Pia Locatelli e Maria Elena Boschi

Intervengo non nel merito della legge elettorale, pur dicendo subito che questa non è la nostra legge, avendo noi socialisti espresso la nostra preferenza per un sistema almeno parzialmente, meglio per buona parte, maggioritario, che è del resto, la stessa preferenza del relatore . Lo faremo nei prossimi giorni. Perché c’è una questione più urgente da affrontare rispetto alla quale condivido la preoccupazione con molte colleghe: il rischio di voto segreto.

 

Come altre volte in occasione della discussione della legge elettorale, in particolare in tema di rappresentanza di genere, da alcune parti, non posso dire partiti, si minaccia il ricorso al voto segreto invocando la coscienza.

Il testo che è uscito dalla commissione affari costituzionali contiene buoni passi nella direzione di una equilibrata rappresentanza di genere. Lo abbiamo apprezzato e ne diamo atto al relatore.

Ci piace l’alternanza tra i generi nelle liste circoscrizionali, ci piace una percentuale al di sotto della quale nessun genere può essere rappresentato nei collegi uninominali (il 40%)  perché è superiore a quella delle donne oggi in parlamento;  ci piacciono le capo-listure che tendono all’ equilibrio ma noi chiediamo di completare al meglio un lavoro che è già piuttosto buono.  Ad esempio l’inammissibilità delle liste che non rispettano questi vincoli, o un percentuale del 50/50 perché tante sono le donne italiane.

Allora quale è il problema?

Ho già avuto modo di raccontare in occasione di precedenti interventi in quest’aula, non essendo questa la prima volta che discutiamo di legge elettorale, quale è il rischio di un pacchetto non coerente di misure: non è vero che un 40/60 percento di uomini e donne candidate porta automaticamente ad un 40/60 per cento di eletti ed elette. Non è così se non si prevede un equilibrio delle capolisture e soprattutto se non si prevede l’inammissibilità delle liste qualora queste regole non siano rispettate.

Allora noi vogliamo davvero fare passi avanti, e non solo a parole, dette o scritte.

Il fatto è che ci sono colleghi, e credo di poter dire che sono esclusivamente, o quasi, colleghi uomini, che non sono disposti ad accettare le regole che sono state concordate in commissione e sperano di cancellarle e certamente di impedire altri passi in avanti.

E’ legittimo che questi colleghi la pensino in modo diverso e lo capisco benissimo perché ogni donna in più in parlamento è un uomo in meno e difficilmente si cede parte del proprio potere.

Ma non possiamo accettare, come dicono le voci che circolano da ieri in Parlamento, che si invochi il voto segreto, perché il voto segreto ha un senso solo quando si è di fronte a un problema di coscienza.

Qualcuno mi deve spiegare quale questione di coscienza ci sia in una giusta rappresentanza dei due generi.

Il fatto è che molti colleghi si vergognerebbero a votare palesemente contro una misura di giustizia e saprebbero che una parte dell’elettorato non lo perdonerebbe. Allora preferiscono nascondersi dietro l’anonimato e non dire chiaramente che sono contrari a liste e collegi veramente paritari.

Questo Parlamento sempre più femminile evidentemente fa troppa paura. Dimostrateci che non è così.