La Presidente della Camera Laura Boldrini nuovamente attaccata in maniera violenta e volgare.
E’ successo ancora… Un critico d’arte e uomo politico, famoso per usare da anni toni aggressivi durante dibattiti televisivi, attacca non durante un “confronto-scontro”, ma a freddo in un video che gira in rete la Presidente Laura Boldrini.
Usa parole come pietre e le scaglia in una sorta di lapidazione mediatica degna del peggior medioevo, antico o moderno che sia, contro una donna considerata colpevole di usare e di chiedere che vengano utilizzati nei luoghi istituzionali termini quali “Ministra e Sindaca”, in presenza di donne che ricoprono tali cariche.
Il noto politico non ignora certamente che l’uso non sessista della lingua italiana non è un’invenzione di Laura Boldrini, ha radici lontane che affondano nella seconda metà del secolo scorso, nasce dal mondo delle donne su motivazioni culturali e con precisi obiettivi. Lo stesso politico e critico d’arte non può non sapere che la declinazione al femminile di termini quali Sindaco e Ministro è oramai codificata nei dizionari della lingua italiana e che anche l’Accademia della Crusca, non certo un’associazione di un piccolo paese di provincia, ha sostenuto tale cambiamento. E sempre il famoso politico sa anche che in molte Università esistono numerosi studi che analizzano la questione nei suoi aspetti linguistici, storici e culturali.
Partendo dal presupposto che si può non condividere l’impianto che sta alla base dell’uso non sessista del linguaggio e continuare a nominare Sindaco o Ministro una donna, che bisogno c’è di esprimere il proprio dissenso usando toni sgangherati e violenti e parole inutilmente aggressive, irrispettose e svillaneggianti che offendono non solo la destinataria di tali insulti, ma tutte le donne che hanno reso possibile con un percorso lungo decenni l’innovazione linguistica e le donne e gli uomini che ora la praticano?
Non sarebbe possibile, per il personaggio in questione e per i molti che hanno comportamenti analoghi, confrontarsi argomentando civilmente il dissenso invece che attaccare frontalmente la persona e, nel caso specifico, chi ricopre una carica dello Stato?
Noi in questa e simili aggressioni nei confronti delle donne vediamo maschilismo e misoginia di ritorno utilizzati, più o meno consapevolmente, per attaccare le donne che oltre ad occupare spazi storicamente maschili pretendono di modificarne regole, comportamenti e perfino il linguaggio. E tali comportamenti li vediamo diffondersi anche nei livelli della politica locale, nei luoghi di lavoro e nelle relazioni sociali. Rappresentano uno dei molteplici tentativi di restaurare stereotipi sessisti in cui ingabbiare nuovamente le donne, per contrastare un percorso avviato di democrazia compiuta che ha come obiettivo il raggiungimento della parità di genere come atto fondativo di una nuova civiltà.
Tutta la nostra solidarietà alla Presidente della Camera dei Deputati e delle Deputate ed a tutte le donne a cui vengono destinati analoghi insopportabili atti misogini.