Il lavoro tra produzione e riproduzione
Una scheda di lavoro attorno ad un nodo della riflessione del movimento delle donne, quello della relazione fra lavoro produttivo e lavoro riproduttivo, per contribuire ad una risposta per uscire da sinistra alla crisi economica.
Sul Manifesto di domenica 1° febbraio è uscito un [documento-appello->www.xsinistraunitaeplurale.it] che indice un convegno-seminario per dare una risposta “da sinistra” alla crisi economica”, che si terrà il 15 febbraio a Roma .
Il gruppo promotore è molto misto, si tratta delle compagne e dei compagni che promossero la manifestazione dell’11 ottobre a Roma, con la quale si aprì la stagione della ripresa dell’opposizione politica (l’area politica è quello che resta della sinistra, con ancora dentro tutti i pezzi dei partiti che si sono scissi, in maniera più o meno vistosa, dopo la sconfitta elettorale).
Il documento dal nostro punto di vista ha un taglio complessivamente {{gender blind}}. Ma a questo vorremmo porre riparo con una scheda sottoriportata che mette a tema un nodo della riflessione del movimento delle donne, quello della relazione fra lavoro produttivo e riproduttivo.
Le compagne che stanno lavorando all’organizzazione del convegno vorrebbero che questi temi fossero al centro dello {{workshop “QUALI welfare e politiche pubbliche nella crisi”}} nel quale una significativa presenza di donne, femministe di diverse generazioni, economiste, sociologhe, giornaliste, politiche ecc, ci aiuterebbe a far uscire qualche (prima) indicazione utile per tutti e tutte.
A coloro a cui questi temi interessano, l’invito a cogliere quest’occasione per condividere un pezzetto di strada, oggi e magari anche domani.
{{SCHEDA}} {{produrre/riprodurre}}
L’uscita dall’attuale crisi economica , che tutti definiscono “di sistema”, non può essere affrontata senza interrogare i processi di cambiamento che hanno investito l’attuale modello economico, ovvero {{l’intreccio tra: stili di vita, modi della produzione e modelli di consumo}} . Nel corso degli ultimi decenni infatti , per motivi solo in parte riconducibili a ragioni economiche, si è modificata l’interazione tra mercato del lavoro e divisione dei ruoli all’interno della famiglia . Contemporaneamente la globalizzazione, ha comportato una modifica delle politiche di welfare pubblico, dovuta sia alla concorrenzialità del costo del lavoro che alla restrizione del ruolo dello stato.
{{ La riproduzione è divenuta “produttiva”}} attraverso la collocazione sul mercato, (“esternalizzazione”), di una serie di attività un tempo svolte prevalentemente da donne nel privato e in modo gratuito. Oggi produzione e riproduzione stanno modificando i loro confini, mescolando i loro campi, si stanno cioè ristrutturando e in questo percorso coinvolgono nuove soggettività e nuove forme di convivenza, come ad esempio quelle con le/i “migranti” che svolgono molta parte del lavoro di cura alle persone . Tutto questo induce a pensare che la riflessione economica finora accumulata sul passaggio al postfordismo sia insufficiente a spiegare i lineamenti attuali del capitalismo globalizzato. Il problema di “cosa” e di “come” produrre va messo dunque, in relazione anche con le attività di riproduzione del benessere degli individui, poiché la pervasività del capitale ha ormai investito ogni aspetto della vita e ogni attività umana.
In questa ottica, se si vuole cogliere la crisi come {{“occasione” di un cambiamento del modello economico}} capace di creare maggiore redistribuzione della ricchezza, è necessario {{ripensare il lavoro tra produzione e riproduzione}} e le tensioni che si scaricano sui e tra i soggetti, in maggioranza donne e migranti, che si fanno carico delle attività di riproduzione. Occorre dunque, ripensare l’insieme delle politiche di “welfare”, intendendole non come mera “assistenza” , ma come forma di redistribuzione delle risorse pubbliche , poiché, in virtù delle trasformazioni profonde della nostra società, i servizi volti a determinare condizione di benessere per le persone sono di interesse generale e rafforzano i sistemi produttivi. Questo passaggio di paradigma consentirebbe di combattere le forme più acute di esclusione sociale e di determinare un cambio di passo rispetto allo sviluppo di politiche per l’occupazione capace di coinvolgere prioritariamente la componente femminile della popolazione. Infatti i costi sociali ed economici dell’assenza e/o insufficienza delle politiche di welfare , stanno facendo scivolare il Paese verso una posizione di arretratezza rispetto al resto dell’ Europa. La bassa percentuale di partecipazione al mercato del lavoro formale delle donne in Italia, in gran parte dovuta alla carenza di servizi, soprattutto nelle aree meridionali, ha un costo economico molto alto e finora non è stata affrontata correttamente . Né sembrano in grado di risolvere adeguatamente il problema le proposte di innalzamento dell’età pensionabile o di “”detassazione” del lavoro di cura.
{{L’iniziativa si tiene al Centro Congressi Cavour. Roma 15 febbraio Ore 10-18.}}
Il programma è:
{{ore 10}}: {{Apertura dei lavori, presentazione del documento}}
Gli interventi in plenaria sul documento sono di {{Francesca Re David,
Francesco Garibaldo, Roberto Romano, Guido Viale}}.
{{dalle 12 alle 16:}} {{gruppi di lavoro.}}
{COSA dopo il collasso della finanziarizzazione globale
COME fermare la disoccupazione e la precarizzazione del lavoro
QUALI welfare e politiche pubbliche nella crisi}
{{dalle 16: 30 alle 18:}}
{{Report dei gruppi e conclusione}}
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