Il MOVIMENTO LIBERAZIONEDELLA DONNA NEL FEMMINISMO ITALIANO – La politica, i vissuti, le esperienze(1970-1983)
e…… la storia, direi, considerando la rigorosa ampia documentazione con cui l’autrice, Beatrice Pisa, correda la ricostruzione e la riflessione sulla personale e collettiva esperienza politica dei suddetti anni, in circa quattrocento pagine, con galleria fotografica finale.
L’opera è stata presentata il cinque maggio nella Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea di Roma. Coordinatrice Rosanna De Longis, con gli interventi di Maria Paola Fiorensoli, Vittoria Tola e la stessa autrice. La sala è colma, serpeggia la solita emozione del ritrovarsi, con qualche anno in più, compagne di gruppi diversi, di età diverse, componenti infatti di una generazione intesa non in senso anagrafico, sottolinea Maria Paola, ma politico, spesso in conflitto al suo interno. Avevamo creato un modo nuovo di stare insieme ma la sala ci testimonia ancora una volta che non siamo riuscite a trasmetterlo: giovani non si vedono. Lo svolgersi dei lavori ci ha però consentito di ritrovarci femministe della “Differenza” dei” Piccoli gruppi, dell’Autocoscienza”, dell’Udi, del Mld, di riannodare fili per valutare con calma, con il filtro del tempo, la strada fatta, gli errori e le idee ancora feconde.
Le idee, le iniziative coraggiose, l’impegno operoso hanno allora determinato spostamenti nelle istituzioni, nuove leggi, hanno garantito la legittimità della libertà sessuale, l’attenzione “al vero svantaggio femminile, quello di non poter decidere del proprio corpo e della propria sessualità”, non hanno potuto prevedere ed arginare l’attuale riflusso: la radicata realtà della oppressione e soprattutto della violenza pubblica e privata sulle donne.
Da ciò la immediata percezione del valore del libro di Beatrice Pisa , di luoghi come Archivia che ha fornito documenti e della necessità sia di fare sia di diffondere e far studiare la storia di quegli anni. Concetti ribaditi dalla coordinatrice che illustra con rapida efficacia i contenuti del libro che:
- contribuisce a superare il ritardo circa la storia del femminismo. Le numerose raccolte memorialistiche infatti non possono sovrapporsi alla storia.
- si basa su fonti, a detta della stessa autrice, soprattutto romane che evidenziano le peculiarità del movimento romano. Era diffuso, capillare, particolare nel contesto nazionale.
- sottolinea la conflittualità determinata dalla doppia militanza partito/gruppi femministi per la grande esigenza di autonomia delle donne.
- ricostruisce puntigliosamente la nascita, i percorsi, i conflitti, le divisioni e l’aggregazione dei vari gruppi.
- pone al centro di una grande riflessione collettiva l’aborto e la violenza sulle donne, a partire dai gruppi femministi, fino ai partiti, con sviluppi diversi al loro interno e nelle istituzioni.
I successivi interventi in sala hanno tutti ripreso questi temi, a partire dal libro, riportandoli poi alla propria esperienza personale nella più efficace tradizione femminista.
Non è mancato quindi un vivace confronto tra Vittoria Tola dell’ Udi e Beatrice Pisa del MLD circa l’evoluzione delle idee fondanti dei due gruppi e la loro attuale ininterrotta efficacia.
Sembra che abbia maggiori possibilità di sopravvivenza “il filone politico impegnato a conciliare diritti e libertà, emancipazione e identità cui fanno capo MLD e una seria di collettivi e gruppi intenti al confronto con le Istituzioni..”.
Il separatismo, il piccolo gruppo, l’autocoscienza sembrano sconfitti.
Nota personale: se si desidera capire dove hanno attinto forza tante donne per mettere in moto la storia degli anni settanta, proprio la storia deve intervenire, con altrettanta efficacia, sulle motivazioni delle modalità di aggregazione scelte allora dalle donne. Queste hanno creato lo spazio dove quella generazione di donne, di qualsiasi età e provenienza, ha attinto la forza e il coraggio di parlare prima al suo interno, poi all’esterno e alle istituzioni.
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Recensione di Maria Paola Fiorensoli per la presentazione il 5 maggio 2017 a palazzo Caetani
Il Movimento liberazione della donna nel femminismo italiano – la politica, i vissuti le esperienze (1970-1983), di Beatrice Pisa supera l’interesse di un bel saggio editato da Aracne nella collana “Donne nella storia-segni” (marzo 2017), per toccare le corde più sensibili di storie di politica autonoma di donne; storie plurali di cui si rispetta, nominandole, individualità e coralità.
Narrare il passato è difficile, lontano o vicino che sia, perché ci si trova tra Scilla e Cariddi; ci si può frantumare sugli scogli di memorie selezionate da passioni, odi e amori, conflitti esplicitati e non, problematiche di singole e di gruppi specie se inerenti a una delle principali formazioni socio-politiche spontanee dell’umanità, quali sono i movimenti; si può essere ingoiati dal determinismo documentario fondato su testimonianze scritte dimenticandone la criticità poiché sono sempre e solo i soggetti più forti o più noti a perpetuarsi nell’immaginario collettivo e/o lasciare traccia di sé. In queste pagine, doti letterarie, esperienze in prima persona, relazioni amicali e affettive, studi, testimonianze e documentazione storica concorrono a tracciare un vivo ritratto del porto sicuro che fu l’Mld e prima di affrontare l’analisi del testo, sottolineo come i due termini siano retorici né casuali ma interpretino l’attrazione e l’attesa che la sigla suscitava, al di là della sua effettiva ricaduta, che pure era tanta, antesignana e altamente qualitativa.
Il IV degli 11 capitoli del libro, parla “dell’avventura del Governo Vecchio”, antica sede del Bargello di Roma occupata dall’Mld e diventata di riferimento del movimento femminista e delle donne di Roma; matrice dell’odierna Casa internazionale delle donne, alla Lungara, nel complesso dell’ex Buon Pastore.
Sottolineo che in natura e in politica non esiste una progressione certa, quello che è in nuce contiene il futuro ma non lo può assicurare; così nel Governo Vecchio l’apertura del portone ha prodotto decenni di politiche dei luoghi grazie alla determinazione, alla sfida, alla tenacia delle protagoniste; un portone localizzato in Via del Governo Vecchio ma attraversato da un genere che abita il mondo.
Lo aprì Liliana Ingargiola, molto cara a tante e a tanti, cui è dedicata, “una vita sulle barricate, l’ultima parte del II° capitolo: il femminismo laico-libertario di Alma e di Liliana.
In esso, le origini del Mld, il ruolo e la figura di Alma Sabatini e il suo “grande strappo” con il Partito Radicale, il suo contarsi tra le fondatrici del Mfr.
Nel 1978, l’Mld contava già 47 collettivi femministi sparsi nel paese: “alcuni particolarmente numerosi, vivaci e attivi, altri costituiti da poche persone, con scarsi contatti, sostanzialmente instabili, ovvero portati ad estinguersi e ricostituirsi con una certa facilità, tutti comunque necessariamente in rapporto e in lotta con realtà locali, spesso ostili, estremamente differenti da regione a regione, da località a località. Ognuno di questi collettivi vive una esperienza singolare e speciale non solo rispetto al resto del movimento femminista, anche rispetto agli altri collettivi MLD e alla segreteria romana.”
Nell’attenta ricostruzione dell’MLD e del suo contesto, l’Autrice – laureata in Scienze politiche, che insegna Storia delle donne, Storia dell’integrazione europea e Storia contemporanea, socia della Società italiana delle storiche e di Archivia-archivi, biblioteche e centri di documentazione delle donne, impegnata in iniziative sulla identità di genere nelle scuole dal titolo “la scuola fa differenza” – coerentemente alla trasmissione storica femminista, nomina alcune persone cui l’opera deve prezioso materiale e/o collaborazione (es. Marinella Cucchi, Paola Sangiovanni, Giovanna Olivieri, Vittoria Tola); tra loro Edda Billi, presidente onoraria dell’Affi e al tempo una delle principali referenti del Mfr; ricorda chi, purtroppo scomparsa, ebbe “ognuna a suo modo, un ruolo importante in quegli anni: Lore Sopranzi, Marisa Defendini, Christine Vechdorn, Valeria Papetti, Daniela Gara.”
Nel coraggioso e utile tentativo di visibilizzare l’intera storia dell’Mld, l’Autrice in Fare politica (Capito III) affronta temi all’epoca roventi: autocoscienza e separatismo, i rapporti con il MFR, il confronto con le realtà sovranazionali e con l’Udi, indagando tredici anni fondamentali nella storia dei movimenti femministi in generale.
Aborto, sessualità e autogestione femminista, la proposta di Loris Fortuna, le autodenunce; una domanda Aborto: una lotta per tutte? sviluppi dell’autogestione femminista e vissuti del collettivo self-help dell’MLD.
Quello dell’aborto fu ed è un tema politico di grande valenza che andò e va ben oltre la sua pratica, legale o clandestina ed è merito dell’Autrice parlarne apertamente, evincendone tutti gli aspetti e, nel discorso politico, anche le minacce, gli attacchi, i trabocchetti e le ostilità.
Con lo stesso approccio, l’Autrice parla del Centro antiviolenza, delle lunghe e complesse vicende inerenti la proposta di legge, la raccolta delle firme, mobilitazioni, il Coordinamento per l’autodeterminazione delle donne.
Con gli Anni che vengono definiti della ri-mobilitazione femminista si arriva al capitolo X, comprensivo dell’ultimo “strappo” antiradicale e all’XI che riguarda convegni fondamentali (1983-’84), la chiusura di una fase, i temi del lesbismo e del separatismo, il “paradosso Mld” e nuovamente ha due rimandi ai percorsi, personali e politici, di Alma e di Liliana.
Numerosi allegati, galleria fotografica e indice dei nomi, concludono un’opera di cui non possiamo che ringraziare Beatrice Pisa di averla scritta, ultima di una serie di saggi.