“La bambina, il carro e la stella” di Floriana Coppola
Recensione di Giovanna Borrello
La bambina, il carro e la stella (Terra d’ulivi edizioni, 2022)
E’ un libro corposo che si legge agevolmente, la scrittura di Floriana Coppola è come un sorso di acqua sorgiva. Scorrevole con punte di vera liricità , soprattutto nei riquadri che precedono e scandiscono i capitoli del libro. Ma non poteva non essere così da parte di un’autrice che ha scritto tanti bei libri e che ha studiato la narrazione autobiografica presso l’ Università dell’Autobiografia di Duccio Demetrio.
Cosa c’entra l’autobiografia di un bambina rom con Floriana, una donna italiana colta e raffinata? C’entra eccome, perché lo sguardo della bambina sul mondo dei rom come su quello dei gagè (nomignolo con cui chiama noi non nomadi) si confonde con lo sguardo di Floriana che si immedesima fino in fondo con la bambina, ne condivide i sentimenti nella descrizione del fatiscente e violento campo-rom come nella descrizione dell’impatto con il mondo a questo limitrofo. La bambina, man mano che cresce, assume lo sguardo critico di una donna che, come Floriana, aspira fortemente alla libertà, ed è consapevole del conflitto uomo-donna e di come questo conflitto condiziona più crudelmente le donne rom ma non esime noi donne gagè.
A differenza di altri autori/e che costruiscono i loro personaggi e li abbandonano agli automatismi di una trama che diventa obbligante, Floriana, esperta anche in counseling transazionale, li costruisce e li accompagna per tutto il percorso del libro, mettendosi nei loro panni e assumendo di volta in volta i loro punti di vista. Sembrerebbe un’unica operazione costruire il personaggio e assumerne il punto di vista, invece sono due operazioni differenti. A quanti autori sfuggono dalle mani i loro personaggi? Inoltre, sono molto curate le dinamiche di gruppo dei familiari di Marika anche con gli altri attori del campo, le dinamiche del centro-estetico tra massaggiatrici e tra queste e le clienti, e sono curati singolarmente i loro profili esistenziali. L’autrice è counselor transazionale esistenziale, e si nota dal come tratteggia i profili esistenziali di tante donne che affollano il suo testo.
La storia è quella di una bambina rom che nasce in un campo fatiscente di Nomadi ma sotto il segno degli Arcani della Stella e del Carro che, come predice la nonna materna che legge i tarocchi, stanno ad indicare cambiamenti radicali. L’inizio è lineare, ma man mano che si procede nella lettura, la trama diventa sempre più complessa, più intrigante. Questa non è solo la storia di una singola, non è in gioco solo la visione del mondo di questa bambina, ma è la storia del conflitto e del contrasto di tanti punti di vista che si compongono e scompongono lungo la narrazione. Relazioni e conflitti nel campo rom, nella famiglia della piccola, nel vicino bar e centro estetico. Due mondi paralleli che si differenziano ma allo stesso tempo si intersecano e si rispecchiano. Tutto questo attraverso lo sguardo determinato di Marika, che non vuole seguire il destino delle donne della sua famiglia, quindi trova nella scrittura e nella musica la fuga, ma anche il suo riscatto e realizzazione.
Il punto focale è quando in seguito al solito incendio, appiccato dai gagé per cacciarli via, i Rom sono costretti a spostare il campo, in un luogo vicino ad un bar e ad un centro estetico, Marika entra in contatto più diretto con il mondo esterno, prima spiando nascosta tra gli alberi, e poi entrando in contatto diretto con Eveline (anche lei straniera, moglie del barista) e le massaggiatrici del centro. Un mondo affollato di donne, di ceti diversi, ma anche di diverse tipologie. Tra le massaggiatrici c’è Rosalba, la direttrice infaticabile, c’è Carmen che sogna un futuro con Rino, Anna che fantastica di sposare un uomo ricco, e poi tra le clienti una improbabile conduttrice Tv che sembra tutt’altro, la donna ricca ed insoddisfatta, la madre ansiosa che non sa educare i propri figli, la singol perfezionista, e la barista, che sembra tranquilla ma sotto le ceneri cova la ribellione e che la porterà al gesto imprevedibile di abbandonare il marito. Marika oppone a quel mondo quello delle donne del suo campo: la nonna saggia che predice con i tarocchi e che le ha predetto la sua buona-stella; la madre bellissima che le ha inculcato l’amore per la scrittura e la libertà, nonostante si sia arresa poi all’ubbidienza a un marito ubriacone e violento, che ha sperperato le sue piccole riserve di danaro e finisce nelle mani di Pavel, sudicio usuraio del campo; Vania, l’amica sensibile e gentile che finisce in carcere per pagare i debiti del padre, e infine le donne che preparano insieme dolci e torte per le feste del campo rom, uniche pause dalle sofferenze continue di una vita da Nomadi.
Nonostante le apparenze, il mondo di fuori è simile al mondo di dentro per le donne, il cui destino di obbedienza agli uomini è segnato fin dalla nascita. Marika ne diviene consapevole e stringe amicizia soprattutto con Carmen, ed è proprio questa relazione che la salva.
La relazione tra donne tanto invocata negli scritti del femminismo della differenza, qui la si vede all’opera.
Carmen la mette in contatto con un maestro di Musica, Carmen la porta con sé, nonostante non vada via per motivi di piacere, ma per la malasorte che la perseguita, Carmen l’affida ad una Casa famiglia. Nell’ultimo capitolo avvengono cose del tutto impreviste, come un giallo, Marika che uccide Palov, Rino in procinto di ritornare da Bergamo a Napoli in coma per un incidente sul lavoro: da qui la fuga delle due donne a Bergamo. Ma questo ultimo capitolo non è il finale, il finale è nel primo capitolo. Un finale sul quale, passato inosservato come primo capitolo, si ritorna per costatare come veramente la storia di Marika si concluda. Si conclude con il successo nel campo della musica. La nonna l’avevo predetto prima della sua fuga: interrogata da lei, aveva estratto dal mazzo di carte l‘Arcano con l’immagine della donna nuda al centro, la corona di alloro, il leone, l’aquila, il bue e l’angelo, simbolo del successo. Rimane in Marika comunque la nostalgia delle sue radici: la madre giovane bellissima, la nonna che predice il futuro, il nonno che le ha insegnato la musica, e poi il campo fatiscente ma che brulica di vita e di colori, per le gonne volteggianti dai disegni variopinti delle sue amiche zingare. Mille colori rispetto invece alla zona grigia e borghese in cui abita nel presente. Nonostante i successi, ecco di nuovo a confronto i due mondi: il mondo di dentro e il mondo di fuori!