La mamma di Ilaria Alpi si dice delusa verso una giustizia incapace dopo 23 anni di trovare la verità sulla esecuzione di sua figlia e di Miriam Hrovatin
Luciana Riccardi ha avuto la figlia, Ilaria Alpi, uccisa il 20 marzo 1994, mentre era in Somalia, inviata come giornalista dalla Rai. Nessuno le ha mai detto chi ha eseguito quella condanna a morte brutale e perché, ma ha ricevuto ripetutamente dolore e formali ossequi.
Ha dichiarato oggi alla stampa: “Con il cuore pieno di amarezza, come cittadina e come madre ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben 23 anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin. Non posso tollerare ulteriormente il tormento di un’attesa che non mi è consentita né dall’età né dalla salute. Per questo motivo ho deciso di astenermi d’ora in avanti dal frequentare uffici giudiziari e dal promuovere nuove iniziative. Non verrà però meno la mia vigilanza contro ogni altro tentativo di occultamento”.
Alla fine del 2014 scrissi per la Rete la sua lettera, inviata ai vertici dell’Associazione ‘Ilaria Alpi’ e del ‘Premio Ilaria Alpi’, oltre che al sindaco di Riccione e all’assessore alla Cultura dell’Emilia-Romagna: «Vi prego di prendere atto delle mie dimissioni irrevocabili da socio dell’associazione e del mio desiderio che si ponga termine a iniziative quali il Premio Alpi, di cui non è più ravvisabile alcuna utilità… Le indagini non hanno portato ad alcun risultato, quindi il premio che ricorda Ilaria Alpi non è più utile».
Scriveva Manlio Dinucci su il Manifesto l’8 giugno 2015: La docufiction «Ilaria Alpi – L’ultimo viaggio» (visibile sul sito di Rai Tre) getta luce, soprattutto grazie a prove scoperte dal giornalista Luigi Grimaldi, sull’omicidio della giornalista e del suo operatore Miran Hrovatin il 20 marzo 1994 a Mogadiscio. Furono assassinati, in un agguato organizzato dalla Cia con l’aiuto di Gladio e servizi segreti italiani, perché avevano scoperto un traffico di armi gestito dalla Cia attraverso la flotta della società Schifco, donata dalla Cooperazione italiana alla Somalia ufficialmente per la pesca. In realtà, agli inizi degli anni Novanta, le navi della Shifco erano usate, insieme a navi della Lettonia, per trasportare armi Usa e rifiuti tossici anche radioattivi in Somalia e per rifornire di armi la Croazia in guerra contro la Jugoslavia. Anche se nella docufiction non se ne parla, risulta che una nave della Shifco, la 21 Oktoobar II (poi sotto bandiera panamense col nome di Urgull), si trovava il 10 aprile 1991 nel porto di Livorno dove era in corso una operazione segreta di trasbordo di armi statunitensi rientrate a Camp Darby dopo la guerra all’Iraq, e dove si consumò la tragedia della Moby Prince in cui morirono 140 persone. Sul caso Alpi, dopo otto processi (con la condanna di un somalo ritenuto innocente dagli stessi genitori di Ilaria) e quattro commissioni parlamentari, sta venendo alla luce la verità, ossia ciò che Ilaria aveva scoperto e appuntato sui taccuini, fatti sparire dai servizi segreti. Una verità di scottante, drammatica attualità…”
La verità non ha mai trovato casa, solo il suo corpo è tornato ed è sepolto al Cimitero Flaminio di Roma.
video e foto su http://www.agoravox.it/Caso-Ilaria-Alpi-Luciana-Riccardi.html