Intervista a Valeria Fedeli – Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca uscita sul n° 9 del 2017 della rivista NuovaEticaPubblica
Vi propongo questa intervista a Valeria Fedeli – Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca curata da me e da Guido Melis che troverete sul n°9 della rivista NuovaEticaPubblica dell’Associazione Etica PA.
Lei ha compiuto un percorso molto particolare, passando da una lunga militanza sindacale in tutt’altro settore alla responsabilità di Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. La prima cosa che viene da chiederLe è quanto e in quali modi le due cose si colleghino. Quanto e come l’esperienza di dirigente sindacale, in Italia e in Europa, riversa nell’impegno da Ministra sulla scuola e l’Università?
Faccio parte di quella generazione per cui l’esperienza sindacale è stata una scelta di vita, oltre che di impegno politico: il modo concreto per mettersi al servizio di lavoratrici e lavoratori, per realizzare gli ideali riformisti a cui mi sono da sempre ispirata. Fare la sindacalista mi ha insegnato ad ascoltare e praticare il dialogo, a guardare l’interesse generale, a non rinunciare mai all’orizzonte ideale ma a cercare sempre i punti di condivisione, a mirare a risultati concreti: solo così si può migliorare, grazie alla rappresentanza, l’esperienza di lavoro – e di vita – delle persone. Solo approfondendo costante mente, studiando per acquisire competenze sempre nuove, è possibile ricoprire ruoli che hanno una responsabilità nel quotidiano delle lavoratrici e dei lavoratori. Una scelta di servizio e un metodo di cambiamento pragmatico e riformista: se questo è quello che ho imparato e praticato nella mia lunga militanza in Cgil, questo è anche lo spirito con cui sto affrontando la grande responsabilità che ho come Ministra. Da quando ho avuto l’onore di essere scelta per guidare il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ho voluto incontrare famiglie, studentesse e studenti, associazioni, organizzazioni sindacali, comunità scolastiche differenti, tutti i mondi della formazione universitaria e superiore, come quelli della ricerca. Per rinsaldare, att raverso il dialogo, quell’alleanza e quell’investimento condiviso su educazione e formazione necessari per costruire un futuro di crescita e sviluppo.
La scuola rappresenta mondi stratificati e compositi. Su quali priorità si sta concentrando? C’è continuità rispetto all’esperienza del governo precedente?
La scuola è il luogo di formazione e crescita delle generazioni future e in questo senso, nella stratificazione dei mondi interessati, rappresenta il futuro del Paese. È dunque un settore di intervento (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 16 16) politico e di governo centrale, affascinante e di grande responsabilità, che dobbiamo e vogliamo orientare per fare in modo che studentesse e studenti sentano che tutto il Paese investe su di loro. Una scuola sana, giusta, libera e partecipata è preludio d i una società di pari opportunità, di crescita e benessere diffuso, rispettosa dei diritti di ogni persona. Il nostro sistema di istruzione e formazione educa cittadine e cittadini preparati, consapevoli, protagonisti e, per riuscire al meglio nella sua missione, ha bisogno del contributo di tutti gli attori che compongono a vario titolo la comunità educante: non solo dirigenti scolastici, insegnanti, personale Ata, ma anche famiglie, associazioni, territori. La Buona Scuola, la legge di riforma approvata nel 2015, ha rimesso al centro del dibattito pubblico il nostro sistema di formazione, le nuove generazioni, la necessità di agire in sinergia per costruire condizioni di apprendimento coerenti con i dettami della nostra Costituzione e in linea con le sfide dei tempi che viviamo. In questi mesi stiamo dando attuazione agli obiettivi fissati dalla legge n. 107, allargando il bacino di risorse, opportunità e diritti per le giovani e i giovani. I decreti attuativi approvati – sul reclutamento, sull’inclusione, sulla valutazione e gli esami, sulla cultura umanistica, sul diritto allo studio, sulla formazione professionale, sullo 0 – 6 – rappresentano la parte più innovativa e qualificante della legge perché concretizzano la vera portata della riforma, mettendo studentesse e studenti al centro di un progetto che punta a fornire loro una formazione adeguata a standard e obiettivi internazionali. Eppure per mesi il dibattito sulla scuola si è concentrato su questioni di organico e di insegnanti. Dare riconoscimento economico, professionale e culturale alle e agli insegnanti, cui spetta il compito di guidare le nuove generazioni nel futuro, era ed è un atto doveroso. Per questo abbiamo deciso di invertire la rotta rispetto al passato stabilizzando migliaia di docenti precari, stanziando risorse per valorizzarne il merito e favorirne l’aggiornamento. Per questo abbiamo deciso di stabilire regole precise per il reclutamento: il concorso sarà l’unica strada di accesso alla professione, un metodo attraverso il quale non solo andiamo incontro alle necessità e ai diritti della classe docente, ma garantiamo anche un insegnamento di qualità e continuità didattica alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi. Per questo stiamo lavorando alla revisione del contratto, confrontandoci con le organizzazioni sindacali. (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 17 17) Finalmente daremo al personale docente un riconoscimento economico aggiuntivo, che da molto è atteso. Sappiamo però che molto ancora sarà da fare perché quel riconoscimento, sociale ed economico, raggiunga i livelli adeguati a l ruolo decisivo che le e i docenti hanno nella nostra società. Siamo fortemente convinti che la scuola – come tutto il sistema formativo – sia strategica per il futuro di un Paese capace di competere nel mondo grazie a sapere e competenze. Questo vuol dire mettere sempre al centro di ogni scelta studentesse e studenti e, quindi, riconoscere e valorizzare il lavoro delle e dei docenti, come del personale dirigenziale e tecnico che fa vivere la scuola e permette di accompagnare la crescita di chi la frequenta. Viviamo un’epoca di profonde trasformazioni (basta pensare alla rivoluzione del digitale).
La scuola secondo Lei sta attrezzandosi per affrontare questi grandi cambiamenti?
La questione dei cambiamenti – quanto sia importante saperli leggere, interpretare e governare – è un’altra grande consapevolezza maturata grazie alla mia esperienza sindacale, avendo avuto l’opportunità di guidare il sindacato tessile nel primo decennio del nuovo millennio, in una fase per quel settore di piena esposizione al mercato e alla cultura globale, che ha nel cambiamento costante una delle caratteristiche principali. Credo che sia decisivo che la scuola riesca a dare a ragazze e ragazzi gli strumenti di conoscenza e culturali per saper affrontare le sfide della società del cambiamento. Stiamo lavorando ad intensificare – grazie ai fondi Pone a tanti progetti realizzati con le scuole – le esperienze di educazione alla cittadinanza globale e al digitale, per rendere queste competenze trasversali, complementari e funzionali a tutto il bagaglio di conoscenze che la scuola fornisce. L’Agenda 2030 dell’Onu per lo sviluppo sostenibile è l’orizzonte più interessante e stimolante per chi vuole muoversi nei cambiamenti in modo costruttivo e concreto. E proprio all’Agenda 2030 abbiamo dedicato un gruppo di lavoro, coordinato dal professor Enrico Giovannini, che ha elaborato un piano di azioni per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso l’impegno dei settori di competenza del Ministero. Dall’altra parte voglio citare l’attenzione c he il Ministero sta mettendo sulla Costituzione, che è il fondamento di valori cui ancorare ogni scelta di cambiamento. Da un punto di vista di sistema, poi, è esattamente per affrontare le trasformazioni sociali, per governarle e favorirle, che abbiamo approvato la Buona Scuola e le stiamo dando attuazione. (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 18 18) Il Piano Nazionale Scuola Digitale, attivato grazie alla riforma, stanzia oltre 1 miliardo di euro che le scuole hanno a disposizione per l’innovazione. Si tratta di un programma in 35 azioni – delle quali abbiamo avviato oltre il 70% – che incide sulla formazione delle insegnanti e degli insegnanti, anche attraverso la collaborazione degli 8.000 animatori digitali che il Ministero ha nominato, sulla didattica, sugli spazi di apprendimento e sulle infra strutture scolastiche. Ragazze e ragazzi che oggi frequentano la scuola sono nativi digitali, eppure spesso usano tecnologia e nuovi media con poca consapevolezza civica e sociale. E la scuola deve fornire tutti gli strumenti possibili per avere una piena cittadinanza digitale libera da fenomeni come fake news, discorsi d’odio e cyber-bullismo. Ma voglio aggiungere qualcosa che non c’entra con il digitale, ma credo rappresenti lo stesso spirito di attenzione ai cambiamenti. In una società in cui la frammentazione del lavoro, l’autoimprenditorialità, la veloce e costante emersione di nuove professioni portano a scelte di lavoro più aperte, complesse e spesso difficili, aver reso sistemica, grazie alla Buona Scuola, l’Alternanza scuola – lavoro credo sia stata un altro modo importante per guardare ai cambiamenti in corso e dare strumenti per affrontarli. L’Alternanza è infatti un’esperienza di conoscenza e orientamento – e vigileremo perché sia sempre questo – che aiuta studentesse e studenti a capire come muoversi nel mondo che cambia. Di conseguenza bisogna fare qualcosa anche nella formazione dei futuri insegnanti per adeguarli al mondo che cambia? Siamo convinti di questo e il Piano per la formazione degli insegnanti previsto dalla legge n. 107 risponde a qu esta esigenza irrimandabile. Sono stati stanziati 325 milioni per la formazione in servizio delle e degli insegnanti, che diventa obbligatoria e permanente. Tra le priorità tematiche: il digitale, le lingue, l’Alternanza scuola – lavoro, l’inclusione, la prevenzione del disagio giovanile, l’autonomia didattica. La qualità dei percorsi viene assicurata attraverso nuove procedure di accreditamento a livello nazionale dei soggetti erogatori. Questo consente di stabilire l’obbligo dell’aggiornamento delle conoscenze e delle competenze delle e degli insegnanti, dando loro però libertà di scelta in base a esigenze personali o a richieste che possono emergere nei singoli istituti e nei singoli territori. A ciò dobbiamo poi aggiungere anche l’investimento di 380 milio ni della card del docente, un bacino di risorse che le insegnanti e gli insegnanti possono utilizzare per i loro consumi culturali. Vogliamo che la classe docente sia al passo con i tempi per accompagnare le nuove (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 19 19) generazioni nel domani. E sappiamo che è compito delle istituzioni predisporre strumenti e risorse a tal scopo.
Qual è la consistenza, ancora, della dispersione scolastica e come ritiene si possa intervenire?
Si può e si deve intervenire. E lo stiamo facendo. Per misurare la dispersione scolasti ca a livello europeo viene utilizzato un indicatore, quello degli Early leaving from education and training (ELET), che evidenzia la quota delle giovani e dei giovani tra i 18 e i 24 anni d’età con al più un titolo di scuola secondaria di I grado o una qualifica di durata non superiore ai 2 anni. Nel 2015 la quota italiana registrava il 14,7% e la strategia di miglioramento Europa2020 prevede che il nostro Paese porti questa quota al 10%. Sono diverse le azioni che abbiamo messo in campo per raggiungere questo obiettivo, azioni che devono essere di sistema. Dalle risorse PON – 840 milioni di euro per tenere le scuole aperte anche oltre l’orario curriculare, per potenziare e consolidare le competenze di base e di cittadinanza delle giovani e dei giovani – alla Cabina di regia sulla dispersione scolastica che abbiamo istituito nei mesi scorsi al Ministero, composta da rappresentanti del Miur, dell’ANCI, delle Province, delle Regioni, del Ministero del Lavoro e da tre esperti che sono Marco Rossi Doria, Anna Serafini (che sta coordinando anche un gruppo di lavoro dedicato all’adolescenza) e Enrico Giovannini. Inoltre, nel cosiddetto decreto Sud abbiamo inserito un’importante misura per contrastare la povertà educativa minorile e la dispersione scolastica nelle regioni del Mezzogiorno.
Scuola e integrazione, può fare il punto sulla situazione nel nostro Paese? Soprattutto per i minori, è soddisfatta delle capacità di integrazione nelle nostre scuole?
Nelle scuole italiane studiano ogni giorno circa 815.000 studentesse e studenti di cittadinanza non italiana. Nelle nostre università , nell’anno accademico 2015/2016, su 271.000 immatricolati il 5% non era italiano. Si tratta di giovani che scelgono di venire a studiare da noi o, soprattutto per la scuola, di bambine e bambini, ragazze e ragazzi che pur non avendo una carta d’ identità con su scritto “ nazionalità italiana”, italiani lo sono di fatto. Il nostro sistema di istruzione ed educazione deve essere lo strumento per dare a tutte le bambine e a tutti i bambini, indipendentemente dalle loro origini, le stesse condizioni di partenza per poter diventare in futuro cittadine e cittadini attivi. Nell’integrazione – così come nell’inclusione delle alunne e degli alunni disabili – la scuola italiana si mostra all’avanguardia. Le nostre giovani e i nostri giovani sanno che le differenze sono una ricchezza. Adesso il Paese deve mostrarsi all’altezza delle (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 20 20) nuove generazioni e replicare la naturalezza della loro inclusione: abbiamo una grande occasione, e mi riferisco allo ius soli , che spero vivamente non sia sprecata.
Cosa può fare la scuola per contrastare la discriminazione di genere e gli stereotipi che scoraggiano scelte libere tra gli adolescenti? Lei ha sempre sostenuto che la scuola dovrebbe promuovere l’educazione di genere. Da Ministra cosa ritiene si possa fare?
La scuola può fare tantissimo. Il nostro obiettivo – che trova stimolo nell’articolo 3 della nostra Costituzione e nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite – è quello di creare una scuola, un’università , un mondo della ricerca di pari opportunità , liberi da stereotipi. E per questo come Ministero siamo al lavoro su più fronti. Per elencarne alcuni: abbiamo introdotto lo studio di figure femminili d’eccellenza come Grazia Deledda nelle scuole; marzo per noi è stato il “ Mese delle STEM”, in cui abbiamo promosso iniziative che avvicinassero le studentesse al sapere scientifico, erroneamente non considerato alla loro portata; abbiamo un sito www.noisiamopari.it che diventerà sempre di più uno strumento per diffondere l ’uguaglianza. Insomma, siamo al lavoro per un grande piano nazionale di Educazione al rispetto e lo faremo insieme al mondo dell’associazionismo e alle famiglie. Con loro ci confronteremo anche per arrivare a concretizzare le linee guida previste dal Comma 16 della Buona scuola per la parità tra i sessi e il contrasto a violenza e discriminazioni. Perché crescere senza condizionamenti, crescere senza ostacoli, pregiudizi e stereotipi vuol dire essere liberi. Le nostre società hanno bisogno di cittadine e cittadini liberi per prosperare in maniera sana e sostenibile.
È soddisfatta della normativa attuale per contrastare il bullismo? Cosa può concretamente fare la scuola?
Sì, sono soddisfatta. Anche se naturalmente possiamo e dobbiamo sempre fare di più. Il provvedimento mette al centro la tutela delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi, in un’ottica di prevenzione, a partire dalla scuola che deve essere il luogo principale di formazione, inclusione e accoglienza. Per questo, in attuazione della legge, a breve convocheremo il tavolo tecnico interistituzionale che dovrà realizzare un piano condiviso. Siamo, inoltre, al lavoro per la stesura delle linee guide di contrasto al cyberbullismo e per realizzare una mappatura di tutte e tutti i docenti referenti per il bullismo nelle istituzioni scolastiche. Il Miur è poi impegnato da sempre e in sinergia con associazioni, scuole e famiglie, su questo fronte. Il Consorzio Generazioni Connesse è un punto di riferimento in questo campo per le studentesse e gli studenti. Dobbiamo puntare sempre di più a dare strumenti e contenuti alle nuove generazioni affinché abbiano chiavi di lettura che consentano loro di riconoscere i germi dell’odio e di rifiutare ogni forma di discriminazione e violenza.
A che punto siamo nel risanamento dell’edilizia scolastica?
Sull’edilizia scolastica sono stati attivati investimenti importanti, sia per quanto riguarda la sicurezza degli edifici, che per la creazione di ambienti di apprendimento innovativi. Parliamo di un investimento in questa legislatura di quasi 9 miliardi di euro, dopo anni di tagli indiscriminati. Ciò che stiamo facendo per l’edilizia scolastica non è poi soltanto un “ semplice” investimento di risorse: stiamo destinando fondi precisi a necessità precise, in un’ottica strategica e con la collaborazione e il coinvolgimento di Regioni ed enti locali, affinché non un solo euro venga sprecato. Tutto questo è oggi possibile grazie all’attivazione dell’Osservatorio per l’edilizia scolastica, una cabina di regia, che si è insediata al Miur dopo 20 anni di stasi, all’interno della quale vengono prese decisioni mirate, vengono definite politiche e interventi, vengono monitorati gli investimenti. Abbiamo poi reso pubblica e trasparente l’Anagrafe che contiene le informazioni sugli edifici frequentati dalle ragazze e dai ragazzi: uno strumento che ci dice come e dove agire per far sì che le nuove generazioni possano studiare e formarsi in maniera sicura. Qualche giorno fa abbiamo inoltre presentato dieci nuove azioni che mobiliteranno 2,6 mili ardi di euro: la programmazione degli interventi per il 2018 – 2020 ; analisi di vulnerabilità e azioni per l’adeguamento sismico delle scuole; nuove indagini sui solai; la costruzione di 8 nuove scuole, due delle quali progettate da Renzo Piano e Mario Cucin ella ; nuovi interventi per le aree colpite dal sisma; il piano di riparto dei 150 milioni Inail per la costruzione dei Poli innovativi per l’infanzia previsti da uno dei decreti attuativi della Buona Scuola; risorse per Province e Città Metropolitane per antisismica, messa in sicurezza e antincendio; pubblicazione on line dell’elenco dei responsabili per la sicurezza delle scuole.
La legislatura pare agli sgoccioli. Su quali ambiti pensa si possa incidere prioritariamente in questi mesi che ci separano dal voto?
Penso che un grande merito dell’azione di governo di questi anni sia stato essere riusciti a tenere insieme l’attenzione all’economia e al lavoro, i diritti sociali e quelli civili, per rendere migliore la vita delle persone. Questa è la direzione su cui proseguire, per la legge di bilancio e per continuare ad allargare i diritti. (Anno 5 , n. 0 9 – LUGLIO 2017 Nuova Etica Pubblica Rivista dell’Associazione Etica PA Anno 1, n. 1 – maggio 22 22) Per quanto riguarda l’ambito d’azione che concerne il mio incarico, innanzitutto stiamo intensamente lavorando a garantire il corretto avvio dell’anno scolastico. Continue remo poi ad agire sulla scuola, sull’università (con particolare attenzione al diritto allo studio) , sul mondo della ricerca (in autunno si chiuderà il bando cluster da poco partito), proprio nell’ottica di investimento sul futuro del Paese. In questo senso vogliamo dedicare l’ultima parte del mandato e della legislatura a riunire tutti i mondi coinvolti nei settori di competenza del Ministero per condividere un quadro delle cose fatte e delle prospettive aperte per i prossimi anni, per contribuire a costruire un’Italia consapevole delle proprie risorse e “ visionaria”, in grado di disegnare nuove strade di sviluppo che trovino nella conoscenza quel perno decisivo senza il quale non potremo affrontare in modo positivo le sfide interne e globali .