Una Gunjak, regista documentarista e montatrice della Bosnia-Erzegovina, esordisce nel lungometraggio con il pluripremiato La gita scolastica (Excursion tit.or.) dopo due interessanti cortometraggi. Il primo, The Chicken, si svolge durante il terribile assedio di Sarajevo del 1993; il secondo, Salamat From Germany, racconta le peripezie di un libanese che acquista un passaporto siriano per fuggire in Germania.

Una gita scolastica è invece il pretesto intorno a cui costruisce, nel suo primo film, l’affresco di una società in cui giovani e adulti districano i nodi invisibili di un passato oscuro ancora presente.

La tredicenne Iman, protagonista di La gita scolastica (2023), è un’adolescente dai capelli corti e l’abbigliamento unisex, una “secchiona” – come la definisce la compagna di classe che è anche amica del cuore – desiderosa di crescere. La regista la presenta nella prima scena del film di schiena. Iman osserva i compagni di classe che giocano a obbligo o verità, il gioco che tra tredicenni diventa pretesto per un bacio o alludere scherzosamente al sesso. Iman partecipa in silenzio accanto all’amica del cuore, appartata come lei. I genitori intanto discutono con una insegnante su una destinazione “sicura e civile” per la gita scolastica. Nella discussione incombe il ricordo di ciò che è (realmente) accaduto a sette tredicenni di Banja Luka, tornate a casa in stato di gravidanza da una gita scolastica a Sarajevo, la città in cui si svolge la storia.

Anche tra gli adolescenti si parla di questa storia tra incredulità e desiderio. Ed è qui che Iman comincia a imporsi all’attenzione del gruppo dei coetanei mostrandosi bene “informata” sul sesso, come commenta una ragazza. “Non è vero che hai scopato con Damir?” chiede all’improvviso una compagna di classe alludendo ad un ragazzo più grande di loro, uno strambo con la testa rasata che ha parlato del suo incontro con  Iman con qualcuno che ha poi diffuso la notizia. Iman, con gli occhi di tutti i coetanei puntati su di lei, pensa un attimo e poi risponde con un sorriso “sì”. Iman continuerà a sostenere con caparbia determinazione la sua bugia che la porrà progressivamente al centro dell’attenzione di tutta la scuola.

Sulla bugia di questa adolescente, Una Gunjak costruisce un film che non si sofferma sulle possibili motivazioni che spingono Iman a mentire costringendo lo spettatore a osservare, nel significato profondo di rispettare, la scelta “dissennata” – fuori dal senno comune – di questa tredicenne. Vediamo Iman nella casa genitoriale con il nonno, il fratello, il padre che torna distrutto dal lavoro o la madre apparentemente assente, in realtà presente nel sostenere la verità della figlia. La bugia, paradossalmente, fa crescere Iman: la rende disinvolta con i compagni di scuola, combattiva nella solitudine in cui viene scaraventata, consapevole di aver “forzato” la realtà al suo desiderio di vivere con Damir la sessualità. Colpisce l’urgenza di affermare il suo essere desiderante e desiderabile ed infine la voglia di lottare.

Come dice la stessa regista La gita scolastica nasce da una urgenza e dall’impegno di girare un film “come donna ormai ultratrentenne che sta districando i nodi della propria maturità sessuale, come bosniaca che osserva la propria società e in particolare la gioventù, e infine semplicemente come femminista” (pressbook film) .

Non a caso, nel finale del film tre bambine offrono alla maestra per l’otto marzo un mazzo di fiori mentre inizia il ritmo cadenzato di un rap che accompagna Iman nel viaggio simbolico verso l’età adulta.

Asja Zara Lagumdžija è molto brava nel difficile ruolo di Iman. Come gli altri adolescenti del film è un’attrice non-professionista. Il Cast è completato da attori professionisti nel ruolo degli adulti.

La gita scolastica, tra gli altri premi, ha vinto la Menzione Speciale al 76° Festival di Locarno. Il film da 7 novembre è in programmazione nelle sale cinematografiche.