“Imeros” di Alessandra Pennetta
…
Vieni a trovarmi una volta
vieni a trovarmi una volta
i miei seni sono
grosse, eccitanti bocce di anguria
che non riesci a tenere tra le mani
le mie cosce sono foche gemelle
grasse cucciolotte
…
Grace Nichols, Fat Black’s Woman’s Poems, Virago reprint, 1994. Trad. di Giovanna Buonanno in Corporea Il corpo nella poesia femminile contemporanea di lingua inglese (a cura di L. Magazzeni, F. Mormile, B. Porster, A. M. Robustelli. Prefazione di Liana Borghi, Le Voci della Luna, Sasso Marconi -Bo 2009).
Imeros è un dio greco, personificazione del folle desiderio d’amore e il titolo del libro di poesie erotiche di Alessandra Pennetta. Questo tema non è molto rappresentato nella poesia delle donne in Italia forse per un pudore mai sopito, dovuto al dualismo donna angelo-donna diavolo cresciuto nella cultura sociale e religiosa per secoli, ma non è detto che le donne non ne debbano parlare perché anche attraverso questo aspetto della personalità si esprime una delle loro libertà fondamentali.
La poesia nordamericana di lingua inglese ha cominciato a svilupparlo dagli anni settanta quando l’attenzione di molte donne poete si è volta al corpo, ai suoi desideri e ai suoi modi di esprimerli. Basti ricordare l’importanza di un libro come Our Bodies, Ourselves del Boston Women’s Health Book Collective del 1971 che fu tradotto in italiano (Noi e il nostro corpo) sin dal 1974 per Feltrinelli o la profonda analisi della nuova poesia degli ultimi decenni effettuata da Alicia Suskin Ostriker nel libro Stealing the Language apparso nel 1976.
In Imeros il fuoco degli amanti viene accomunato al “calderone” dell’estate brulicante di insetti, uccelli e altre forme di vita sotto il sole cocente che tutto abbraccia. L’apparentamento tra corpi e natura si ripete quando l’innamorata mette un chicco d’uva rossa in bocca all’amata. Riverbera anche il colore rosso, segno di grande passione.
Man mano che le poesie si snodano, la narratrice svela anche i suoi disagi:
mi piacciono i serpenti ma hai i piedi freddi
e avverte modi di reagire contraddittori da parte della partner, nello sforzo di saltare gli ostacoli che la conducono letteralmente e metaforicamente dall’amata, in un serrato gioco in cui appaiono acqua, balletti e ricerca di sole, finché l’incontro spariglia il percorso e si nutre di sensazioni vive e fresche:
Apri la porta
Sono sulla soglia
L’aria brucia
Il mio corpo non è infinito
Sento che ci sei e stai bevendo
Sento il tuo passo fresco
…
E ritornano le mescolanze con la natura in Sei passata per il giardino dove la persona amata entra “come un uccello / rosso e bianco / dalla finestra.”
Si parla anche di un risveglio d’amore dove gli innamorati:
Sulle sedie
loro due
appena alzati
ascoltano il caffè mentre esce
importante testimone della loro felicità. Il rapporto ha in sé una componente di dolore fisico, per questo viene invocato il paragone con la rosa in Rosa bella e malvagia, che con le sue spine buca le dita frenetiche dell’amata.
Un accenno a Patrizia Valduga, nota poeta erotica italiana, in cui si esprime il proprio desiderio di mangiarla. Di nuovo l’amore come fuoco, come eccesso di colore rosso, come follia che ci avvolge e consuma tutto e viene assimilato alla caja, uno strumento a percussione di origine afro-peruviana.
In Disposta l’ansito erotico si gioca in una serie di parole: disposta /composta / scomposta / sfinito / finito che risuonano e si inseguono nel percorso della poesia fino a generare un senso di ritmo, di fatica, di stop and go.
Mattina rivela anche la vulnerabilità dell’amore con le sedie degli amanti che si avvicinano dopo l’alzata dal letto e i piedi “sotto il tavolo… ancora scalzi.”
Nel corso del libro i punti di vista variano, donna e donna, uomo e donna e accade che un uomo che si sta dirigendo a casa dell’amata tema di rimanere “incenerito”:
mi ritrovo cieco a tastare con le dita la tua porta
Sempre il linguaggio affilato e svettante di Alessandra Pennetta ritrae schizzi iridati di queste esplosioni d’amore che allargano lo spazio espressivo delle donne in poesia e creano nuovi sentieri dove la conoscenza di se stesse scava più in profondità.
ALESSANDRA PENNETTA, IMEROS, Collana Poiesis, edizioni VJ, Milano 2022.
Info: Alessandra Pennetta è nata a Padova nel 1971. Ha iniziato a scrivere nel 2018. In Italia le sue poesie sono state pubblicate su moltissimi siti e riviste specializzati e in antologie poetiche. Imeros, pubblicato nel 2022, ha ricevuto la Menzione d’Onore nella XI edizione del Premio Nazionale di Poesia L’Arte in Versi