Il limite, la violenza
No, cara Muraro, la nonviolenza non è la “predicazione antiviolenza di argomenti morali” e non c’è mai un tempo in cui “la violenza nelle cose e fra i viventi” comporti l’uso della forza. Le ragioni “fisiche e metafisiche” della forza sono facilmente contestabili perché, se è vero che fin dai presocratici sappiamo di non poter prescindere dal conflitto, {{nel terzo millennio nessuno può teorizzare la guerra come soluzione}}. Per giunta la sapienza delle donne. che conoscono la violenza delle strutture di potere ma – anche e soprattutto – la violenza dei padroni del corpo femminile, insegna non solo l’indegnità, ma l’inutilità della forza.
_ So bene che non a questo tu fai riferimento, anche se forse non pensi che a muoverti sia la paura. Perché io, per esempio, {{ho paura}}.
Io, però, non ho mai pensato al progresso come a un ideale: secondo la storia umana dall’antenato africano – ma anche da Romolo Augustolo – a noi c’è stata una tensione evolutiva che ci induce (anche se non tutti e in tutti i paesi) a vivere perfino meglio e più a lungo .Non c’è garanzia di continuità neppure del sole o della specie umana. Però credo in un senso, il postulato di cui ho bisogno e che posso anche includere nella categoria del divino.
Neppure ho mai pensato che le ideologie fossero per sempre: la sinistra contiene tanti nomi storici che credo di continuare a pensare perfino con affetto, ma la prima incrinatura è avvenuta proprio sulla forza identitaria e, poi, nazionalista, con la spaccatura fra interventisti e anti- nel 1914. Certo, i partiti della sinistra – compresi quelli che con i nomi di Lottacontinua, Potop e, dopo, Rifondazione, Idv, perfino 5stelle hanno escluso di identificarsi come partiti – hanno fatto avanzare “le masse”, rimaste purtroppo vulnerabili da media e consumi.
Vedo bene anch’io{{ i rischi che il rullo compressore della crisi schiacci diritti e vite}}; ma non voglio “prevedere” l’uso della forza per nessuna legittima difesa. Mi interessa sapere se possiamo “prevenire”.
{{La politica è sempre internazionale}}. Più di trent’anni fa si lottava contro “l’imperialismo delle multinazionali”: era già la globalizzazione, ma non siamo riusciti a creare una globalizzazione culturale antagonista. L’economia è stata finanziarizzata e per giunta con titoli spazzatura e agenzie di rating inventate:{{ quali proposte ci sono state per difendere i diritti? }} E’ evidente che adesso un mondo crolla e siamo in braghe di tela. Che forza possiamo usare, se troppa gente porta i bambini la domenica ai centri commerciali a vedere cose tutte uguali e tutte brutte e finisce le giornate al videopoker?
Monti e la Fornero significano lacrime e sangue? penso che solo la ragione e lo studio (sarò una prof, ma si studia troppo poco) possano far produrre proposte e correttivi e vie d’uscita dalla crisi per una più povera ma non peggiorata umanità. {{Quale “forza” può evitare trasformazioni già in essere se non, appunto, la ragione che è “di per sé” nonviolenta?}}
Viviamo {{immersi nel Mediterraneo come una portaerei}} e vediamo: che nessuno dei governi usciti dalle rivolte dei gelsomini è rassicurante per le diverse genti che aspiravano a miglior vita; che Israele medita sortite di forza contro un Iran uscito più minaccioso dalle elezioni; che la Siria è al crocevia di una crisi destinata a destabilizzare l’area; che in Turchia si penalizza l’informazione e non si risolve la questione kurda….E intanto l’Europa non mette in funzione ad altissimo livello gli strumenti sia della diplomazia sia degli aiuti. E noi per primi ci neghiamo perché tiriamo già la cinghia. E intanto abbiamo ridotto senza cancellarli gli F45.
Reagan e i Bush armavano alleati infidi, boicottavano i trattati di disarmo e non proliferazione, aprivano fronti di guerra… Avevano per caso ragione?
Abbiamo sempre detto come donne, da Lisistrata in poi, che{{ i conflitti si attraversano, si snodano, si sfarinano. Si prevengono.}} Lo abbiamo sempre detto perché partiamo dal senso del limite, contro ogni forma di hybris. Non è che, “al limite”, resta il possibile ricorso alla violenza (o antiviolenza): {{la violenza è, in ogni caso, “il” limite}}.
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