L’Associazione Nazionale Dire – Donne in rete contro la violenza fa appello al
Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano affinchè la lotta alla violenza di
genere diventi una priorità della politica italiana. La “lettera aperta” sarà
recapitata nei prossimi giorni, mentre le sessanta Associazioni e Case delle
Donne aderenti a D.i.Re faranno lo stesso con le istituzioni locali in tutto il Paese. Dall’inizio dell’anno sono cinquantasei le donne uccise solo perché donne. Non si tratta di omicidi
passionali o di raptus. L’uccisione della donna non è che l’ultimo atto di una serie di episodi di
violenza fisica, psicologica, sessuale, economica.

Noi li chiamiamo “femminicidi”.

L’Associazione Nazionale D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza, a cui aderiscono 60 Centri
Antiviolenza e Case delle Donne su tutto il territorio italiano, richiama le istituzioni ad un atto di
responsabilità politica nei confronti del fenomeno della violenza maschile sulle donne nel nostro
Paese e chiede ancora una volta che la lotta alla violenza sulle donne sia una priorità strategica
nell’agenda politica italiana.
Il tema della violenza maschile sulle donne va affrontato secondo l’ottica della differenza di genere
per superare la storica ma sempre attuale disparità di potere tra uomini e donne negli ambiti,
politici, sociali, economici e culturali. Si continua oggi ad assistere alla mercificazione del corpo
della donna considerato oggetto di scambio, privo di libertà e di diritti. Comportamenti e linguaggio
sessista minano la posizione sociale della donna e peggiorano la sua immagine, rendendola ancora
più vulnerabile.

Anche le Nazioni Unite, attraverso il Comitato Cedaw, nel rapporto finale al Governo hanno evidenziato la propria preoccupazione per il fatto che in Italia persistono “attitudini socio-culturali che condonano la violenza domestica” e hanno chiesto al governo italiano di “assicurare che le donne vittime di violenza abbiano immediata protezione e la garanzia che possano stare in rifugi sicuri e ben finanziati su tutto il territorio nazionale” infine, hanno espresso preoccupazione per l’immagine della donna in Italia quale oggetto sessuale.
E’ proprio negli stereotipi che trova terreno e spazio la violenza contro le donne. A fine aprile del 2007 erano ventinove le donne uccise, oggi sono cinquantasei. Una cifra ancor più grave perché lascia fuori il dato del sommerso: donne che per mancanza di reti e progetti non riescono a ricevere alcun aiuto.

Sono quasi 14.000 le donne che ogni anno si rivolgono ai Centri Antiviolenza e alle Case aderenti a D.i.Re.

– Il 78% sono stati “nuovi casi”, il 71% di nazionalità italiana
– Gli autori di questi reati sono stati per il 64 % partner il 20% ex, 8% familiare, 6% conoscente, e solo il 2% estraneo.

Questo mentre secondo i dati Istat, quasi sette milioni di donne tra i 16 e i 70 anni (31,9%) ha subito nella vita almeno un tipo di violenza e tra queste quasi 700 mila avevano figli al momento del
fatto.Questo particolare momento di crisi economica, sociale, politica e culturale coinvolge
direttamente anche i centri che svolgono un ruolo fondamentale nella prevenzione e nella lotta alla
violenza contro le donne. Non possiamo, però, accettare che ciò si traduca in un indebolimento dei
diritti delle donne vittime di violenza.

D.i.Re, i Centri Antiviolenza e le Case delle Donne, che in oltre vent’anni di attività hanno
supportato migliaia di donne, aiutandole ad uscire dalla violenza e a conquistare la libertà, chiedono
perciò con forza alle istituzioni nazionali e a quelle locali di rafforzare e sostenere con ogni mezzo
le politiche necessarie alla prevenzione e alla lotta della violenza contro le donne.

Rafforzare si traduce in:

• non tagliare i fondi, non chiudere i Centri antiviolenza o cosa ancora peggiore lasciare che queste
realtà – in molte città unici luoghi di rifugio e aiuto per le donne – vengano meno nel silenzio e nel
disinteresse delle istituzioni.
• firmare la Convenzione Europea per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne
passaggio nodale del percorso di armonizzazione delle leggi, delle politiche e delle strategie di
intervento, sottoscritta da numerosi paesi europei con l’impegno di combattere la violenza di
genere.

Solo così sarà possibile dare una risposta concreta all’orrore dei numeri, che ci raccontano una
realtà dove la soppressione anche fisica della donna diventa mezzo abituale per chi non è in grado
di affrontare la complessità della realtà.