Infanzia maltrattata: i dati del Cesvi e il rischio amplificato con l’emergenza Covid-19
Restano alti i fattori di rischio di maltrattamento all’infanzia, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, anche a causa delle conseguenze sociali ed economiche connesse all’emergenza coronavirus. È quanto emerge dall’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia presentato dall’organizzazione umanitaria Cesvi, che ha anche avanzato una serie di proposte e di interventi. Qui il video dell’incontro con la Ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti.
“Restituire il Futuro”. Questo il titolo della terza edizione dell’ Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia. L’Indice – curato dall’organizzazione umanitaria Cesvi e sviluppato sotto la guida di un comitato scientifico composto dall’ Autorità Garante per l’ Infanzia e l’Adolescenza, Istat, MIUR, Istituto degli Innocenti, CISMAI, Consiglio Nazionale Ordine Assistenti Sociali – è stato redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile e presentato in occasione di un incontro digitale che ha visto la partecipazione della Ministra alle Pari Opportunità Elena Bonetti.
L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia analizza la vulnerabilità al fenomeno del maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio; sotto osservazione anche la capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. Il risultato è una graduatoria basata su 64 indicatori classificati rispetto a sei diverse capacità: capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accesso a risorse e servizi. Quest’anno inoltre l’Indice include anche un intero capitolo dedicato all’analisi del periodo Covid-19, che evidenzia come l’emergenza e il lockdown abbiano moltiplicato i fattori di rischio per il maltrattamento all’infanzia, complice anche l’abbassamento dei livelli di monitoraggio dovuti all’interruzione di molte attività dei servizi sociali.
A livello generale, il quadro finale dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia è quello di un’Italia a due velocità: si conferma l’elevata criticità dei territori del Sud Italia che rispetto alla media nazionale registrano peggioramenti sia tra i fattori di rischio che tra i servizi, pur con diversi livelli di intensità.
Sono dodici le regioni al di sopra della media nazionale (erano tredici nel 2019): tutte le otto regioni del Nord Italia, tre dell’Italia Centrale (Toscana, Umbria e Marche) e una del Sud (Sardegna). Campania, Puglia, Sicilia, Calabria, Basilicata, Abruzzo e Lazio si confermano regioni a “elevata criticità”, che combinano una situazione territoriale particolarmente difficile sia per i fattori di rischio che per l’offerta di servizi. A queste si aggiunge il Molise, precedentemente posto sulla media nazionale. Sardegna e Umbria rientrano nella categoria delle regioni “reattive” che combinano un fattore ambientale critico con un’offerta più dinamica di servizi dedicati al maltrattamento. Tra le regioni “virtuose” – con bassi fattori di rischio e un buon livello di servizi sul territorio – si confermano invece Emilia-Romagna, Veneto, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Toscana e quest’anno, in aggiunta rispetto al 2019, anche il Piemonte che, pur perdendo una posizione per i fattori di rischio migliora nei servizi. Tra le regioni “stabili” si collocano tre regioni: la Lombardia, come nella precedente edizione, la Valle d’Aosta collocata tra le regioni virtuose nell’Indice 2019 e le Marche.
«In occasione dell’elaborazione del nostro Indice regionale, quest’anno abbiamo focalizzato l’attenzione anche sugli effetti dell’emergenza Covid-19 sul fenomeno del maltrattamento all’infanzia attraverso interviste a dodici operatori sociali che operano su tutto il territorio nazionale», spiega Valeria Emmi, Advocacy Coordinator Cesvi, sottolineando che «il quadro delineato fa pensare ad un forte impatto, anche se molti degli effetti verranno alla luce soltanto a lungo termine».
Dall’analisi sull’emergenza Covid-19 è emerso che la crisi che ne è derivata ha enfatizzato sia le criticità che i punti di forza strutturali già esistenti nelle varie regioni italiane in relazione al rischio di maltrattamento all’infanzia. In aggiunta, stanno emergendo i contorni di traumi di natura diversa a seconda dei territori della penisola, e più direttamente legati all’asimmetria del contagio: mentre nel Nord Italia emergono con più frequenza traumi di natura primaria spesso legati ai lutti e alla loro difficile rielaborazione, nelle regioni del Sud si registrano le criticità derivanti da un maggiore disagio economico, acuito dalla crisi, e con un impatto su bisogni primari come l’accesso al cibo.
«In Italia – spiega la Presidente di Cesvi, Gloria Zavatta – il fenomeno del maltrattamento all’infanzia è un problema diffuso, ma poco conosciuto anche a causa della scarsità di dati a disposizione: l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che per ogni caso conosciuto dai servizi ce ne sono altri nove sommersi». «La terza edizione dell’indice – prosegue Zavatta – mette in luce la necessità di disporre di dati più puntuali sull’entità del maltrattamento all’infanzia nel nostro paese e ridurre il divario sociale ed economico delle regioni del Mezzogiorno tramite l’attuazione pratica dei LIVEAS (Livelli Essenziali di Assistenza Socioassistenziale)»
Si conferma la necessità di adottare strategie di intervento a medio-lungo termine in grado di modificare in modo strutturale i comportamenti umani e promuovere politiche specifiche e mirate. A tal proposito Cesvi propone un modello d’intervento psicosociale denominato “Tutori di Resilienza”, già adottato in via sperimentale nel programma di contrasto al maltrattamento infantile attivato in città come Bergamo, Napoli e Bari.
L’esperienza sul campo e lo studio del tema attraverso la ricerca hanno consentito infatti di sollevare le criticità esistenti nel nostro paese e di stimolare e sostenere un cambiamento sociale e politico necessario a prevenire e contrastare il maltrattamento all’infanzia.