ITALIANI BRAVA GENTE? non è bello ricordare il massacro compiuto negli anni del fascismo ad Addis Abeba – Da noi non c’è stato quel processo di assunzione di responsabilità collettiva che invece i tedeschi hanno affrontato.
Da Letterate Magazine la Recensione di Cristina di San Marzano del libro “Sangue giusto” di Francesca Melandri
Sessantamila copie vendute in Germania in poche settimane. In Austria e in Svizzera sta scalando la classifica dei libri più venduti. Per la Francia ha comprato i diritti Gallimard, che lo distribuirà l’anno prossimo. Sangue Giusto, di Francesca Melandri, è uscito a settembre del 2017, oltre un anno fa.
Eppure, pur essendo stato nominato allo Strega, in Italia non ha avuto il seguito di lettori che sta macinando nel resto d’Europa. Forse perché è un libro scomodo, che ci ricorda un passato accuratamente rimosso dalla memoria collettiva del nostro Paese? Non è bello ammettere che i nostri compaesani quando erano i colonizzatori in Etiopia sono stati il contrario di quel luogo comune tanto usato e abusato, “italiani brava gente”. Non è bello ricordare che hanno governato con feroce e impietoso razzismo. Non è bello ricordare il massacro da loro compiuto negli anni del fascismo ad Addis Abeba dopo il fallito attentato al viceré Rodolfo Graziani. Migliaia e migliaia di etiopi (il numero esatto non si è mai stabilito) trucidati per le strade e nelle loro povere abitazioni, senza un briciolo di pietà verso bambini, donne e vecchi. Migliaia anche i notabili locali e i religiosi coopti giustiziati perché considerati complici dell’attentato. Insomma, non è bello ammettere che nel nostro Paese nel dopoguerra non c’è stato quel processo di assunzione di responsabilità collettiva che invece i tedeschi hanno affrontato.
Il bellissimo libro di Francesca Melandri apre e svela quella vergognosa pagina. Ma non solo. Melandri col suo romanzo racconta tre generazioni attraverso la figura del principale protagonista, l’inossidabile Attilio Profeti. È lui, classe 1915, che rappresenta quell’Italia dei tanti che transitarono dal fascismo alla democrazia cristiana, fino ad arrivare indenni al berlusconismo. È ormai vecchissimo e sulla via della demenza quando alla porta di casa della figlia Ilaria si presenta un ragazzo di colore, Shimeta. Ha viaggiato nel deserto, è passato per i lager della Libia, ha attraversato il Mediterraneo, è finito nei centri di identificazione e di espulsione: sostiene di essere il nipote di Attilio Profeti, il figlio del figlio nato da una sua relazione con una donna etiope durante l’occupazione italiana. Era il cosiddetto madamato, il bianco teneva in casa una donna africana per un doppio “uso”, di domestica e di partner sessuale. La nonna di Shimeta era la “madama” di Attilio Profeti.
Per Ilaria inizia un viaggio alla scoperta del passato del padre, che forse aveva immaginato ma che aveva sempre preferito non conoscere. Così il romanzo si dipana sulle tracce di quella che era stata la vita di Attilio Profeti. Un gran galleggiatore, uno che si era barcamenato nell’Italia fascista e colonialista. E anche dopo, nell’Italia del dopoguerra. Quella del potere democristiano, dei servili e furbi portaborse, quella dei palazzinari che operarono il sacco di Roma con una cementificazione selvaggia. E poi gli anni di tangentopoli fino al periodo berlusconiano, il libro di Francesca Melandri non ci risparmia nulla. Neanche lo show organizzato per Gheddafi accampato con le sue amazzoni a villa Pamphili. E siamo già nel nuovo secolo, nel 2010. Ricordate? Berlusconi che bacia la mano al rais?
È evidente che l’autrice sia un’appassionata ricercatrice storica, il libro infatti è perfettamente documentato e mescola personaggi letterari con protagonisti reali dell’epoca. Come l’antropologo Livio Cipriani, sostenitore del “razzismo scientifico”, che girava l’Africa per fare i calchi facciali dei rappresentanti delle etnie locali (la collezione si può vedere al Museo di Antropologia di Napoli). O come il generale Rodolfo Graziani, viceré d’Etiopia e criminale di guerra, che fece bombardare la popolazione civile con l’iprite, un gas letale. O l’onorevole Giorgio Almirante, segretario politico del MSI, ma prima ancora firmatario del Manifesto della razza.
Ma attenzione, il libro di Francesca Melandri non è un libro di storia, e lei stessa avverte i lettori, è un romanzo. Un romanzo che attraversa la storia del nostro Paese e che dovrebbe essere consigliato a tutti gli studenti italiani, intanto perché a scuola di storia contemporanea se ne fa poca, ma soprattutto perché solo conoscendo la nostra storia passata possiamo capire il presente. E il presente nel libro è il ragazzo Shimeta, che ci ricorda che il razzismo è anche oggi, ed è legato all’immigrazione. Ecco perché Sangue giusto è un romanzo di grande attualità.
Francesca Melandri, Sangue Giusto, Rizzoli, 2017
Cristiana di San Marzano ha lavorato per anni al settimanale A, prima Anna e prima ancora Annabella, dove è stata caporedattore e inviata. Ha iniziato il suo lavoro di giornalista come cronista al quotidiano Alto Adige. Nel tempo ha collaborato con Rai Radio 3, Rai 3 e Rai 2, Tuttolibri de La Stampa, settimanale Oggi, mensile Aspenia. Collabora con il sito State of Mind, il giornale delle scienze psicologiche. Da sempre si è occupata della condizione femminile e fa parte del gruppo di giornaliste-scrittrici Controparola. E’ una delle autrici di Piccole italiane, Il Novecento delle italiane, Amorosi Assassini, Donne della Grande guerra, Donne della Repubblica, Donne nel Sessantotto. Sua la prefazione al libro La storia del flirt. Nel 2007 ha ricevuto il “Premio giornalistico Città di Milano alla memoria di Maria Grazia Cutuli” per un reportage sul turismo sessuale in Brasile. Nata in Liguria, a Rapallo, ha vissuto a lungo a Roma e ora vive a Milano. Ha una figlia ed è nonna.