“Il Kurdistan non dovrebbe diventare il campo di battaglia di guerre regionali o globali” – Lettera aperta delle donne del KNK ai presidenti degli altri partiti curdi.
Le donne del partito KNK (Congresso Nazionale del Kurdistan) hanno indirizzato una lettera aperta ai presidenti del PDK, Partito Democratico del Kurdistan, del KCK, Unione delle Comunità del Kurdistan, e al PUK, Unione Patriottica del Kurdistan, perché
“Il Kurdistan non diventi il campo di battaglia di guerre regionali o globali mentre dovrebbe essere un’ispirazione alla democrazia e alla convivenza pacifica per l’intero Medio Oriente”
Qui di seguito la lettera, in francese, con la quale Leyla Birlik, presidente della commissione femminile del KNK chiede di firmare la lettera aperta e, più sotto, in italiano, la lettera aperta.
Le firme vanno mandate a: kongrakurdistan@gmail.com
Fonte: Wilpf-Italia
Chères sœurs !
Tant de nos amis du monde entier, en particulier des femmes, nous ont demandé ce qu’ils pouvaient faire contre la menace actuelle d’escalade militaire de l’État turc dans la région de Zini Werte, au sud du Kurdistan (nord de l’Irak), près des montagnes de Qandil.
En tant que membres de la Commission des femmes du Congrès national du Kurdistan (KNK), nous avons discuté de ces demandes. Nous avons décidé, avec certaines de nos soeurs européennes, d’initier une lettre ouverte aux principaux partis politiques kurdes pour essayer d’empêcher une nouvelle occupation militaire de l’Etat turc en agissant avec une stratégie d’unité nationale.
L’État turc, en particulier, travaille activement à l’affaiblissement du pouvoir politique kurde par une politique de division et d’élimination. Vous trouverez de plus amples informations dans la lettre ouverte ci-jointe et dans le document d’information du KNK.
Nous pensons sincèrement que si les partis politiques kurdes parviennent à réaliser un véritable front d’unité politique, cela peut jouer un rôle vital pour empêcher un nouveau glissement vers l’occupation et la guerre au Kurdistan. Une lettre ouverte de femmes distinguées au niveau international sera un moyen important de soutenir le peuple kurde, puisqu’il se trouve actuellement dans l’ombre d’une attaque imminente.
C’est pourquoi nous pensons que la paix n’est pas seulement une question qui concerne les partis politiques ou les États au pouvoir. C’est aussi une responsabilité sociale et civile.
D’après notre expérience, nous sommes convaincus qu’une lettre ouverte sera sérieusement envisagée par les partis politiques kurdes et qu’elle renforcera également la conscience civile des femmes et du peuple kurde.
Étant donné que l’invasion et l’occupation turque prévues constitueront une violation du droit international, nous en enverrons également une copie aux organisations internationales, aux institutions et aux États concernés.
Nous espérons vivement que vous approuvez cette stratégie et nous vous invitons à soutenir notre campagne.
Si vous êtes d’accord, pourriez-vous nous fournir, votre nom, votre titre, votre organisation et votre pays de résidence et nous pourrons alors ajouter votre nom à la lettre.
Pour de plus amples informations, des demandes de renseignements, des commentaires et des suggestions, n’hésitez pas à nous contacter par courrier électronique : knk.women@gmail.com
En toute solidarité
Leyla Birlik
Présidente de la Commission des femmes de KNK
Dossier d’Information:
Lettera Aperta dalle Donne a:
• Sig. Masoud Barzani, Presidente del PDK, Partito Democratico del Kurdistan;
• Sig.ra Bese Hozat e Sig. Cemil Bayik, co-presidenti del KCK, Unione delle Comunità del Kurdistan;
• Sig. Lahur Talabani e Sig. Bafel Talabani, co-presidenti del PUK, Unione Patriottica del Kurdistan.
“Il Kurdistan non dovrebbe diventare il campo di battaglia di guerre regionali o globali. Dovrebbe essere un’ispirazione alla democrazia e alla convivenza pacifica per l’intero Medio Oriente!”
Nell’ombra della letale pandemia globale, mentre la maggior parte dell’umanità è occupata a proteggere se stessa dal COVID-19, alcuni Stati stanno cogliendo ne stanno approfittando per continuare e addirittura intensificare le loro politiche militariste, aggressive e di occupazione. Nonostante la globale crisi sanitaria in corso, violente lotte per l’egemonia continuano in Kurdistan e nel resto del Medio Oriente.
Durante il secolo scorso la posizione geostrategica del Kurdistan che attraversa quattro Stati-chiave occupanti, è diventato un sistematico campo di battaglia. La Turchia, l’Iran, l’Iraq e la Siria hanno condiviso una politica di negazione totale dell’identità curda, mentre le organizzazioni e le istituzioni internazionali rifiutavano di estendere il riconoscimento legale, politico e diplomatico del diritto curdo all’autodeterminazione.
Come risultato, i curdi sono diventati innumerevoli volte vittime di crimini di guerra e contro l’umanità. Parallelamente a questo genocidio, gli Stati hanno implementato il femminicidio come una forma speciale di guerra contro le donne curde. Gli Stati che cercano di implementare le loro politiche coloniali regionali e globali, hanno sempre usato come loro più sporco e brutale strumento, lo sfruttamento delle differenze tra coloro che desiderano dominare; hanno sfruttato le dispute interne per dividere e dominare.
Lo Stato turco in particolare, insiste nel tentare di indebolire i curdi, come ha fatto in passato, sobillando conflitti interni curdi in Rojava e nella regione del Kurdistan dell’Iraq, in una politica del divide-et-impera-e-elimina. Lo Stato turco ora si sta preparando a lanciare una grande offensiva militare nella regione dello Zini Werte, vicina alle montagne di Qandil, nel Kurdistan meridionale (Iraq settentrionale) situata a circa 40-50 km dal confine iraniano. Come parte di questa preparazione sta facendo pressioni sulle forze politiche locali del Kurdistan perché dislochino lì forze curde, come attori di una guerra per procura. Lo Stato turco crede di poter incitare i curdi a combattere altri curdi, con ulteriori obiettivi di indebolire e destabilizzare le istituzioni politiche curde e infine alla fine occupare ancora di più il territorio del Kurdistan.
La Turchia è uno della NATO, dell’ONU, del Consiglio d’Europa. È candidata a far parte dell’Unione Europea. Eppure sta violando in maniera flagrante la legislazione e gli accordi internazionali. Il silenzio di queste organizzazioni/istituzioni internazionali consente allo Stato turco di agire unilateralmente contro i curdi. In effetti gli Stati membri stanno utilizzando l’attuale ostilità dello Stato turco contro i curdi per promuovere i propri interessi in Medio Oriente. Indebolendo l’attuale strategia curda la democrazia, la pace e la stabilità, promuoverebbero i tentativi di acquisire egemonia nella regione, anche se questo dovesse significare la continuazione di guerra e conflitto.
L’attuale disputa a Zini Werte non è un problema isolato. Piuttosto, è uno dei tanti conflitti che potrebbero facilmente inasprirsi e provocare spargimenti di sangue, specialmente se USA, Iraq e NATO concedono mano libera all’esercito turco.
Non si tratta solo di una questione interna curda. Considerando il contesto delle tensioni tra USA e Iran e il conflitto tra diversi gruppi iracheni, ogni aggressione apparentemente localizzata nei pressi di Qandil potrebbe portare a un’aggressione da parte della Turchia e dei suoi alleati jihadisti come strategia per ampliare l’occupazione da parte della Turchia o da parte del rinascente cosiddetto “Stato Islamico” (ISIS). Se una di queste forze dovesse tentare di riempire il vuoto di potere, il risultato sarebbe una crisi regionale più ampia, nella regione finora relativamente stabile del Kurdistan meridionale e oltre.
L’ambizione dello Stato turco di attaccare e occupare aree al di fuori dei confini della Turchia è senza dubbio ben nota, dato che l’abbiamo vista nell’aggressione militare turca in Siria. Il “problema curdo” o la “questione curda” quindi riguarda molto più di un popoloo uno Stato, e ha ramificazioni locali, regionali e globali di vasta portata.
Noi crediamo che l’unità tra i vostri partiti e i movimenti in difesa di Zini Werte e Qandil non solo gioverebbe al popolo curdo, ma costituirebbe anche un contributo vitale per la pace nella regione. Inoltre, noi crediamo l’approccio alla questione curda sia indissolubilmente legato al promuovere una trasformazione democratica nel Medio Oriente. Ottenere una risoluzione giusta e pacifica di questo problema potrebbe sostenere la democratizzazione nella regione più ampia. Non dobbiamo sottovalutare il potenziale impatto della prospettiva curda sulla democrazia e la coesistenza pacifica in Medio Oriente. Potrebbe essere un contributo vitale per effettuare e preservare la democratizzazione negli Stati-chiave di Turchia, Iran, Iraq e Siria.
In anni recenti la Siria del Nord e dell’Est/Rojava hanno un’alternativa democratica, fatta di libertà, giustizia, dignità e democrazia, basata sui principi dell’uguaglianza. I curdi, e in particolare le donne curde, hanno vittoriosamente combattuto l’ISIS e istituito un impressionante sistema di amministrazione autonoma democratica in Siria del Nord e dell’Est/Rojava. Il ruolo centrale svolto dalle donne curde in questa lotta è diventato un’ispirazione globale e una fonte di forza per le donne ben oltre i confini del Kurdistan. Difendere e proteggere l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord e dell’Est è quindi un imperativo per la democratizzazione della Siria e della regione più ampia.
Dalla sua fondazione, il Governo Regionale del Kurdistan (GRK) in Iraq, un’entità governativa costituzionalmente e internazionalmente riconosciuta, è stata una spina nel fianco per lo Stato turco che cerca di distruggere ogni aspirazione nazionale del popolo curdo. Lo Stato turco considera ogni destabilizzazione o indebolimento del GRK come una vittoria. Il GRK, l’area più sicura dell’Iraq, è stato un’importante conquista per tutti i curdi, e dobbiamo lavorare insieme per proteggerlo attraverso l’unità nazionale curda.
Noi come donne consideriamo nostro dovere prevenire la guerra e difendere la pace e la coesistenza ovunque nel mondo. E infine, ribadiamo: “Il Kurdistan non dovrebbe diventare il campo di battaglia di guerre regionali o globali. Dovrebbe essere un’ispirazione alla democrazia e alla convivenza pacifica per l’intero Medio Oriente”.
Cordialmente,
Copia di questa lettera anche a:
• Sig. António Guterres, Segretario Generale ONU;
• Sig.ra Marija Pejčinović Burić, Segretaria Generale del Concilio d’Europa;
• Sig.ra Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea;
• Sig. Jens Stoltenberg, Segretario Generale della NATO; • Sig. Donald Trump, Presidente degli Stati Uniti d’America;
• Sig. Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa;
• Sig. Barham Salih, Presidente della Repubblica dell’Iraq