Il nucleare è una truffa: respingiamola votando sì al referendum
L’Italia non ha bisogno di nuove centrali elettriche perché ne ha già tante (97.000 MW) da soddisfare quasi il doppio della domanda massima di picco (56.000MW), senza contare che si stanno costruendo (in maniera sconsiderata) altri 6-8.000 MW di impianti eolici e fotovoltaici. Inoltre negli ultimi due anni i consumi di elettricità sono calati a causa della crisi.{{Eppure importiamo energia dalla Francia! Perché?}}
Per l’interesse reciproco delle società elettriche italiane e francesi. In Francia
infatti ci sono molte centrali nucleari e queste non possono diminuire la potenza o
fermarsi, per cui la Francia produce più energia di quanta gliene serve ed è
costretta a esportarla a prezzi stracciati. In Italia dopo la privatizzazione
dell’Enel, le tariffe, invece di diminuire come ci era stato promesso, sono
diventate le più alte d’Europa e quindi le società elettriche italiane importano
energia a basso prezzo ottenendo enormi profitti e in più fanno funzionare meno i
loro impianti. Tutto ciò provoca un ulteriore scompenso, perché l’energia importata
dall’estero serve solo alle regioni del Nord, col risultato che le tariffe
elettriche non domestiche sono più alte al centro-sud del 15- 30%.
{{Con il nucleare non consumeremmo meno petrolio?}}
No perché solo il 5% dell’energia elettrica prodotta in Italia è ottenuta col
petrolio che invece è quasi tutto consumato nei trasporti e nell’industria, e
siccome con l’uranio che serve al nucleare non si fanno funzionare gli aerei e le
automobili, ma si produce solo energia elettrica, il risparmio sarebbe irrilevante a
fronte degli investimenti richiesti da questa tecnologia.
{{Col nucleare l’Italia dipenderebbe meno dai paesi che possiedono gas e petrolio? }}
L’Italia non possiede uranio e quindi dovrebbe importarlo. I sostenitori del
nucleare dicono che l’uranio è presente in paesi come Canada e Australia con cui è
più facile mettersi d’accordo che con la Russia e i paesi arabi da cui importiamo
gas e petrolio, ma quello che non dicono è che le miniere di uranio esistenti al
mondo sono controllate da sette società multinazionali e che le società che lo
producono come uranio arricchito (che è indispensabile per far funzionare le
centrali) sono solo quattro: un vero e proprio monopolio capace di condizionare e
ricattare ancora di più i paesi che sceglieranno di costruire centrali nucleari.
{{Il nucleare riduce l’inquinamento?}}
L’uranio non “brucia”: quindi dal camino di una centrale nucleare non esce fumo. Ma
se consideriamo tutte le attività necessarie ad estrarre e arricchire l’uranio, a
costruire e poi a demolire la centrale (decommissioning) e a trattare e sistemare le
scorie nucleari, allora le cose cambiano: la lavorazione dell’uranio e il
trattamento delle scorie richiedono grandissime quantità di sostanze nocive (acido
solforico e nitrico) che rendono inabitabili le zone intorno alle miniere e agli
impianti; fluoro e cloro che si accumulano nell’atmosfera sotto forma di gas,
insieme all’anidride carbonica prodotta durante l’estrazione dell’uranio che dipende
in modo esponenziale dalla quantità di minerale che bisogna estrarre dal suolo: per
ottenere 1 kg di uranio naturale da un giacimento che ha una concentrazione dello
0,1% occorre estrarre e lavorare 1 tonnellata di minerale. Considerando che il
consumo mondiale di uranio è di 66.000-68.000 t/anno significa che per ottenerlo
occorre estrarre e lavorare ogni anno un volume di minerale pari al lago di Garda,
volume che nei prossimi anni diventerà fino a 10 volte più grande dato che l’uranio
verrà estratto da miniere con concentrazione più bassa dello 0,1%: a questi livelli
l’emissione di anidride carbonica di una centrale atomica misurata per l’intero
ciclo nucleare può superare quella di una centrale a gas.
{{L’uranio durerà più a lungo del petrolio o del gas?}}
E’ quello che ci vogliono far credere, come in passato ci hanno fatto credere che il
petrolio sarebbe durato chissà quanto e invece la sua produzione sta calando. Il
trucco sta nel non specificare che le riserve di uranio nel mondo si dividono in
riserve “accertate” e riserve “stimate” (che come per il petrolio non sono certe).
Secondo i dati ufficiali dei produttori di uranio, le riserve accertate ammontano a
3.600.000 tonnellate che ai ritmi attuali di consumo (66.000-68.000 t/anno) possono
durare 50-60 anni, ma con la costruzione di nuove centrali nucleari il consumo
aumenterebbe e quindi le riserve di uranio finirebbero anche prima. Per giunta le
nuove centrali sono progettate per funzionare 60 anni: anche se la prima centrale
nucleare italiana andasse in funzione nel 2020, c’è il rischio che rimanga ferma
perché l’uranio finirebbe prima del 2080, o ce ne sarebbe talmente poco da farlo
salire a prezzi proibitivi. I sostenitori del nucleare affermano che questo problema
sarà risolto utilizzando il plutonio ottenuto dai reattori veloci: ma questi
reattori si sono dimostrati un fallimento tanto che dopo 50 anni di ricerche ed
esperimenti non ce n’è uno che funzioni al mondo.
{{Quanto costa veramente il nucleare?}}
I costi che ci presentano in televisione o sui giornali sono stime fornite dalle
industrie del settore anche quando a illustrarle sono i cosiddetti “esperti”. Ma una
stima è come un preventivo che non corrisponde mai a quanto si paga alla fine dei
lavori e questo vale anche per il nucleare: le centrali in costruzione in Francia e
in Finlandia (dello stesso tipo di quelle che si vogliono fare in Italia) stanno
costando il doppio di quello che era stato preventivato (anche i tempi di
costruzione si sono raddoppiati) e i loro costi veri coincidono con quelli
denunciati dalle società finanziarie (Moody’s; Standard&Poor; etc) che, essendo
quelle che ci dovrebbero mettere i soldi, fanno capire che il nucleare non conviene
a meno che lo Stato non lo finanzi con denaro pubblico, magari aumentando le
tariffe!
{{Aumenterà l’occupazione col nucleare?}}
No, perché i posti di lavoro stabili sono pochissimi rispetto all’investimento: una
centrale costa 6-7 miliardi di € e impiega circa 350 persone. Il resto è occupazione
temporanea legata alla durata dei cantieri. Anche nell’industria non ci sarà un
incremento significativo dell’occupazione perché i componenti più importanti
verranno dall’estero mentre a noi resteranno le opere civili.
{{Le centrali nucleari sono pericolose?}}
La radioattività presente in una sola centrale è mille volte superiore a quella
emessa dalla bomba atomica di Hiroshima. Ci dicono che non può uscire fuori
dall’impianto, ma poi avvengono incidenti come quello di Three Mile Island nel 1979
e Chernobil nel 1986 dove tutto l’ambiente esterno fu contaminato dalle radiazioni:
in Russia, Ucraina e Bielorussia sono morte decine di migliaia di persone (anche se
le fonti ufficiali lo negano) e continuano a nascere bambini malformati. _ Da noi
migliaia di donne soffrono di tiroidite dopo che la nube di Chernobil cosparse
l’Italia di Iodio 131 radioattivo. Ci dicono però che la centrale di Chernobil,
essendo sovietica, era di tecnologia scadente che da noi non sarebbe accettata: e
allora perché l’Enel ha comprato quattro centrali nucleari in Slovacchia di
tecnologia sovietica? I rilasci di radioattività avvengono continuamente in tutti
gli impianti nucleari, ma vengono taciuti o definiti irrilevanti per le pressioni
della lobby nucleare che si oppone a qualsiasi revisione delle norme di
radioprotezione giudicate inadatte da medici e specialisti del settore.
{{Come si risolve il problema delle scorie e quello del decommissioning?}}
I soliti esperti dicono che ci stanno lavorando: ma sono trenta anni che dicono la
stessa cosa! Non c’è al mondo un deposito che funzioni per rifiuti di III categoria
(quelli più pericolosi) mentre gli altri, che sono milioni di metri cubi, continuano
ad essere ammucchiati in depositi che poi si rivelano insicuri, come la miniera di
sale di Asse in Germania in cui l’acqua ha corroso i bidoni e la radioattività ha
contaminato il suolo e le falde. Le corti dei conti di Francia, Stati Uniti,
Germania e Inghilterra hanno calcolato che la spesa per sistemare le scorie e
smantellare le centrali va dai 60 agli oltre 100 miliardi di dollari per ciascun
paese: per questo il demmissioning non si fa se non per piccoli reattori di ricerca.
Se in Italia, dopo oltre venti anni dalla chiusura del vecchio nucleare, non si è
trovato il modo di sistemare le scorie che giacciono a Saluggia, Trisaia, Trino,
Caorso, Latina e Garigliano nonostante i miliardi prelevati dalle nostre tasche
attraverso le tariffe elettriche, figuriamoci a quali disastri può portare la
costruzione di nuove centrali nucleari!
{{Il nucleare è una truffa perché}}:
– è una tecnologia vecchia, costosa e pericolosa;
– richiede decine di miliardi di investimenti e non crea occupazione;
– militarizza il territorio perché i siti sono aree di interesse
strategico-militare;
– nega ai cittadini il diritto di esprimersi perché a decidere è solo il governo;
– ipoteca il futuro dei nostri figli che saranno costretti a pagare i costi
economici e ambientali della sistemazione delle scorie e dello smantellamento delle
centrali.
Nel 1987 l’80% della popolazione si è espressa contro il nucleare: respingiamo
nuovamente il tentativo della banda dell’atomo di riportare il nucleare in Italia
votando SI al referendum del 12 e 13 giugno
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