Il festival di Miriam
Riprendiamo da “Articolo 3 news” dell’Osservatorio contro le discriminazioni di Mantova questa nota su quanto accaduto durante l’appuntamento “L’altra faccia della Shoah” al Festivaletteratura.Uno degli eventi previsti nell’intenso cartellone del Festivaletteratura di Mantova ha avuto per titolo {L’altra faccia della shoah}. {{Frediano Sessi}} ha dialogato con Padre {{Patrick Desbois}}, autore di {Fucilateli tutti}, che ha studiato dati e pratiche di sterminio di un milione e mezzo di ebrei avvenuto in Ucraina tra il ’41 e il ’44.
«Un resoconto sconvolgente – mi dice al telefono {{Miriam Jarè}}, ebrea mantovana – ma io non posso fare a meno di leggere non solo storie e romanzi che hanno la shoah come tema, ma soprattutto le ricerche storiche, come questa di Desbois. Il pensiero di quelle fosse comuni, dove uomini e donne con i loro bambini venivano seppelliti… fosse la cui terra si muoveva, letteralmente, per giorni, perché i corpi martoriati che essa copriva erano ancora vivi! Per questo ciò che mi è successo uscendo dal cinema Ariston, luogo dell’evento, mi ha ancor più turbata».
{{Cosa è accaduto a Miriam il 9 settembre nella piccola ma bellissima Mantova, durante una delle più prestigiose kermesse letterarie?}} Il volto solare circondato da splendidi riccioli biondi di questa donna, che ho conosciuto durante uno dei tanti momenti di incontro e studio presso la Comunità ebraica di Mantova, ha incontrato quello di un manifestante di un movimento cosiddetto pro – Palestina, attrezzato con tanto di bandiera d’Israele dove al posto della stella di David era stata stampata una svastica.
Questo ragazzo le ha allungato un volantino e Miriam l’ha rifiutato, profondamente ferita: «Cosa c’entrava questa manifestazione con l’evento? {{Perché associare questioni di politica internazionale con la shoah?}} Io credo che queste persone presidino i luoghi dove sono ospitate persone ebree o dove si parla di temi legati alla storia del nostro popolo apposta per provocare e seminare odio, trasformando il loro dissenso verso la politica dello stato di Israele in antisemitismo». In risposta al suo rifiuto Miriam ha ricevuto insulti.
Non è stato difficile rintracciare sul web l’organizzazione rappresentata dal piccolo gruppo che è venuto a Mantova. {{L’International Solidarity Movement}} ha una sua rappresentanza anche in Italia, e fin qui nulla da obiettare: ognuno ha il diritto di solidarizzare con chi crede, di manifestare le proprie idee, di opporsi a ciò che non condivide. Sul loro sito però leggiamo: “il programma del Festivaletteratura prevede alcune iniziative sulla Shoah, su Israele e Palestina […] la letteratura dovrebbe essere un veicolo di verità e per questo la pagina di questo film [{{Amos Oz}} – {the nature of dreams}, proiettato dopo la conferenza seguita da Miriam] dovrebbe rimanere nascosta, o meglio annullata”; seguono due documenti scaricabili: un “dossier sulla militarizzazione della cultura israeliana” e un “elenco iniziative che hanno come tema la Shoah, Israele e la Palestina”. Qual è il primo appuntamento di presidio? Il 9 settembre, evento 7, {L’altra faccia della Shoah}.
Ecco chi ti ha insultata, Miriam, quando tu hai rifiutato di prendere quel volantino, quando hai cercato di spiegare che {{una conferenza su un milione e mezzo di morti, massacrati perché ebrei, non era il contesto giusto per una protesta politica}}. «Mi ferisce e mi indigna vedere la svastica sulla bandiera di Israele; sentirmi insultata perché ebrea, poi, è insopportabile: dentro di me ancora bruciavano le parole che avevo sentito, ero sconvolta da queste verità che continuano ad essere scoperte, come se non ci fosse mai fine…».
{{All’Osservatorio abbiamo già avuto occasione di parlare e scrivere sulle forme di antisemitismo odierne}}. Ciò che accade in Israele e in Palestina non è compito nostro indagare o discutere, ma ciò che questo diviene nel nostro Paese, di {{come accada che l’ostilità ad una politica estera divenga nostrano antisemitismo}} sì, devo affrontarlo. Quello che mi ha raccontato Miriam Jarè, mentre la rabbia per le parole offensive rivoltale da quel ragazzo si alternava con la commozione per il ricordo di tanta parte del suo popolo sterminata, è un ingranaggio di questo meccanismo.
{{Mi pesa che la mia città, ancora una volta, non sia stata risparmiata dall’antisemitismo.}}
Lascia un commento