La legge “anti gay” dell’Uganda: intervista a Imma Battaglia
Intervista sul canale YouTube dell’associazione Il Paese delle Donne a Imma Battaglia, attivista e politica, leader del movimento LGBTQIA+ in Italia, già presidente del circolo “Mario Mieli”; co-fondatrice e vice presidente di Dì GAY PROJET.
La legge firmata da Yoweri Kaguta Musèveni, dittatore e militare, Presidente dell’Uganda (dal 1986), è uscita da un Parlamento presieduto da Annet Annita Among, in un paese che già riteneva illegali le relazioni omosessuali e lesbiche, ora “punite” con il carcere fino all’ergastolo o con la pena di morte per “omosessualità aggravata” (relazioni con persone malate di HIV o disabili o per stupro).
Questa legge lede i diritti umani, straccia le convenzioni internazionali compresa la “Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli ” (Nairobi, 27 giugno 1981, Conferenza dei Ministri della Giustizia dell’Organizzazione dell’Unità Africana – OUA). “Una legge terribile e inaccettabile, d’odio e persecuzione che dimostra come il mondo faccia fatica a progredire” dichiara IMMA BATTAGLIA chiedendo “…sostegno internazionale per la comunità LGBTQIA+ in Uganda e non solo, per le loro famiglie e per gli/le attivisti/e e associazioni che difendono i diritti umani.” Una legge “pericolosa” in una situazione che non solo in Uganda mette a rischio le persone LGBTQIA+, specie “…in paesi patriarcali e sessisti (…) occorre analizzare e attenzionare la situazione, non percepita nella sua realtà.” Altro “obiettivo primario, da assumere a livello internazionale” è l’abolizione della pena di morte. “…Nessuna/o al mondo sarà sicura/o senza un progresso nel rispetto delle persone LGBTQIA+ o se ci saranno paesi nel mondo che rimarranno indietro.” Nel Comunicato Stampa della sua associazione, “Dì GAY PROJET” – e rilanciato nel Gay Pride di Roma (10 giugno 2023) – l’auspicio di “… forti iniziative di organismi internazionali e l’intervento delle Nazioni Unite per sollevare non solo un moto di indignazione generale in tutti i continenti ma anche per mettere su misure sanzionatorie a vari livelli nei confronti del Governo ugandese.”
In merito al ritiro del patrocinio istituzionale al Gay Pride di Roma e di Milano, Imma Battaglia non lo ritiene “…ostativo rispetto allo svolgimento e alla partecipazione alla manifestazione, ma indicativo di un cambiamento delle istituzioni in termini antidemocratici. Sento come molto grave la mancanza, da parte della compagine governativa, di ascolto e di attenzione (…). I segnali non sono positivi e bisogna vigilare per non fare arretrare anche l’Italia.”