In principio era il segno
Un libro ed un documentario per riscoprire ancora una volta Marija Gimbutas, la sua vita e la sua ricerca per riportare alla luce la presenza del femminile nella visione del sacro prima della nascita delle religioni patriarcali.Di recente ho avuto occasione di assistere, in forma privata (trenta persone circa), alla proiezione di {{un documentario sulla vita di Marija Gimbutas,}} girato e prodotto unicamente dai collaboratori della scienziata, che per dieci anni hanno raccolto molto del materiale esistente per ripercorrere l’intero itinerario della sua vita lavorativa, commentato da numerose interviste rivolte alle persone a lei più vicine.
E nonostante quasi tutte le persone presenti conoscessero molto bene la protagonista e molte ne avessero già studiato ed apprezzato i suoi libri e le sue teorie, alla fine della proiezione nella sala si è avvertito un {{forte sentimento di emozione ed ammirazione}} nel vedere a lungo ed in primo piano il volto dolce di questa donna che, con una incredibile pertinacia e direi quasi una inattaccabile fede, ha perseguito per tutta la vita le sue idee, sostenendole contro tutto e contro tutti.
Dalla sua infanzia in Lituania, che appare come un paese di favola, bucolico ed idilliaco, questo documentario ripercorre {{tutte le tappe della sua vita,}} che sono contraddistinte da una netta volontà di condurre da una parte una tranquilla vita famigliare con marito e figli (nonostante il triste periodo dell’invasione russa che la costrinse a fuggire prima in Germania, dove si laureò nel 1946, e poi dal ’49 negli Usa, dove insegnò ad Harvard, e poi a Los Angeles, come docente di Archeologia dal 1963) e nello stesso tempo da una ineusauribile forza d’animo e professionalità nel sostenere con alta capacità scientifica le sue idee e le sue scoperte.
A quindici anni aveva già raccolto 5.000 canti della sua terra natia, della quale difendeva con forza e, già da allora, voleva tramandare le tradizioni più legate alla natura ed alla terra-madre.
E questo ci fa capire come già {in nuce} la Gimbutas aveva impostato il suo principio, che la porterà, prima donna al mondo contro molti grandi scienziati, a coniare il termine di {{“Archeo-mitologia”}} per indicare un metodo di ricerca scientifica complesso, che unisce l’archeologia descrittiva alla mitologia comparata, alla linguistica, al folclore ed alla etnologia storica. metodo quindi pluridisciplinare che ha completamente rivoluzionato le prospettive sulle origini delle culture europee, contrastando i sistemi precedenti già affermati e conclamati da illustri scienziati.
Fortunatamente la Casa editrice Venexia ha di recente pubblicato una nuova edizione integrale ed aggiornata (con una nuova traduzione) del testo base di tutte le teorie della Gimbutas, {{Il linguaggio della dea}} dove con strettissimo rigore scientifico l’autrice esamina e raccoglie in modo sistematico più di seimila reperti, una parte dei quali da lei personalmente rinvenuti negli scavi ed altri già scoperti, a sostegno delle sue tesi.
Ed è incredibile come, man mano che si va avanti nella lettura, o meglio nello studio di questo testo, si viene presi da grande ammirazione e completamente affascinati, per l’amore e la passione uniti al rigore scientifico con cui vengono esaminati, descritti e catalogati i{{ segni ed i disegni}} di questa immane congerie di vasi e strumenti di lavoro che spaziano dal Neolitico all’età del bronzo.
Ogni segno viene disegnato, fotografato e comunque illustrato con una tale perizia, che alla fine diventa come la trama di un avvincente romanzo che, {{partendo dalla donna come punto focale dell’universo,}} ne fa la progenitrice e la creatrice di un tutto che si incarna nei frutti della terra e dalla terra trae la sua linfa vitale, tema quanto mai attuale e dibattuto oggi e che mai verrà completamente esaurito.
{{Marija Gimbutas}}. {Il linguaggio della Dea}, collana Le civette di Venexia, ed. Venexia, Roma 2008, 390 pp., 36 euro.
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