La femminilizzazione dei lavori poveri
Da “kila – il punto di vista delle donne” (Commissione regionale pari opportunità Regione Piemonte) riprendiamo questa nota, illustrativa di un nuovo rapporto dell’organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) sulle tendenze globali dell’occupazione femminile nel mondo.Le donne al mondo che lavorano non sono mai state così numerose, tuttavia il persistere di differenze rispetto ai lavoratori uomini a livello di status, sicurezza del posto di lavoro, salario e accesso all’istruzione sta contribuendo alla femminilizzazione dei lavoratori poveri. È quanto emerge da {{un nuovo studio dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), pubblicato in occasione della Giornata mondiale della donna.}}
Secondo il Rapporto sulle tendenze globali dell’occupazione femminile 2007 il numero delle donne presenti sul mercato del lavoro – siano esse occupate o in cerca di occupazione – ha raggiunto il livello più elevato. Nel 2006, secondo le stime dell’ILO, dei 2,9 miliardi di lavoratori nel mondo 1,2 miliardi erano donne. Dal 1997 a oggi il numero delle donne al lavoro è cresciuto di 200 milioni di unità. Nello stesso periodo è aumentato, in minore misura, anche il numero delle disoccupate: oggi sono 81,6 milioni. Il tasso di disoccupazione femminile è sceso al 6,4 per cento mentre quello della componente maschile è pari al 5,7 per cento.
Nonostante ciò, sempre secondo l’ILO, sono {{sempre più numerose le donne senza lavoro (81 milioni), occupate in lavori poco produttivi nel settore agricolo o nei servizi o quelle che, a parità di mansioni rispetto agli uomini, ricevono salari più bassi}}.
“Nonostante alcuni progressi, sono ancora troppe le donne oggi che svolgono lavori mal remunerati, spesso nell’economia informale, senza adeguata protezione giuridica, con scarsa o nessuna protezione sociale e con un livello di precarietà molto alto”, ha dichiarato il Direttore Generale dell’ILO, Juan Somavia. “Promuovere il lavoro dignitoso come strumento fondamentale per il raggiungimento dell’uguaglianza tra uomini e donne è un percorso che permetterà di aumentare il livello dei salari e di accrescere le opportunità di lavoro per le donne e di far uscire molte famiglie dalla morsa della povertà”.
Il rapporto rileva che oggi un numero maggiore di donne in età lavorativa ha un lavoro retribuito (47,%) rispetto a 10 anni fa (42,9 %). Tuttavia, lo studio fa notare che più una regione è povera, più le donne rischiano, rispetto agli uomini, di non essere retribuite quando collaborano in imprese familiari o di lavorare per conto proprio per redditi minimi.
{{Durante lo scorso decennio, il settore dei servizi ha sorpassato l’agricoltura come prima fonte di impiego per le donne}}. Nel 2007 il 36,1 per cento delle donne impiegate lavorava nel settore agricolo e il 46,3 per cento nei servizi. In confronto, gli equivalenti maschili erano del 34 per cento nell’agricoltura e 40,4 per cento nei servizi.
Secondo il {{precedente Rapporto, edito nel 2004}}, le donne rappresentavano almeno il 60% dei lavoratori poveri nel mondo, ovvero di coloro che lavorano ma non guadagnano abbastanza per innalzare, se stessi e le proprie famiglie, al di sopra della soglia di un dollaro al giorno per persona. Secondo l’ILO, non c’è ragione di credere che questa situazione sia cambiata negli ultimi due anni o che cambierà a breve.
A livello globale, il {{rapporto fra occupazione e popolazione}} – che indica quanto le economie traggono beneficio dal potenziale produttivo della propria popolazione in età lavorativa – è molto più basso per le donne che per gli uomini. Infatti, solo la metà delle donne economicamente attive (oltre i 15 anni) possiede un lavoro, mentre per gli uomini il rapporto è di 7 su 10.
Lo studio inoltre menziona prove della {{persistenza di differenze salariali}}. Nella maggior parte delle regioni e in vari settori, pur svolgendo lo stesso lavoro, le donne guadagnano meno ma alcuni dati mostrano che la globalizzazione può contribuire a ridurre queste differenze per alcuni tipi di occupazione.
Un’analisi dei dati disponibili per sei categorie professionali evidenzia che, nella maggior parte delle economie, le donne guadagnano ancora il 90% o anche meno dei loro colleghi uomini. Anche per lavori tradizionalmente femminili, come ad esempio le infermiere e le insegnanti, permane la differenza salariale.
Infine, anche se il tasso di alfabetizzazione delle donne è oggi più elevato rispetto a 10 anni fa, nella maggior parte delle regioni del mondo l’accesso ai vari livelli di istruzione rimane ancora molto sbilanciato tra donne e uomini. Inoltre, il 60% dei giovani che abbandonano gli studi è costituito da ragazze, spesso perché devono aiutare in casa o andare a lavorare. Il rapporto sottolinea che il fatto che queste ragazze non possano finire gli studi, anche primari, toglie loro l’opportunità di dare una svolta al proprio futuro.
I risultati del Rapporto sulle tendenze globali dell’occupazione femminile di quest’anno sono solo parzialmente incoraggianti. Le differenze di genere stanno diminuendo, ma lentamente. Il rapporto conclude che “creare opportunità di lavoro dignitoso e produttivo per le donne è possibile, come mostrato dai progressi elencati nel rapporto. Tuttavia, i soggetti politici non solo devono porre la questione dell’occupazione al centro delle politiche sociali ed economiche, ma devono anche riconoscere che le sfide affrontate dalle donne nel mondo del lavoro richiedono interventi mirati a risolvere problemi specifici”.
per maggiori informazioni www.kila.it
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