La sindaca di Napoli
Il contributo chiesto alle donne nella cosa pubblica ed in generale nella politica, per loro stesse si trasforma in tributo. Sul piano personale, sul piano del progetto che accantonano nell’esercizio del potere.In un paese che non rispetta la rappresentanza tra generi e che ancora non riesce a liberarsi dallo strapotere delle lobbies patriarcali nei partiti, la presenza femminile è spesso l’ultima spiaggia per nascondere difficoltà altrimenti ineludibili. A loro vengono riservati i posti scomodi oppure quelli “senza portafoglio”. Io mi preoccupo oggi delle prime.
Nella nostra politica Campana la memoria delle donne è viva su alcuni casi più o meno rumorosi nei quali donne autorevoli, “non inventate” con trascorsi prestigiosi, sono state trasformate in bersagli per il peggio dell’ipocrisia e della misoginia ormai universalmente riconosciute al sistema di potere vigente.
Rosa Russo Jervolino, è la sindaca di Napoli, è una donna forte e piena della cultura della sua provenienza, è stata votata anche dalle donne per il suo secondo mandato e da molte di più per il suo primo. Non credo che le cittadine di questo paese debbano votare per fede, perché la politica data non ne merita: le donne votano un’altra donna perché sanno che l’appartenenza al genere di una candidata è il massimo che si può ottenere in un contesto che fa di tutto per escluderla dalle liste, dagli eleggibili e dovunque si decide.
Con lei, la sindaca di Napoli, sono stata spesso in disaccordo, sapendo dove questo nascesse, non sempre ho comprese le sue ragioni, ma nei momenti più difficili mi sono chiesta cosa la potesse indurre a spendere il suo prestigio e la sua cultura sulle meschine lotte tra uomini e fazioni, dove non sempre chi rispetta le regole è fuori dal sospetto. Perchè questo è il paese delle regole su misura, per gli uomini e per i capi.
Nel complicatissimo pensiero che ci è dato avere nelle cose Napoletane, finalmente in accordo con lei, penso che, nella scomoda poltrona di sindaco, lei non può che aver fatto meglio di un uomo, nella condizione data.
_ In prima persona rivendico di averla caldamente ammirata ed amata per essere stata sempre contro il femminicidio e le guerre.
_ È stata con me facendo per prima “l’inammissibile” gesto di conferire la cittadinanza onoraria ad una donna per salvarla dalla lapidazione, per mettere la sua prima testimonianza nell’anfora napoletana della staffetta contro le violenze.
_ È stata con tutte avendo agito la trasversalità, quando ancora era fatto nobile, in un parlamento svogliato a riformare il diritto di famiglia.
Rosetta non è il mio modello, ma dovrebbe esserlo per gli uomini, soprattutto nel saper parlare a chi come me non sta “sicuramente” con lei.
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