La pensione a 55 anni altroché a 65 anni!
Riceviamo e pubblichiamo da Tavolo 4 “lavoro/precarietà/reddito” della Rete Sommosse questo appello alle lavoratrici e delegate del pubblico impiego e del privato “Verso lo sciopero delle donne”.
{{Giù le mani dalle pensioni delle donne!
Contro l’aumento dell’età pensionabile delle donne fino a 65 anni.}}
E’ di questi giorni un nuovo pesantissimo attacco alle donne da parte
del Governo, la volontà di {{innalzare l’età pensionabile delle donne da
60 a 65 anni in modo obbligatorio}}, mentre fino ad ora la possibilità di
arrivare a 65 anni è volontaria. Per ora si parla delle donne del
pubblico impiego, ma l’intenzione, lo sappiamo bene , è di estendere
tale peggioramento a tutte le donne anche del privato.
Il pretesto utilizzato dal Governo è dare corso ad {{una sentenza della
Corte di Giustizia Europea}} che vede una disparità nella previdenza nel
pubblico impiego a sfavore della donna , poiché “non contribuisce ad
aiutare la donna a vivere la propria vita lavorativa su un piano di
parità” (punti 56 e 57 della sentenza).
Berlusconi Tremonti e Brunetta {{stravolgono il senso della sentenza}} e per
aiutare le donne discriminate, le “obbligano” a lavorare fino a 65 anni.
Possibilità che esiste da sempre nel nostro paese in modo volontario.
{{La maggior parte delle donne sono costrette già oggi a lavorare fino a
65 anni perché hanno basse contribuzioni}} e meno anni di lavoro per la
discontinuità lavorativa dovuta al lavoro di cura.
{{Il Governo Italiano volutamente non ha risposto all’Unione Europea e
automaticamente la UE ha fatto scattare la sanzione}}.
Ma bloccare la sentenza per il Governo sarebbe ancora possibile,
chiaramente il Governo non lo fa e sta usando questa sentenza
all’arrovescio, {{per alzare l’età pensionabile delle donne del pubblico impiego a 65 anni}}!!!
Resta il fatto che né questo né i Governi precedenti, hanno, invece,
dato applicazione ad {{un’altra sentenza della Corte riguardante il
riconoscimento dell’anzianità di servizio per le lavoratrici precarie}}.
A questa {{vergognosa}} proposta del governo, hanno dato subito il loro
accordo il Partito Democratico, con Vittoria Franco ministra ombra delle
pari opportunità, la UIL e la Marcegaglia di Confindustria in
rappresentanza di tutto il padronato. Questo sta a significare che sono
i fatti che contano, delle donne non importa niente a nessuno {{Né a destra né a sinistra nè ai sindacati Cisl Uil Ugl A}}
Se non ci muoviamo noi donne, loro ci rendono la vita impossibile.
Dietro le ipocrite dichiarazioni sulla “parità”, c’è solo {{la cruda
realtà di un taglio rilevante alla spesa pensionistica}} sulle spalle
delle donne, non solo in termini di allungamento degli anni per il
pagamento delle pensioni, ma soprattutto, temiamo , di risparmio secco
perchè se andasse avanti questa proposta la maggior parte delle donne
non arriverebbe mai alla pensione.
Brunetta, poi, non dice che oggi sempre più la maggioranza delle donne o
per lavori precari o perchè vengono per prime licenziate {{non arriva
neanche ai 60 anni, figurarsi ai 65.}}La condizione femminile in Italia è la peggiore d’Europa per
disoccupazione, salario, iter di carriera, anni di lavoro, pensioni.
Sono soprattutto donne le pensionate più povere e quelle a cui è ancora
oggi è vietato cumulare la pensione di reversibilità con il reddito da
lavoro.
{{Le immigrate sono il simbolo della precarietà}}, con il permesso di
soggiorno legato al lavoro, con il lavoro legato all’esistenza in vita
dell’anziano che accudiscono, quando lavorano come badanti
nell’isolamento delle case, con i lavori sempre sottopagati.
{{
Sono le retribuzioni delle donne ad essere, in media, inferiore del 20%
di quelle degli uomini a parità di mansioni}}. Differenza retributiva che
aumenta visto che spesso, siamo assunte anche con due livelli inferiori.
La povertà oggi in Italia è soprattutto donna: di chi è in pensione, in
maggioranza donne sole, e delle famiglie monogenitoriali condotte da una
donna..
Quello che si nega a tutti i livelli della politica e di buona parte dei
sindacati, è che {{la precarietà è donna}}, ed è diventata il modello di
riferimento, è in atto infatti un processo di “parità inversa, per il
quale sono gli uomini ad acquisire le condizioni di precarietà delle donne.
Si nega che il tasso di occupazione femminile in Italia è il più basso
di Europa, dopo l’isola di Malta, che la Commissione UE da anni punta
il dito contro l’Italia per le discriminazioni nell’accesso al lavoro
per motivi di sesso, per il differenziale retributivo fra uomo e donna
che va dal 20% al 30% in meno a scapito delle donne, differenza
retributiva che aumenta visto che spesso, sono assunte anche con due
livelli inferiori.
Sono le donne che pagano il prezzo più alto in termini di salario, di
disoccupazione, di precariato e di qualità della vita, fra tagli di
servizi indispensabili (scuola e sanità), aumenti di carichi di lavoro
dentro e fuori le mura domestiche ed il dilagare della violenza sul
proprio corpo, scelte e libertà.
{{La Riforma del modello Contrattuale}}, firmata da Cisl, Uil e Ugl , ci
renderà ancora più povere poiché lega gli aumenti retributivi alla
produttività sul lavoro, all’orario di lavoro, quando maggiormente le
donne sono costrette al part-time per coniugare i tempi di vita e di
lavoro. Siamo noi donne {{quelle con i tempi contingentati}} dall’altro
lavoro, quello che ancora oggi non ha valore espresso in Euro, che non
rientra nel calcolo della produttività delle imprese, il lavoro di cura
dei figli, dei padri, dei mariti, dei lavoratori di oggi, ieri e domani.
Quel lavoro che aumenta di più ogni anno, in concomitanza con la
finanziaria di turno e i tagli allo Stato Sociale.
Si nasconde miseramente che {{le donne in particolare in Italia da
sempre lavorano di più}}, arrivando a fare come minimo 60/65 ore
settimanali tra attività sui posti di lavoro e lavoro in casa non
pagato. In questo senso non c’è alcuna differenza tra Calderoli, che
vuole la donna “angelo del focolare” e Brunetta, che vuole ancor di più
peggiorare il doppio lavoro e il doppio sfruttamento delle donne.
Il “Ministro” Brunetta, visto che spesso lavoriamo nella Pubblica
Amministrazione, ci ha tacciato di{{ fannullone}}, dimenticandosi che noi
abbiamo anche altre “assenze” per la maternità, la cura dei figli, dei
parenti (Legge 104). Ci ha tagliato lo stipendio in caso di malattia e
ci obbliga ad una reperibilità durante la malattia (8.00 — 20.00) che
dimentica le donne che vivono sole con i loro figli. Il Ministro
Brunetta ha tentato anche di ridurci i permessi della Legge 104.
Perché non si parla e non si quantifica la ricchezza enorme portata
dalle donne all’economia del paese? Il lavoro di cura e il lavoro
domestico, il lavoro riproduttivo si somma a quello produttivo, e fa sì
che si risparmi sui servizi sociali, su scuola, sanità ecc.
{{Vogliamo che ci paghino questo!}}
La realtà è che in questa crisi provocata dai padroni le donne già
stanno pagando per prime il prezzo più alto.
Le lavoratrici del tavolo 4 ‘Lavoro/precarietà/reddito’ fanno appello a
tutte le donne, in particolare alle lavoratrici del Pubblico Impiego, a
respingere con l’autorganizzazione, con la nostra mobilitazione questo
attacco/provocazione, {{costruendo lo “sciopero delle donne”.}}
{{Della loro falsa parità non ce ne facciamo nulla.
Per noi tutta la vita deve cambiare!
Vogliamo più salario, lavoro fisso, riduzione giornaliera dell’orario di lavoro, servizi sociali pubblici garantiti.
La pensione a 55 anni altroché a 65 anni!
Noi la crisi non la paghiamo!}}
Per aderire all’appello scrivere a scioperodelledonne@gmail.com
la piattaforma è in [[http://femminismorivoluzionario.blogspot.com/->undefined]->http://femminismorivoluzionario.blogspot.com/]
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