Prima alla fiera del libro di Torino, poi a Roma, Milano … Sampat Pal – fondatrice in India della Gulabi gang – ha recentemente partecipato alla presentazione del libro “Con il sari rosa”: la sua storia, la storia di come è nata questa organizzazione, scritto in collaborazione con Anne Berthod.Il libro è uscito in Francia nel 2008 con il titolo “Moi, Sampat Pal, chef de gang en sari rose”, appena uscito in Italia per le edizioni Piemme è già in traduzione in altre lingue. Da noi il termine {{gang}} ha una valenza negativa e così il titolo è diventato semplicemente “Con il sari rosa”.
Un libro da leggere, perché non è soltanto la storia di una donna significativa ma anche uno sguardo profondo sulle donne di un “subcontinente”, quelle che in forme diverse dalle nostre si battono per gli stessi nostri diritti, facendo forza sul valore dell’unione fra donne.

{{
Sampat Pal }}è una donna di mezza età, minuta, molto poco generale di esercito, ma il suo volto, la sua voce, la sua parola mostrano decisione d’intenti e non stupisce, quando parla, che sia riuscita a dare vita a questa organizzazione (nata ufficalmente nel marzo 2006 ma costruita nel tempo a partire da piccoli gruppi) a cui – come ci ha detto alla Casa delle donne di Roma – fanno ora riferimento circa 140.000 donne (e qui c’è stato un applauso scrosciante).
La sua vita è un susseguirsi di atti determinati da una presa di coscienza.

Il suo desiderio di andare a scuola con gli altri ragazzi, lei {{ragazzina delle risaie dell’Uttar Pradesh}}, la porta prima ad andare a scuola di nascosto dalla sua famiglia ma anche ai margini della “scuola”, poi ad istruirsi ad ogni costo e a vedere {{nell’istruzione il punto di partenza per opporsi allo sfruttamento }}”L’istruzione è un’altra posta in gioco cruciale per le donne, l’unico modo che hanno per aprirsi al mondo” .

La sua esperienza di sposa appena dodicenne con la sofferenza nel rapporto sessuale la porterà poi ad organizzare {{gruppi di self-help}}.

La determinazione con cui organizza la sua vita in famiglia, anche in accordo con il marito, e soprattutto il lavoro è un’altra linea d’azione. Quando nel 2003 costituisce il primo gruppo ufficiale – quasi una Ong, “in quel periodo era di moda creare una organizzazione non governativa” – è un’organizzazione “per la promozione delle donne delle tribù nell’industria agricola”.

Il ricordo dei tanti soprusi subiti dalla cognata le suscitano la rabbia necessaria a battersi pe cambiare le cose. “Mi rendevo sempre più conto fino a che punto siamo {{indifese di fronte alla violenza degli uomini,}} fino a che punto la società ci ha privato anche del puro e semplice diritto alla dignità”.

Perché una {{“forza rosa”? }}perché {{una “divisa”}} ed un’arma, {{il “bastone”? }}

Come dice Sampat Pal, in India ” In teoria le donne sono uguali agli uomini. Siamo un paese libero, con leggi moderne, e la Costituzione ci accorda gli stessi loro diritti. In questi ultimi anni il governo ci ha bombardato di slogan per riaffermare il diritto delle donne all’istruzione, alla scelta della carriera, al divorzio. Ma le leggi che dovrebbero tutelare questi diritti risultano inapplicabili.” La sua esperienza la porta dunque non a chiedere leggi che già ci sono ma a pretendere la loro applicazione in tutti i luoghi, anche nelle piccole realtà, in campagna.

Sperimenta soprattutto che un conto è chiedere da sola e un conto in cinquanta, cento, duecento… donne. Tutte con la stessa divisa a dare idea di unione: il sari rosa per la “{Gulahi gang”}. In indi {gulahi} vuol dire colore rosa, da {gulah}, la rosa come fiore, dunque un’immagine di dolcezza. Inoltre Le forze politiche già usavano altri colori e il rosa era l’unico colore disponibile.
” Quando manifestiamo in tante, con i nostri sari rosa, noto che la gente rimane colpita”.

Tutte con la stessa arma in mano: un bastone simbolo d’autorevolezza non strumento di offesa e difesa. “Il bastone è solo l’ultima risorsa, non ha mai ucciso nessuno. Non è come un’arma o un coltello. Lo ripeto, non ho mai predicato il ricorso alla violenza come mezzo per risolvere un conflitto, anzi ho sempre creduto nel dialogo”.

A molte di noi può fare effetto questo ricorso a linguaggio e simboli militaristici ma qui gioca una diversa realtà, un diverso immaginario. “Oggi non mi riesce prorpio di vedere una figura politica in cui credere. I miei modelli sono personaggi storici, appartenenti a un passato ormai lontano, a una lunga tradizione di donne di potere e di regine guerriere che in India è ancora ricordata”.

Anni fa ha pure pensato di accogliere l’invito di coinvolgersi in una formazione politica, oggi non sa se il suo posto è nel mondo della politica. Preferisce {{puntare sulle azioni concrete portate avanti dalle donne}} e magari scrivere il libro per procursi i soldi necessari al potenziamento della “Gulahi gang”.

{{Sampat Pal }}, collaborazione con {{Anne Berthod }}, {Con sari rosa}, PIEMME 2010, 16 euro