politica intese assai limitativamente come specchi e unici traduttori della realtà.
Ulteriore merito di Marea aver messo a fuoco “la perdita, iniziata un ventennio or sono, della pratica condivisa della messa a fuoco delle priorità secondo il parametro del privato come politico, suggerita e indicata dal movimento delle donne, che ha fatto della centralità del corpo uno dei perni sui quali far girare l’analisi e la conseguente prassi.”
L’editoriale mette sul tappeto gli intenti. Offrire un numero monotematico, nella tradizione della testata, “che racconti in prima persona di donne e di uomini che hanno vissuto passaggi cruciali a livello personale sul tema dell’autodeterminazione nella vita e nel fine vita, per dare corpo con le narrazioni ad argomenti che di solito sono incorporei, e rubricati sotto l’astratta voce di etica.”Contemporaneamente – perché la lettura è necessariamente un percorso di successione, pagina per pagina ma non nell’intenzione delle curatrici che hanno costruito un cerchio, con apporti confluenti, d’interventi, non una semplice sequenza – offrire contributi di pensiero sul terreno della giurisprudenza, dell’etica, della scienza, della medicina e della filosofia, per offrire strumenti a chi legge, rafforzando la presenza di voci femministe autorevoli che aiutino a ridare senso alle battaglie laiche sul corpo e la libertà di scelta.”
La domanda di chiusura dell’editoriale è fondamentale e chiara quanto la teorizzazione del corpo indocile.
“Potranno essere i movimenti delle donne, gli unici che dagli inizi delle lotte sui temi dei diritti umani e civili femminili hanno preso parola partendo dall’assunto che il privato è politico, a scuotere le coscienze contrastando le derive patriarcali e fondamentaliste?”
_ La risposta è aperta, ma ineludibile.
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