IL MODO MIGLIORE DI PENSARE AI MORTI E’ PENSARE AI VIVI
Stamattina ho preso il treno per Roma, perché (quasi fosse un miracolo) dovevo sottopormi a due esami clinici trovati dopo solo due mesi (e non 1 anno) in una struttura sanitaria della capitale, a 70 km dalla mia abitazione.
Mi sono armata di acqua, pazienza e un giornale, e siccome è venerdì, ho comprato la Repubblica che ha l’inserto dei programmi radiofonici e televisivi e molti altri articoli. Il giornale di solito lo leggo appena, qualche articolo anche dopo due o tre giorni e finisce nella raccolta differenziata, d’inverno a fare da scudo al freddo delle cucce per i gatti di strada.
Oggi no, l’ho letto da cima a fondo. E’ stata una liberazione… Non c’ era nessuna pausa pubblicitaria, nessun altro programma da seguire, nessun telefono che mi squillava perché il mio cellulare è antidiluviano e solo per emergenza, leggevo e pensavo, leggevo e guardavo fuori, riprendevo quella riga, quella notiza quel concetto. Ho immaginato, come ho fatto per anni con i libri di narrativa che adoravo…
Le notizie erano quelle del terremoto, ho capito molte più cose che nel vedere le immagini, le interviste, i pareri. Questo senza nulla togliere a tutta la grande famiglia del giornalismo d’inchiesta, i reporter che instancabilmente documentano, il prima il durante e il dopo.Io stessa sono alle volte sfinita dalla massa schiacciante di informazioni messaggi e notifiche che arrivano da Facebook, e mi rendo conto che tante persone non capiscono proprio che la loro voce galleggia appena, come la mia, come quella di tante “amicizie” che sarebbero tutte da verificare, in quanto virtuali o reali ma assenti…
In questa evenienza drammatica, mi sono trovata l’altro ieri in piena notte a cominciare a fare i conti con quello che potevo spedire, servendomi della Protezione Civile e della Croce Rossa del mio comune, Capranica. Ho trovato tante persone nel centro di raccolta, anche chi mi ha detto “siamo amiche su FB” e non sapevo assolutamente chi fosse e come ricollegarla al marito, conosciuto un giorno caldo di luglio con il cane e i gatti della sua casa…Come disse Sandro Pertini “Il modo migliore di pensare ai morti è pensare ai vivi.” perché mai come in questi momenti si capisce quanto il tempo sia importante, prezioso ogni istante per salvare una vita, per ripensare alla nostra, per salvarci e ricominciare, chiedendo a noi stessi e a chi ci amministra, responsabilità, onestà e coraggio.Ce ne vuole molto in questo paese disastrato: e sto bene.