Il dialogo filosofico al femminile
È dedicato alle rispettive madri il volume, Filosofia delle donne, di Pieranna Garavaso (docente di Filosofia, Università “Morris”del Minnesota) e di Nicla Vassallo (docente di Filosofia della conoscenza, Università di Genova), edito quest’anno da Laterza.Inserito opportunamente nella collana “Bibliografia Essenziale”(n. 74), lo scritto ripercorre, in quattro capitoli ({La tela di Penelope}; {L’identità delle donne}; {La conoscenza delle donne}; {Una stanza tutta per sé}), tutte le {{problematiche e i quesiti legate all’esistenza di una filosofia al femminile}} e al protagonismo delle poche che si scontrano con difficoltà d’accesso e di carriera ma soprattutto con un modello di filosofo “di difficile scardinamento, valido per Socrate e Immanuel, ma non per Ipazia e Cristina”.
_ Sessuare la filosofia, fare attenzione a come e a cosa pensino le donne, prevede, per le Autrici, di “lasciare costruire questo pensiero alle donne stesse”conscie che ciò comporta lo scardinamento dei percorsi tradizionali e l’assommarsi d’interrogativi.
Nel 1986, {{Sandra Harding}}, aveva chiamato lo sforzo di capire la scarsa presenza femminile nei vari settori della filosofia e di altre scienze “the science question in feminism: lo studio delle norme e metodologie della ricerca scientifica secondo ottiche femministe”, e certamente le due Autrici non si sottraggono al compito, iniziando con l’esaminare il tema {{quando la ragione è donna}} e le donne hanno ragione che ha per principale caratteristica l’{{interdisciplinarità}} (sociologia, antropologia e psicologia): fenomeno “tra i più appariscenti della letteratura femminista contemporanea e una delle ragioni per cui è difficile studiarla”.
Attraversare “la metafisica, l’etica, la storia della filosofia, la filosofia del linguaggio, la filosofia politica e quella sociale, la filosofia della biologia, la bioetica, l’estetica, la filosofia della religione”, rafforza il tentativo di “connettere, in modo speculativamente utile, temi e argomenti sviluppati all’interno della filosofia tradizionale con temi e argomenti sviluppati dalle filosofe femministe”, ma rafforza anche le critiche e l’opposizione, ovunque registrabili.
_ “{{La critica femminista alle due principali teorie etiche}}, il consequenzialismo di {{Mill}} e il deontologismo di {{Kant}}” ricordano le Autrici, “ha dimostrato l’inadeguatezza di entrambi a rappresentare le modalità di ragionamento attraverso cui i soggetti, e non solo le donne, giungono a una valutazione morale e sviluppato un’etica della cura contrastante con l’etica della giustizia”.
Affidandosi ai versi di Emily Dickinson, “Ciò che sappiamo non sempre si vede /le peggiori paure sono ignote /è la terra locanda di stranieri e l’aria /di segreti”, le Autrici introducono la domanda di c{{osa sia realmente “la conoscenza delle donne”}} dato che, come gli uomini, sono “contemporaneamente soggetti conoscenti e oggetti di conoscenza”, frutti di “un percorso che raggiunge la maturità cognitiva ed emotiva attraverso l’elaborazione di un senso di sé distinto dagli altri e dall’ambiente circostante”.
_ La risposta deriva dall’impossibilità di negare che “la propria situazione, soprattutto in connessione al genere di appartenenza e all’identità culturale, non giochi alcun ruolo nel tipo di opportunità cognitive ed esperienze epistemiche che si possono avere” e insieme di negare “che il soggetto conoscente sia un essere neutro o generico, che non ha storia, genere, razza, classe sociale, preferenza sessuale, cultura, età”. Le Autrici segnalano le accese polemiche che investono alcuni dei termini (es. razza, genere), e la possibilità di elencarne altri: origini etniche, caratteristiche genetiche, lingua, fede religiosa, appartenenza politica, handicap, stato economico, ecc”.
Non meno difficile l’attraversamento della “{{morte dei femminismi}}”. Femminismi messi spesso sotto accusa e affrontati con stereotipi intramontabili, verificabili, ovunque, ogni giorno. L’immagine di “un’Europa effeminata e impotente davanti a un Islam virile e dominante”, sottolineano Pieranna Garavaso e Nicla Vassallo, s’accompagna spesso all’idea che “la volontà femminista di trasformare gli uomini in donne, con la collaborazione degli omosessuali, abbia messo sottosopra le specificità di genere”. Ne consegue: “{{se non ci fossero stati i movimenti femministi non ci troveremmo in uno scontro di civiltà}}. Li abbiamo avuti e per fortuna sono giunti irreparabilmente al capolinea”. Le Autrici, che ritengono diffusissimo questo pensiero, propongono di domandarsi “quante donne sono oggi disponibili a dichiararsi femministe. Le poche che lo fanno vengono considerate anacronistiche o ridicolizzate senza indugio”.
L’operazione d’approfondimento dei nodi più sensibili dell’argomento, prosegue, tra l’altro, con “le riflessioni critiche derivata dalla domanda cruciale: c{{he senso hanno le epistemologie femministe?}}”. Dopo aver navigato tra sensi e non sensi, le Autrici dichiarano che le epistemologie femministe “hanno senso solo a patto che il genere rappresenti l’ingrediente determinante sotto il profilo epistemico”, poiché “le epistemologie femministe, per poter essere definite tali, “hanno bisogno di contare sul fatto che il genere sia l’ingrediente di primaria importanza o perlomeno uno dei principali nelle affermazioni di conoscenza”.
_ A chi legge, proseguire nell’esame dei tanti quesiti e delle tante contraddizioni esplicitate dal prezioso libretto, cui le Autrici hanno aggiunto molte indicazioni di lettura, una ricca bibliografia e brevi schede di “protagoniste e protagonisti” che vanno dalla celeberrima Saffo a Vita Sackville West (1892-1962) “poetessa, romanziera e biografa inglese, che ci ha lasciato un’ampia corrispondenza epistolare con Virginia Woolf, cui fu intimamente legata”.
– Garavaso Pieranna; Vassallo Nicla, {{Filosofia delle donne}}
_ Laterza 2007
_ € 10,00
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