Sul canale YouTube dell’associazione intervista a Erika Maderna, autrice di La memoria delle mani.

Il libro rivisita in modo transculturale, con sguardo multidisciplinare, l’evento del parto e il ruolo della levatrice in ambiti fino a tempi relativamente recenti di esclusiva pertinenza femminile.

https://youtu.be/01En5UwhAj8

Un ricco corredo fotografico propone “la scena” del parto e offre spunti a tema, come la figura anatomica d’avorio di donna gravida, con organi rimovibili (XVII sec.) Gesti, formule, preghiere, amuleti utili al felice esito del parto sono compiutamente descritti. “Le mani della levatrice”, afferma l’Autrice, “operano come strumenti chirurgici dotati di una propria vista, nel buio uterino, e aiutano a trarre alla luce nuove vite (…) nel suo tocco, c’è una reminiscenza di gesti simili a cantilene, ci sono le pratiche delle mammane che hanno portato alla luce molti bambini, movenze e cenni mille volte ripetuti e altri nuovi frutto di prontezza, intuizione individuale, perizia.” (copertina). Nell’Introduzione, l’Autrice indaga la dimensione fondamentale dell’esperienza umana del parto, dalle più antiche manifestazioni del vivere sociale, sia sotto gli aspetti simbolici che organizzativi basati su “competenze femminili mediche e farmaceutiche nei circuiti di trasmissione orale delle conoscenze.” In cinque capitoli – Questioni di fili intrecci e scioglimenti, Sulla scena del parto, La levatrice e la strega, A ritrovare i volti, Le Pioniere – è esplorata, dall’antichità ad oggi, “l’oscenità del parto, per lungo tempo soggetta a interdizione culturale” e si entra nell’odierno dibattito sulle opzioni procreative a fronte di un “crescente interesse per pratiche di nascita più rispettose del diritto delle donne a operare scelte libere e consapevoli.” Le pagine ripercorrono una figura che per i suoi saperi, per la sua contiguità con la sfera della vita e della morte, è stata anche pretestuosamente avvicinata a quella della strega e si citano le poche opere conosciute, a tema, a firma femminile. Una letteratura esigua ma di grande competenza, il cui testo più antico, a oggi conosciuto, è quello di Metrodora da Bisanzio (VI secolo) “Sulle malattie delle donne”. Erika Maderna sottolinea innanzitutto l’identificazione dell’autrice con un “nome parlante” significando Metrodora “doni dell’utero.” (p. 158). La sua raccolta di ricette e indicazioni di carattere pratico “portano il sigillo dell’esperienza” sottolinea Maderna, che le riconosce il merito di ricorrere spesso all’espressione “ciò ha fatto buona prova” e di parlare in prima persona, a maggiore garanzia di affidabilità.” (p. 159) Nel libro, “una virtuosa catena di donne”, che sono “state accanto”, “fedeli allo stesso compito” e che nell’oggi “recuperano ciò che è stato sottratto o è stato narrato con parole improprie.” (p. 191)

Info: Erika Madrna, La memoria nelle mani. Storie, tradizioni e rituali delle levatrici. – Sansepolcro (AR): Aboca edizioni 2024.