La cultura della differenza di genere nella scuola
A proposito dell’assenza di qualsiasi prospettiva di genere nei programmi per i concorsi per l’insegnamento mi pare interessante segnalare una iniziativa che ha visto la luce all’interno del Tavolo di Concertazione previsto in attuazione del Protocollo d’Intesa sottoscritto nel 2010 da MIURe DPO per promuovere la diffusione della cultura della differenza di genere nel mondo della ricerca scientifica, nella scuola e in tutto il percorso formativo.Il [Documento di indirizzo sulla diversità di genere->http://www.pariopportunita.gov.it/images/stories/documenti_vari/UserFiles/PrimoPiano/ccf17062011_00000_2.pdf] sottoscritto dalle due Ministre del MIUR e DPO, Gelmini e Carfagna, nel giugno 2011 è stato presumibilmente dimenticato in un cassetto del MIUR, dal momento che non ce n’è traccia nei programmi per i concorsi e non ne sapevano nulla nemmeno le insegnanti presenti alla Scuola di Management del Gender Mainstreaming per dirigenti scolastic* che si è svolta all’Università di Camerino gli scorsi 10 e 11 settembre 2012.
Il Documento di indirizzo sulla diversità di genere prevede l’introduzione di una “{didattica sensibile”} alle differenze di genere e la promozione della cultura di genere attraverso i cinque ambiti di famiglia, lavoro, donne e scienza, spazio pubblico e gruppi sociali e ,infine, linguaggio e media.
Al fine di promuovere nella comunicazione familiare un linguaggio capace di favorire “{una rappresentazione equilibrata tra il ruolo femminile e quello maschile}”, il Documento raccomanda che educatori e formatori siano messi in grado di interpretare e influire rispetto alle ruolizzazioni tradizionali di bambini e bambine, ragazzi e ragazze agite nelle famiglie che ne influenzano sviluppi cognitivi competenze percezione di sé e autostima.
L’espressione del Documento sulla “{rappresentazione equilibrata tra il ruolo femminile e quello maschile}” contiene una certa dose di ambiguità in quanto parrebbe suggerire un equilibrio meno iniquo e piu’ moderno nei ruoli tradizionali e nella divisione di genere del lavoro piuttosto che l’effettiva decostruzione dei ruoli e dei connessi stereotipi raccomandata nei documenti europei.
Il Documento di indirizzo raccomanda poi di orientare la scelta delle ragazze verso professioni in cui oggi sono sottorappresentate, valorizzandone a pieno le risorse.
_ Da qui la necessità di promuovere e stimolare l’interesse delle ragazze negli studi scientifici accrescendo la loro autostima rispetto a questo tipo di apprendimento.
_ Da qui anche la raccomandazione di riprogettare a livello teorico e pratico l’insegnamento della scienza, superando la visione tendenzialmente positivista della scienza ancora presente nell’insegnamento per restituirne la complessità dei processi di sviluppo e dei relativi paradigmi, per contestualizzare e storicizzare metodi, prassi scientifiche e soggetti che hanno fatto e fanno la scienza.
Si raccomandano dunque metodi didattici basati sull’apprendimento attivo che promuovano e valorizzino le differenze, come ad esempio l’apprendimento basato sulla real-life experience utile per un maggior coinvolgimento delle ragazze non meno che dei ragazzi.
Il Documento raccomanda inoltre agli insegnanti di organizzare interventi mirati alla sensibilizzazione dello ”{spazio pubblico}” rispetto alla critica di stereotipi e ruoli precostituiti, nonché incontri anche informali per lo scambio di esperienze sotto forma di “gender forum”.
_ Si raccomanda infine uno specifico lavoro sul linguaggio e sulle immagini dei media, per decostruirne usi, contenuti, simboli stereotipizzati e sessisti e per promuovere una cultura rispettosa della dignità di donne e uomini.
I/le docenti influenzano in modo decisivo la formazione delle identità degli allievi, non solo attraverso l’insegnamento disciplinare ma anche in quanto educatori/trici e, dunque, mediante le pratiche educative.
_ Perciò non si tratta solo di promuovere la conoscenza e stimolare la riflessione degli studenti e delle studentesse sui temi dei diritti, della parità e differenza di genere, ma anche di provvedere alla loro educazione sentimentale ed emotiva.
In questo senso il Documento di indirizzo del MIUR raccomanda di seguire una “pedagogia della vicinanza” la quale chiama in questione anche la stessa personalità del/della docente, le sue capacità relazionali e i modelli e l’identità di genere che trasmette.
Di conseguenza mi sembra inevitabile richiamare l’attenzione sulla femminilizzazione del personale docente (in Italia in tutti gli ordini scolastici a partire dalle elementari l’87% degli insegnanti è donna) con tutto ciò che vi è legato sia intermini di bassa retribuzione che di svalutazione del ruolo di insegnante, ma anche di trasmissione dei ruoli di genere stereotipati che oggi si riscontrano ancora in tanta parte delle ragazze e dei ragazzi.
Non si puo’ non constatare come la riproduzione nelle giovani generazioni di una femminilità stereotipata, magari sotto spoglie apparentemente nuove, basata sull’esaltazione consumistica e sessuale del corpo, sull’introiezione della gerarchia di genere, su un’autopercezione svalutante sia dovuta in gran parte al ruolo che le stesse insegnanti hanno svolto e svolgono nella scuola.
_ Da qui la necessità di una continua formazione di insegnanti e specificamente delle insegnanti che sia in grado mettere in critica le loro stesse identità e le complicità introiettate con la cultura di genere dominante.
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