“La trinità tradita. La sapienza femminile attraverso i secoli” di Rachele Borghi – 2° Premio ex aequo sezione SAGGISTICA al XXII Premio Il Paese delle Donne
SEZIONE SAGGISTICA (Autrici e Case editrici)
2° ex aequo:
✽ a. Nadia Lucchesi, La trinità tradita. La sapienza femminile attraverso i secoli, Il Poligrafo, Padova, 2021.
L’Autrice affronta il dogma trinitario, caposaldo della teologia cristiana, in pagine d’inusuale ed interesse per ampiezza e profondità di argomenti, varietà delle fonti, rigorosa ricerca e talento divulgativo, complici trent’anni di insegnamento nei licei. Un’audacia intellettuale nel solco di quella che riconosce alle sue personagge: voci forti e altissime del mondo letterario e religioso medievale e controriformista, fino alle teologhe femministe, tutte attratte dal trino.
Tra le mistiche beghine, Hadewijch, “l’eretica baccante”, che in scritti sconvolgenti in neerlandese o volgare brabantino (contemporanee al Dolce Stil Novo), e in estasi con contaminazioni sciamaniche, parla “di un Dio selvaggio, un Dio tremendo che va assaltato con violenza d’Amore” dicendosi “aquila mangiata dalla Fenice-Trinità, tutt’uno con il suo Dio Uno e Trino”. Il suo pensiero è alla base dell’opera filosofica di Nicolò Cusano che impronta il Rinascimento.
Nel suo lavoro egregio, l’Autrice rintraccia le origini pre-cristiane della trinità negli orizzonti spirituali e religiosi baltici, celtici, scandinavi, mediterranei, egizi e medio orientali ricostituendone poi la storia nel cristianesimo e in quella della chiesa cattolica, Sono analizzati i contributi del pensiero antico e della patristica nonché i singoli termini della ricerca: “persona, essenza, sostanza”.
Il percorso di svelamento delll’ancestrale trino femminile, sapienziale (Sophìa), inerente divinità femminili tutelanti la Fertilità primigenia, cosmogonica, si concentra su Ecate, la signora del trimorfismo funzionale alla sfera nascita-vita-morte, pervasiva dell’esistente, e definito sulla capacità generativa (genealogica) femminile (nonna, madre, figlia) simboleggiata dal numero tre.
Numero dalla “valenza numinosa” (H. Usener, Triade. Saggio di numerologia mitologica); che guarisce quanto è stato scisso; (…) prima cifra dotata di un inizio, un mezzo, e una fine, il primo numero reale, il più anziano dei dispari, il numero che appartiene a Dio; numero della profondità, della lunghezza, della larghezza, del movimento e della complessità (p. 164-165).
È citata Maria Gimbutas (Il linguaggio della Dea), sulla “potenza della Tri-linea e del numero tre che compare già nel Paleolitico superiore, associata all’immagine femminile.”
Epigoni di Ecate sono le regine dell’oscurità (Luna, notte, morte, morti, demoni, fantasmi), dell’occulto, della magia, dei crocicchi, assegnate dal cristianesimo al demoniaco e allo stregonesco, ma l’Autrice propone due figure inconsuete – Anna e Maria – che “possono sembrare una coppia solo a uno sguardo superficiale, ciò che le unisce particolarmente alla dea triforme è il loro rapporto speciale con la trinità” (p. 217). La Trinità formata da Anna, Maria e il Figlio “è quella ancestrale” e secondo Nadia Lucchesi, può riequilibrare il ribaltamento operato dal trino maschile (gerarchico, patriarcale e monoreferenziale), a danno del trino sapienziale femminile, perciò apportare, con una nuova concezione della divinità e una diversa visione della spiritualità, “salvezza all’umanità e al pianeta intero” (r.c.)