La precarietà ci stronca la vita
Centinaia e centinaia di donne, ragazze hanno partecipato alla
manifestazione nazionale di ieri, 18 aprile a Taranto “per la sicurezza sui
luoghi di lavoro contro la salute negata e la precarietà”.La manifestazione, organizzata dalla
Rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro: dalle lavoratrici,
precarie, alle familiari dei morti sul lavoro, alle ragazze delle Università
di Napoli in lotta nei mesi scorsi, a rappresentanze di lavoratrici e
collettivi femministi del tavolo 4, a compagne che venivano dall’Aquila e
hanno anche fatto vivere nella manifestazione la solidarietà con le
popolazioni abbruzzesi.
Certo a Taranto, città molto al sud, non era facile partecipare e altri
collettivi femministi, coordinamenti donne, compagne, soprattutto del Tavolo
4 non sono potute venire, ma hanno ugualmente mandato una calorosa e
partecipata adesione e sostegno. Altre non hanno ancora compreso
l’importanza di essere lì dove centinaia e centinaia di lavoratrici, ragazze
lottano contro gli attacchi alle proprie condizioni di vita.
Rispetto a ieri, soprattutto due cose vogliamo sottolineare:
Sono state proprio le donne proletarie, insieme ai giovani operai dell’Ilva
di Taranto, a guidare il lungo corteo, rosso, combattivo, vivace che ha
attraversato alcuni quartieri più inquinati della città, con la loro
combattiva presenza, i loro interventi, i loro slogan, anche le loro
canzoni.
_ Le lavoratrici delle pulizie di Taranto con contratti di poche ore e salari
da fame, in lotta anche in questi giorni per il loro lavoro, portavano uno
striscione: “{{ {La precarietà ci stronca la vita} }}”, per denunciare come la
fatica si somma alla precarietà del futuro, e la precarietà diventa di per
sé un fattore di stress, di rischio salute fisica e psichica.
Non sapere
quanto durerà il lavoro, se il prossimo mese si rischia di perdere anche
quel poco salario che si ha; dover essere costrette a ricorrere alla
famiglia d’origine, o mantenere, a volte da sole, i figli; caricarsi, nello
stesso tempo, di più del lavoro di cura in famiglia, dover provvedere a
figli che non trovano lavoro e restano a casa o vi rientrano – tutto questo
aggiunge alle “normali” fatiche, nuove fatiche in tutti i sensi.
Queste lavoratrici hanno portato nella manifestazione tutta la loro rabbia
ma nello stesso tempo una determinazione, facendo vari interventi al
microfono lungo il percorso.
L’altra significativa presenza è stata quella delle familiari degli operai
morti sul lavoro: dalla moglie dell’operaio dell’Ilva di Taranto, Antonino,
di cui proprio ieri cadeva il 3° anniversario della morte, ad altre mogli,
madri di operai dell’Ilva, dalla sorella di uno degli operai morti
all’Umbria Oil, alla madre del giovane operaio morto il 1° giorno di lavoro
al Porto di Ravenna, alla madre di un’altro giovane operaio di Trento morto
anni fa ma sempre vivo nel suo cuore.
Queste donne nei loro emozionanti e
forti interventi in piazza hanno mostrato come è possibile e necessario
trasformare il dolore in lotta; la sorella dell’operaio dell’Umbria Oil ha
fatto un caldo appello proprio alle altre madri, mogli, sorelle, figlie a
fare altrettanto, a unirsi, non rinchiudersi nel loro dolore, a dare il
senso giusto a queste morti che non “devono mai succedere”.
Non è un caso che tra i familiari, sono soprattutto le donne che stanno
portando una forza, una lucida determinazione a rendere irriducibile, senza
sconti, questa battaglia contro le morti sul lavoro.
La forza di queste lavoratrici, di queste donne ha permesso anche una cosa
nuova per Taranto, ma crediamo non solo per la nostra città: gli operai, in
particolare i giovani operai dell’Ilva hanno riconosciuto, a volte sorpresi,
ammirati, questa determinazione e combattività delle donne, e, cosa niente
affatto scontata, si è realizzata nei fatti una unità, in cui le donne hanno
espresso una irriducibilità in più e riconosciuta.
Questa battaglia continuerà e chiamiamo tutte le lavoratrici, le donne, le
ragazze, anche chi questa volta non è potuta venire, a portarla avanti sia a livello nazionale che nei posti di lavoro e realtà dove siamo.
Abbiamo fatto per l’occasione della manifestazione un nuovo opuscolo, con anche analisi, dati, sulla condizione di (in)sicurezza delle lavoratrici (un opuscolo in itinere, da arricchire, con altre analisi, dati, inchieste,
racconti, per arrivare ad un manifesto quanto più completo della condizione delle donne su questo aspetto).
Richiedetecelo, scrivendo a
mfpr@fastwebnet.it o tramite tavolo4flat@inventati.org.
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