IL DIFFICILE RAPPORTO TRA RELIGIONI MONOTEISTE E LE DONNE – RIPENSANDO AL LIBRO DI GIULIANA SGRENA
“Voglio una donna!” gridava Giuliana Sgrena ai suoi sequestratori increduli. Durante il sequestro la giornalista inviata del quotidiano Il Manifesto, era terrorizzata al pensiero dell’arrivo delle mestruazioni. I guardiani infine capirono e permisero a una donna di fornirla dell’intimo necessario, ma si tennero a debita distanza quando a arrivò il ciclo. Sura II, 222, la mestruazione? “Un male. Tenetevi pertanto lontani dalle donne durante la mestruazione, e non avvicinatele finché non ridiventino pure. Quando saranno purificate, accostatevi pure ad esse come Dio comanda.”
La Sgrena ha scritto un libro: Dio odia le donne, ed. Il Saggiatore, 2016, dove racconta il ruolo delle donne nelle tre religioni monoteiste.
Mescolando episodi della sua vita di ragazza alle prese con le suore del collegio, poi con gli intervistati iman, con la prigionia.Senza mezzi termini nell’introduzione ci dice che le religioni costituiscono l’alibi per il patriarcato.
Negli anni settanta e ottanta del secolo scorso, il femminismo e le sinistre (cosiddette) extraparlamentari, indicarono il cristianesimo, e in Italia, in specifico la Chiesa Cattolica, come l’istituzione che legittimava il patriarcato più oppressivo. Ora, i resti del femminismo e di quella sinistra, mentre qualche critica alla Chiesa di Roma continuano a farla, glissano sull’Islam. Il libro della Sgrena il glissamento lo rende più difficile. Le prime pagine descrivono l’universo angosciante del collegio tenuto dalle suore, con il “senso del pudore” inculcato alle ragazze come biglietto per il Paradiso. Perché la questione binaria purezza/impurità è una permanente ossessione maschile ben presente nelle tre religioni del monoteismo. Il rabbino Chaim Joseph David Azuali teorizzava un’impurità costante della donna, derivante dalla trasgressione inziale di Eva. Un’impurità con tante conseguenze sociali che la renderebbero inadatta all’adempimento di alcune mitzvot (precetti), mentre l’uomo ha la fortuna di veder concentrata la propria impurità nel prepuzio; eliminata con la circoncisione. Nel Talmud è scritto :”La donna è sempre nel dominio del padre, fino a quando non passa al dominio del marito”.
”Il corpo e la verginità .Tabù tra gli arabi anche in Italia”: è il titolo con cui Naoual Razik descrive la condizione delle ragazze sulla rivista Yalla. “Copriti, abbassa la voce, non si fa…” parole dette e ripetute alle femmine, come un tempo (o forse ancora d qualche parte) in Italia da parte delle mamme e delle suore. La verginità è motivata dall’onore personale o familiare, perché la donna deve mantenere l’onore delle figure maschili sacrificando il proprio corpo. Onore della famiglia, onore del maschio come bene supremo: eliminato in Italia soltanto nel 1981 con l’abolizione dell’art.587 del Codice penale che prevedeva una condanna lieve per la morte recata con l’uccisione di chi aveva attentato all’onore “suo e della famiglia”.
Sgrena enumera i padri della Chiesa, da Giovanni Crisostomo, Ambrogio, Girolamo, Tertulliano e Cirillo, tutti vissuti intorno al IV secolo tranne Tertulliano. Giovanni Crisostomo nell’omelia alla prima lettera di Paolo ai Corinti scrive:” La donna deve velarsi il capo, poiché ella non è immagine di Dio. Deve portare questo segno perché per mostrarsi soggetta e perché la trasgressione è cominciata per opera sua.” Più chiaro di così! Ma a proposito del velo non sarebbe stato introdotto dal Corano. Presumibilmente la diffusione del velo inizia nel IX secolo seguendo, nei secoli, la progressiva esclusione della donna dalla vita pubblica. All’inizio del XX secolo il velo è messo in discussione da intellettuali illuminati come l’egiziano Qasim Amin.
Nel giorno dell’indipendenza del Marocco (1956), il re Mohammed V fa togliere il velo alla figlia. Ma dopo la sconfitta araba nella guerra dei sei giorni, i religiosi impongono un ritorno al velo.
Sgrena , donna di sinistra e femminista, non ci sta a mediare sul velo islamico e scrive, a chiusura di un capitolo:” Il velo è solo un mezzo per dimostrare la sottomissione al maschio, l’espressione del pudore della donna per garantire l’onore dell’uomo, una garanzia della castità per esaltare la virilità maschile. Sottomissione, pudore, castità, modestia ,impurità sono i termini nascosti associati dalle religioni alle donne per sminuire la loro potenzialità. Come mi ha detto una volta Chamseddoha Boraki, femminista marocchina, ‘la neutralizzazione della potenza femminile diventa vitale per la sopravvivenza del potere patriarcale’”.
Qualche giorno fa una Tv privata ha intervistato la giovane neo presidente dell’associazione Giovani Musulmani. Velata in modo da non far apparire la punta di un capello, la giovane sembra rappresentare molto bene la situazione dell’Islam dell’emigrazione in terra occidentale. La donna musulmana diventa segno della comunità resistente e della superiorità dell’Islam anche rispetto alla decadenza religiosa cristiana e alla perdita dei valori (patriarcali) come le donne occidentali dimostrano con la mancanza di pudore. Appunto: simboli le une e le altre.
Il sito Marocchini In Italia pensato da giovani in buona parte delle seconde generazioni, in una giornata di giugno ha pubblicato un post che trascrive Musnad Imaam Ahmad (no.2664):” Il profeta disse:
‘Se una donna recita le sue cinque preghiere ,digiuna nel mese stabilito, tutela la sua castità e obbedisce a suo marito, allora le sarà detto: Entra in Paradiso da qualunque porta desideri’.”
In un commento maschile si legge :”La donna nell’Islam è tutelata e rispettata e non schiavizzata ma deve obbedire ai consigli del proprio marito. Se per esempio il marito le dicesse di non uscire con le amiche, non lavorare o di non guardare un certo programma televisivo, la donna timorata di Dio rispetta le parole del marito. Noi uomini sappiamo ciò che è pericoloso per una donna (…)”.
Come dare torto alla Sgrena:“ non si può essere tolleranti con le religioni: altrimenti, proprio qui in Europa, un giorno ci troveremo sedute in fondo all’autobus, come succede non solo in Iran ma anche in Israele, isolate su spiagge riservate a sole donne –in Italia sono già state avanzate richieste del genere, anche per le piscine – e segregate nelle scuole. Sono questioni su cui i fondamentalisti delle varie fedi si mettono facilmente d’accordo.”