La nuova crociata contro il diritto all’autodeterminazione richiede un salto di qualità nella risposta delle donne
L’attacco al diritto d’aborto, in questo paese, non si è mai del tutto fermato. Da un po’ di anni, però, dopo gli attacchi frontali, rozzi a cui le donne hanno risposto con grandi manifestazioni, abbiamo assistito ad un salto di qualità: esso è avvenuto a macchia di leopardo con intervento degli enti locali o “nascosto” in articoli di leggi che, apparentemente, nulla hanno a che fare con la 194. Il risultato è che provvedimenti legislativi, prese di posizione hanno fatto scuola e, oggi, le risposte che a livello locale le donne quotidianamente danno richiedono, anch’esse, un salto di qualità.
Solo per citare gli attacchi più recenti al diritto d’aborto, ricordiamo: in {{Piemonte}}, il {“Protocollo per il miglioramento del percorso assistenziale per la donna che richiede l’interruzione volontaria di gravidanza}” proposto dall’assessore Caterina Ferrero era stato approvato il 15 dicembre 2010 dal Consiglio Regionale del Piemonte.
Questa delibera è l’attuazione pratica di una parte del “{Patto per la vita e la famiglia}” firmato in febbraio da{{ Cota}} durante la campagna elettorale con la parte più integralista del Movimento per la Vita.
La finalità ultima del protocollo sta nell’obbligo da parte dei consultori pubblici di stringere collaborazioni con il Movimento per la Vita i cui volontari potranno entrare in contatto con le donne che richiedono l’IVG fin dal primo colloquio. il tentativo di legittimare l’ingresso dei movimenti pro-life nei consultori e di smantellamento dei consultori pubblici a favore di strutture private e confessionali o con quelli che altrove si tenta di istituzionalizzare e che si chiamano centri di mediazione familiare che intervengono in fase di separazione e eventuale affido dei figli.
Già prima Cota era intervenuto pesantemente sull’introduzione dell’ RU486, dichiarando che si sarebbe opposto alla sua introduzione negli ospedali piemontesi; {{in Lazio nella Proposta di Legge della Regione sul riordino dei Consultori }} si parla dei {{Consultori come luoghi per il consolidamento della famiglia e dei valori etici di cui essa è portatrice}}.
Contemporaneamente abbiamo assistito ad una campagna ideologica e mass mediatica di attacco alla contraccezione e per l’ampliamento di obiezione di coscienza anche ai farmacisti-vedi la pillola del giorno dopo che in maniera strumentale si cerca di far passare come pillola abortiva-.
L’elenco potrebbe continuare, ci preme, ancora una volta, ribadire che gli attacchi al diritto d’aborto è funzionale a un ritorno al moderno medioevo in cui vogliono ricacciare le donne – dalla chiesa a esponenti politici non si perde occasione per criminalizzare le donne che abortiscono e, dall’altro, esaltare la centralità della famiglia e il ruolo in essa di moglie e madre delle donne – ricordiamo che fu il governo di centrosinistra a “inaugurare” il ministero per la famiglia.
E’ una crociata particolarmente accanita perchè l’aborto sancisce il diritto all’autodeterminazione delle donne in materia di sessualità e maternità, rappresenta emblematicamente, la conquista delle donne di poter decidere sulla e della propria vita.
Noi crediamo che sia {{necessaria una ripresa a tutto campo delle lotte delle donne a livello nazionale }} per contrastare sul piano ideologico e pratico l’offensiva contro il diritto d’aborto, che unifichi e connetta le lotte che a livello locale collettivi femministi, donne fanno contro l’attacco al diritto d’aborto, che permetta loro di acquisire visibilità e forza con una piattaforma che comprenda, ad esempio, il miglioramento della 194, eliminando l’obiezione di coscienza; non solo l’introduzione della RU486 in tutti gli ospedali, ma la possibilità di accedervi per le donne che desiderano utilizzarla, senza il ricatto di degenza ospedaliera; l’abolizione della L40 e il suo articolo oscurantista sul riconoscimento giuridico dell’embrione, l’ampliamento dei consultori pubblici e senza presenza di movimenti per la vita nelle strutture sanitarie pubbliche, in Lombardia – che con la giunta Formigoni ha fatto spesso da apripista negli attacchi ideologici e pratici al diritto d’aborto ad esempio sulle linee guida per l’interruzione volontaria della gravidanza- la cancellazione dell’articolo sulla sepoltura dei feti e la lotta contro le moderne ruote degli esposti, accesso alla pillola del giorno dopo.
[“La borsa e la vita – Le mani sui consultori”->https://www.womenews.net/spip3/spip.php?article8070]
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