La coraggiosa marcia delle donne: “vogliamo decidere noi”
Dal sito italiano del Forum sociale mondiale di Nairobi riprendiamo questo contributo di Roberto Natale, della Giunta Fnsi, dedicato alla marcia delle donne che oggi, 20 gennaio, giornata di apertura del Social forum hanno sfilato per le strade di Nairobi.Donne. Tante donne: suore, bambine, animatrici di gruppi. Sono loro uno dei fili piu` robusti e vistosi della marcia che apre il World Social Forum dalla baraccopoli di Kibera. Sui loro striscioni e sulle loro magliette gli slogan piu` belli, che mettono insieme diritti civili e questione sociale.
“Le donne non sono una proprietàè la terra la proprieta che le donne devono possedere†. Altre chiedono “partecipazione paritaria di uomini e donne nei processi di decisione”.
Le “{{donne per il cambiamento}}” vengono dallo Zambia: la loro maglietta ricorda che “un altro paese libero dalla povertàè possibile”, e colpisce ancora di più perché ad indossarla sono anche i loro uomini. Le ragazzine portano in strada, con aria serissima, richieste impegnative per i loro dieci-dodici anni: “assicurare il diritto all’educazione attraverso la giustizia in agricoltura”, oppure “basta con i matrimoni forzati”. E poi i cartelli piu` duri da leggere, se si fa caso alle piccole mani che li sorreggono: “stop alla mutilazione dei genitali femminili”.
Parla anche di loro la statua che è stata messa nello spiazzo dell’Uhruru Park: una donna incinta che si dimena, mentre grandi chiodi le trafiggono mani e piedi.
Sfilano le richieste di un mondo diverso, e come per ironia i megaposter pubblicitari che campeggiano lungo il percorso sembrano rispondere che sì, questo mondo diverso è a portata di mano: basta avere i soldi.
“Voce per i senzavoce”, chiedono le magliette di uno spezzone di corteo, mentre passano sotto un cartellone gigantesco che presenta l`ultima, vantaggiosissima offerta di un gestore telefonico. “Un mondo di scelte. Tu ne hai bisogno, noi ce l’abbiamo”, promette da un cartellone gigantesco una catena di ipermercati. Difficile convincerne gli abitanti e i piccoli commercianti degli slums, che sfilano chiedendo al governo di non essere ancora costretti nell’illegalità. Anche se si definiscono “homeless, but not hopeless”: senza casa, ma non per questo privi di speranza. Quella stessa speranza che fa gridare che “un mondo senza Aids è possibile”: passando in Africa, lo slogan più famoso del World Social Forum non vuole ignorare le dimensioni del dramma, del quale parlano senza parole anche i piccolissimi orfani che alcune suore tengono in braccio.
A conclusione del corteo, gli impegni di lotta si fondono con l’allegria della festa. Risuona forte l’orgoglio di un continente che a Nairobi, oggi, sembra percepirsi come soggetto unitario: ogni riferimento che dal palco venga all’Africa e` sottolineato con entusiasmo. Da noi europei, insieme agli impegni di lavoro comune, anche una richiesta di perdono. La avanza al micorofono Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace: “Vi chiediamo perdono non sono per quello che i nostri antenati hanno fatto in passato, ma anche per l’azione degli europei di oggi ai vostri danni: per quello che fanno di sbagliato, e per quello che dovrebbero fare e non fanno”. Il Forum apprezza e ringrazia.
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