La parola ai femminismi che non fanno notizia
Un titolo intrigante (“Irriverenti e libere”), una copertina eloquente (siamo qua, sembrano esclamare le giovani donne di Anarkikka rompendo la cappa del silenzio mediatico), un indice accattivante (con scansione temporale dei capitoli e titoli provocatori come spesso i nomi dei soggetti collettivi indagati)*: il libro di Barbara Bonomi Romagnoli appena uscito nelle librerie, presentato alla Casa internazionale delle donne il 16 aprile.“Dal Duemila in poi ho messo da parte volantini, mail, documenti, ricordi, interviste e appunti sparsi, convinta che queste storie di femminismi e movimenti di donne debbano diventare patrimonio comune. Sono esperimenti, a volte molto ben riusciti, a volte un po’ meno, pezzi di vita collettiva, frammenti di discussioni e confronti, parole e azioni sul territorio o il racconto di reti nazionali talora virtualmente sul web e spesso capaci di innovazione, soprattutto rispetto al linguaggio e al valore simbolico che nutre il senso comune”, dice {{Barbara Bonomi Romagnoli}} nella sua premessa a questa indagine (cosa non da poco in tempi in tempi di bla bla bla) che rivela in pieno il suo essere giornalista e femminista, come d’altra parte lei stessa dichiara.
Nel suo “vasto” giacimento di materiali raccolti ha dovuto ovviamente {{operare una selezione }} per poter giungere a quello che lei stessa definisce “un racconto a puntate… di pezzi di femminismi sparsi per l’Italia dal 2000 al 2013 ma anche di movimenti che hanno avuto e continuano ad avere rapporti difficili con i femminismi:”
“In primo luogo – specifica l’autrice – ho dato la precedenza alle storie che non sono state sotto i riflettori dei media, o vi sono state in maniera marginale, rispetto ad esperienze certamente significative a livello nazionale… In secondo luogo, ho scelto a partire dalla mia esperienza personale condivisa con altre e rappresentativa – a mio modo di vedere – di percorsi che si intrecciano anche con situazioni internazionali e che esprimono forme di conflitto maggiore”.
Aver esplicitato con chiarezza i criteri di scelta toglie di mezzo ogni possibile tentazione di ricercare in questo libro tutto l’universo mondo delle donne che in forme diverse hanno costruito {{esperienze collettive di risposta al loro interrogarsi sull’essere donne in questo inizio di millennio}} (termine che comincia peraltro ad interrogarmi sulla sua validità di scansione esperienziale).
Passione politica e professionalità dell’autrice si intrecciano con la parola dei soggetti del “racconto”, accogliendo la provocazione che viene dai loro linguaggi, accompagnandola con analisi che li contestualizzano e cogliendo bene i riferimenti anche culturali che fanno da sfondo a queste espeirienze (ricche le note e significative le letture consigliate).
Il risultato è un libro molto ricco di spunti di riflessione per chi, ‘femminista storica’ o ‘donna dei movimenti’, si interroga sul rapporto con le nuove generazioni e non solo: dove stanno le giovani? cosa vogliono? come si interrogano sui diritti acquisiti ma sempre a rischio? Non c’è la Risposta, quanto piuttosto vari e differenti modi di resistere ad una complessità che rischia di spazzarci via ma anche di non lasciarsi cullare da facili illusioni sul genere al potere.
Mi sembra, infatti, molto esauriente l’invito nella prefazione di {{Lidia Campagnano }} a leggere questi capitoli del “racconto”: “… guardare, lasciarsi stupire, farsi colpire dal disordine, dalla contraddittorietà, dallo spezzatino culturale che alimenta le parole e gli atti delle donne raccontate … Poiché quel disordine, quello spezzatino forse parla di una sopravvivenza resistenza come controcanto all’epoca minacciata dal pensiero unico – ammesso che ancora si possa parlare di pensiero”.
E poi continuare a lasciarsi interrogare dalla necessità di trovare modi e forme per salvare questi pezzi ed altri di “patrimonio comune” che rischiano di andare dispersi nel “{mare magnum}” della rete del web, che tutto mette in mostra, aggrovigliandolo e poi facendolo scomparire.
{{Barbara Bonomi Romagnoli,}} {Irriverenti e libere. Femminismi nel nuovo millennio}. [Editori internazionali riuniti->http://www.editoririuniti.net/shop/inchiesta/irriverenti-e-libere/], 2014, pagg. 224, euro 16
*{{Indice }}
Prefazione di Lidia Campagnano
I femminismi che non fanno notizia
1. Le Lucciole non si perdono (2000)
2. Dieci anni di Punto G (2001-2011)
3. Esprimi un desiderio al Sexyshock (2001)
4. La disobbedienza ha le zinne (2002)
5. In costante equilibrio precario (2003)
6. Il manuale delle galline ribelli (2004)
7. Facciamo Breccia per dire No Vat! (2005)
8. Alla conquista dello spazio e della Rete (2006)
9. Le Sommosse turbolente (2007-2008)
10. Forse sei una Lady e ancora non lo sai (2008)
11. Le giacche lilla non hanno confini (2009)
12. Cara Veronica, care tutte… vi scrivo (2009)
13. Il femminismo sarà TransFemminista o non sarà… (2010)
14. L’insistenza delle TerreMutate (2010)
15. Sì, siamo femministe (2011)
16. Lo sguardo ecofemminista sulla terra (2012)
17. L’erotismo dei desideri compiuti (2013)
18. Lo Sciopero delle donne (2013)
19. Il futuro. Tessere trame fra native e migranti
Conclusioni
Ringraziamenti
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