In viaggio con Parole – appunti dalle presentazioni di Parole madri (e non solo)
Il cerchio iniziato a disegnarsi nel 1993 con il libro Parole per giovani donne-18 femministe parlano alle ragazze d’oggi, (oggi diventato ebook), si chiude idealmente con Parole madri-ritratti di femministe. Narrazioni e visioni sul materno.
Con febbraio sono iniziati i viaggi per gli incontri di presentazione di Parole madri e come avevo già fatto dal 2012, dopo l’uscita di Uomini che odiano amano le donne-virilità sesso violenza: la parola ai maschi provo a restituire piccole istantanee da questi momenti di confronto.
10 febbraio: a Castellazzo Bormida, nella sede di Estacion Esperanza, l’età media delle persone presenti è molto bassa: giovani come Alessia Canzian e Greta Tuttobene rileggono il libro alla luce della loro esperienza di figlie ed è curioso e molto interessante che proprio la testimonianza della più anziana tra le femministe del libro, Laura Cima, sia quella più apprezzata. Un passaggio dei suoi consigli dedicati alle giovani infiamma e offre coraggio: “A tutte le donne dico: stabili o no, se avete questo desiderio grande di essere madri realizzatelo. Quando ero giovane non è che fosse più facile di adesso: forse avevamo più coraggio. Mi rifiuto di pensare che, per quanto la crisi sia drammatica, si debba rinunciare a vivere, smettendo di desiderare”.
3 marzo: a Badia Polesine mi accoglie il Centro documentazione polesano nella sua nuova sede, un bene espropriato alla mafia dove si progetta anche l’orto, l’alveare e altre attività. Emozionante ritrovare qui, nella libreria del Centro, due libri precedenti: Letteralmente femminista e Senza velo. Una giovane, intervenuta con sua madre alla presentazione, va via con Letteralmente tra le mani, dopo avere condiviso la sua difficoltà a smarcarsi dalla passività di alcune sue coetanee trentenni che si sposano e progettano una maternità più per convenzione che per reale desiderio.
6 marzo: a Sanremo sono di casa, perché il Centro Iniziativa Donne è la realtà associativa femminista che per prima ha tenuto a battesimo la mia attività di formazione, nel lontano 1995, appena dopo la nascita di Marea, (e del mio primo figlio) e non c’è stato libro che qui non si sia presentato, compreso Parole per giovani donne-18 femministe parlano alle ragazze d’oggi, che discussi nella biblioteca della cittadina con una frizzante Iole Baldaro Verde.
A fare gli onori di casa un’amica, una scrittrice, un’artista generosa e di grande talento, Daniela Rossi.
Il regalo più prezioso contenuto nella sua intervista sta nella visione del materno anche come animalità: una dimensione che spesso rischia di essere accantonata sull’altare della performance, e che invece lei insiste a indicare come una strada di maggiore adesione a se stesse, in barba ai ritmi imposti dal consumismo. Andrea, il suo bellissimo e serenissimo figlio è la migliore prova di quanto faccia bene conservare un aspetto selvaggio e indomito dentro a questa relazione così peculiare e intima.
10 marzo: il mondo femminista di Vicenza in gran spolvero, nell’affollata sala del Polo Giovani, a due passi dal centro storico, per l’appuntamento promosso da Femminile Plurale.
Anche qui c’è un pezzo del mio cuore e della mia storia: fui tra le prime a supportare il lavoro del gruppo delle donne del presidio No Dal Molin, sul quale feci il documentario Donne da presidio. Puntualmente Antonella Cunico introduce il libro inserendolo nel percorso che il gruppo sta facendo nella narrazione collettiva delle proprie madri, non solo quelle di carne ma anche quelle scelte nel corso della vita. Anche qui come a Sanremo c’è traccia della seconda generazione femminista: Silvia, figlia di Antonella, è una festa per gli occhi, ed è un conforto toccare con mano quanta eredità sia traghettata grazie alla appassionante fatica materna.
Nel mezzo di questo giro si sono state anche la seconda prova dello spettacolo Manutenzioni-Uomini a nudo ad Albenga; una formazione lampo con due classi di una scuola a Vicenza, e un graditissimo dibattito a Colognola ai Colli a partire da Uomini che…
Della mattina nell’istituto superiore Boscardin di Vicenza, dove Antonella Cunico insegna, mi è rimasta impressa l’attenzione educata e partecipata delle due classi e l’affermazione di uno studente di quarta, dopo la visione del discorso di Emma Watson come ambasciatrice della campagna Onu Heforshe.
Alla mia richiesta di condividere parole che riassumessero il senso di quello che avevano ricevuto dal video il ragazzo ha detto: coraggio. “Ci vuole coraggio a essere diversi, a chiamarsi fuori dal coro di consenso silenzioso del sessismo- ha chiosato”. Segno che non è facile per i giovani uomini scegliere strade lontane da quelle tracciate dal patriarcato, soprattutto nel gruppo di pari. Fa impressione.
A Colognola ai Colli l’invito da parte dell’Auser, del circolo Arci L’isola che c’è , nella persona della magnifica Manola Pellegrinotti fa presagire un’età media piuttosto alta dei partecipanti.
Il dibattito si anima quando un uomo (con la moglie accanto) chiede ad alta voce se non sarebbe il caso di domandarsi cosa abbia fatto una donna per portare un uomo a ucciderla.
Le donne in sala rispondono citando l’ultimo, (in ordine di tempo), sfregio della stampa verso una vittima di violenza: l’articolo della Gazzetta dello sport che si rammaricava della interruzione di carriera di alcuni atleti riconosciuti colpevoli di stupro, senza minimamente considerare la gravità del reato. Il negazionismo è duro a morire.
Al mattino il volontario Auser Rocco mi accompagna all’ennesima stazione, e mi racconta quanto sia contento, (ora che è in pensione dopo aver lavorato tra Italia e Germania da quando aveva solo sette anni) di poter accompagnare soprattutto donne anziane con l’auto in giro.
“Non ho conosciuto mia mamma, morta quando avevo solo 4 mesi- racconta-. E’ un vuoto che non si è mai colmato, e forse per questo le donne anziane mi sembrano un po’ tutte mia mamma”. Ed eccoci di nuovo al materno. Alla prossima narrazione.