“Il mondo a 7 miliardi: le persone, le opportunità”
L’intervento introduttivo alla conferenza stampa di presentazione del Rapporto pubblicato da UNFPA, Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (Edizione italiana a cura di AIDOS – Associazione italiana donne per lo sviluppo) Se avete cinque minuti vi invito ad andare sul sito di {Population Action International } dove troverete una sezione – “[What’s your number->http://www.populationaction.org/Articles/Whats_Your_Number/Summary.php]” – nella quale, inserendo la vostra data di nascita, scoprirete quante persone c’erano nel mondo in quel giorno.
Quando sono nata, nel dicembre del 1939, c’erano 2.297.287.720 persone. Quando è nata mia figlia nel 1974 la popolazione era già arrivata a 4 miliardi e quando nascerà mia nipote nel gennaio del 2012 avrà superato i 7 miliardi.
C’era dunque voluto un secolo e mezzo per raddoppiare il primo miliardo (calcolato nel 1804) mentre ora la crescita è sempre più rapida. Per il 2043 le proiezioni di crescita variano da 8 a 11 miliardi, con una media di 9 miliardi.
{{Come mai siamo diventati così tanti?}}
_ Qual è il numero limite che la terra può riuscire a sostenere?
_ Come faremo a vivere in tanti quando l’impatto del cambiamento climatico su molte regioni del globo è già diventato drammatico?
_ Quando la crisi economica che si sta diffondendo a macchia d’olio tra i vari paesi del mondo sembra inarrestabile e senza vie d’uscita, e nessun capo di governo o economista sembra avere una soluzione per uscirne?
_ Quando il divario tra paesi avanzati e paesi arretrati si va allargando sempre di più, come pure il divario tra la parte più ricca della popolazione di un determinato paese e la parte più povera, con un aumento costante di quest’ultima?
_ Che succederà quando l’emigrazione dall’Africa Sub-Sahariana e dal Sud Est Asiatico di persone in cerca di lavoro aumenterà ulteriormente?
Sono domande angosciose, sulle quali il mondo delle organizzazioni della società civile dibatte e cerca soluzioni, spesso alternative a quelle proposte finora dai governi.
Sono tematiche di cui si continuerà a discutere nei prossimi anni nelle varie {{Conferenze internazionali}} che si svolgeranno a 20 anni da quella di Rio sull’ambiente del 1992, da quella di Vienna sui diritti umani del 1993, da quella su popolazione e sviluppo del Cairo del 1994, dalla Conferenza sulle donne di Pechino del 1995.
La comunità internazionale negli anni ’90 si è data delle mete, ha elaborato vari Programmi d’azione, tra i quali gli {{Obiettivi di sviluppo del Millennio,}} di cui ci sarà una verifica nel 2015. Ma già si sa che molti non verranno raggiunti.
Ambiente, economia, salute, popolazione, diritti umani, rapporti tra uomini e donne, sono però tutti temi strettamente inter-connessi e gli istituti di ricerca che ci dovrebbero dare indicazioni per trovare le soluzioni ai tanti problemi che la popolazione mondiale si trova ad affrontare, dovrebbero studiarli con un’ottica maggiormente integrata. Invece ognuno continua ad occuparsi della tematica specifica sulla quale si è specializzato.
Il nuovo Direttore esecutivo di UNFPA che, come sapete, è l’Organismo delle Nazioni Unite incaricato di occuparsi dei temi legati alla popolazione, nella premessa al Rapporto su {Lo Stato della popolazione nel mondo 2011}, ci dice che “se guardiamo le grandi cifre, rischiamo di esserne travolti, perdendo di vista le nuove opportunità per migliorare la vita di tutti in futuro”.
Invece di chiederci se “siamo troppi?” – ci dice il Dr. {{Babatunde Osotimehin}}, già Ministro della salute in Nigeria – dovremmo invece domandarci: “C{{osa posso fare per rendere migliore il nostro mondo?}}”, oppure, “{{Cosa possiamo fare per trasformare le nostre città in espansione, rendendole un fattore di sostenibilità?}}”.
Aggiunge che dovremmo chiederci anche che cosa ciascuno di noi può fare per rendere migliore la condizione degli anziani, uomini e donne, affinché possano svolgere un ruolo più attivo nelle loro comunità. E ancora: “Che cosa possiamo fare per dare sfogo alla creatività e al potenziale della più grande comunità di giovani che il mondo abbia mai conosciuto? E come possiamo eliminare le barriere che impediscono l’eguaglianza tra uomini e donne, affinché ciascuno/a abbia il pieno potere di prendere liberamente le proprie decisioni e di realizzare fino in fondo il proprio potenziale umano?”.
Il Rapporto su {Lo stato della popolazione nel mondo 2011} osserva {{le tendenze e le dinamiche che definiscono il pianeta dei 7 miliardi }} e fornisce esempi positivi di che cosa stanno facendo all’interno delle loro comunità persone molto diverse tra di loro per paesi di appartenenza e circostanze di vita. I paesi analizzati sono: Cina, India, Egitto, Etiopia, Mozambico, Nigeria, Messico, Finlandia e la Ex Repubblica Yogoslava di Macedonia.
La popolazione mondiale aumenta di circa 200.000 persone al giorno. Se raggiungerà 8 o 9 o 11 miliardi di persone nel 2043 dipenderà dalle decisioni che vengono prese oggi.
Circa metà della popolazione mondiale ha meno di 25 anni e quindi sta entrando nell’età in cui si hanno figli. Le loro scelte, l’informazione e i servizi disponibili, determineranno di quanto aumenterà la popolazione nei prossimi quaranta anni. La cifra media di 9 miliardi, auspicata dai demografi, presuppone un declino del tasso di fecondità in tutto il mondo fino a raggiungere 2,1 figli per donna. Questo è improbabile, a meno che non si risponda ai bisogni di contraccezione dei 215 milioni di donne che vorrebbero evitare o rimandare una gravidanza.
In molti paesi in via di sviluppo, dove la crescita demografica è più rapida di quella economica, il fabbisogno di servizi per la salute riproduttiva e in particolare per la pianificazione familiare, resta altissimo. I governi che si preoccupano di sradicare la povertà dovrebbero con altrettanta serietà mettere a disposizione delle donne servizi e informazioni indispensabili per esercitare i loro diritti riproduttivi.
Una volta ancora UNFPA ribadisce il diritto per ogni donna di scegliere quanti figli avere e quando averli. Ogni donna deve poter decidere secondo le proprie convinzioni religiose, etiche o morali. E i diritti riproduttivi includono anche il diritto ad avere figli con l’aiuto delle innovazioni scientifiche senza condizionamenti.
“Tracciare oggi il cammino verso uno sviluppo che promuova l’eguaglianza”, afferma {{Babatunde Osotimehin,}} “anziché rafforzare le diseguaglianze è più importante che mai”. E conclude con un messaggio di speranza: “{{Insieme possiamo cambiare e migliorare il mondo”.}}
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