Il neutro più inossidabile
Relazione di Francesca Pasini in apertura dell’incontro tenuto alla libreria delle donne di Milano il 2 decembre 2018 “La parola giusta ha in sé il potere della realtà”
È giusto analizzare i meccanismi neutri che, anche se meno di una volta, occupano il linguaggio, le immagini, le informazioni. Il neutro più eccellente e “inossidabile” è quello dell’arte visiva, dove il Leitmotiv è che la rappresentazione femminile fa parte dell’arte stessa, vedi la Venere di Botticelli. Così si sviluppa l’aspirazione a una specie universale, dove non è necessario distinguere se chi crea è un uomo o una donna. Quando ho capito che ogni opera d’arte visiva è un soggetto messo al mondo non per via biologica da uomini o donne, ho cominciato a vedere non solo la differenza tra uomini e donne, ma anche la possibilità di entrare in dialogo con un sentimento maschile che prima attribuivo alla capacità dell’artista di trascendere la relazione soggettiva tra me e lui. Oggi, quando le immagini, non solo artistiche, sono il perno dell’informazione, è necessario decifrare in che modo l’opera di quella donna o di quell’uomo interagisce con il mio sguardo senza spingermi in una zona neutra consentita, perché realizzata con capacità che superano le mie. Dall’arte prendo, invece, il suggerimento di appropriarmi di una lettura simbolica, estetica, concettuale in cui sta alla mia responsabilità decifrare la differenza che mi lega o unisce. Insomma, anche nella lettura dell’opera siamo facilmente preda di un neutro per mettere in primo piano la comprensione dell’eccellenza, invece della “scossa dei nervi” di cui parla Virginia Woolf, proprio rispetto alla pittura. Luisa Muraro parla della libera differenza delle donne, che permette di registrare anche le differenze tra le donne. Nel momento in cui mi approprio di un’opera d’arte di un uomo, non divento un uomo, ma posso registrare la differenza che voglio mettere a confronto con me e non solo rispetto alla storia dell’arte, presente o passata. Mi piacerebbe trovare il modo perché questo processo di appropriazione diventi uno degli elementi sul quale avviare la lettura reciproca del mondo. Forse allora ci sarà la forza per pretendere non un’equa distribuzione delle informazioni, ma una “normale accettazione” che donne o uomini creano, pensano, scrivono e che attraverso le loro opere possiamo riconoscere le nostre reciproche differenze e non un universale neutro che le comprende senza distinzione. Da qui ognuna e ognuno può rendersi conto di un comportamento e discuterlo, vale sia per le donne che per gli uomini, neanche a loro fa bene il neutro.