La violenza non è un fatto privato ma riguarda l’intera società
Incontro annuale di ReteDonne e.V. , tenutosi a Berlino lo scorso 7 dicembre, è stato dedicato al tema della Violenza di genere – Morde ohne Ehre. Il convegno, moderato dalla Dott.ssa Lisa Mazzi, ha voluto affrontare una tematica che purtroppo non perde di attualità e che non conosce confine.Nei saluti a nome dell’ambasciata Italiana di Berlino, la Dott.ssa Lanzarini definisce la violenza di genere come una piaga sociale che riguarda non solo ogni singola donna, ma tutta la società civile.
Cita in proposito le parole di Emma Bonino “ma la politica non è confinata a governo e Parlamento, appartiene al nostro essere umani, al nostro essere persone” e quelle di Laura Boldrini “il femminicidio è un problema che va combattuto sul piano culture e sociale, e poi su quello normativo e istituzionale”.
Dall’intervento di apertura della giornalista Tiziana Bartolini, direttrice del mensile storico {Noi Donne} fondato nel 1944, emerge un quadro sconcertante: un terzo delle donne non parla delle violenze subite, il 18% non le percepisce neanche come tali e solo il 7% le denuncia.
Di fatto le donne giungono alla morte dopo aver vissuto in un continuum di violenza che la relatrice speciale dell’ONU Rashida Manjoo definisce “il braccio della morte” (2012).
L’opera di consapevolizzazione ha una lunga storia: è del 1961 la campagna di NoiDonne intitolata “Di onore si muore”, ma bisognerà aspettare altri venti anni perché sia abolito il cosiddetto delitto d’onore.
Fino al 1996 lo stupro è considerato delitto contro la morale e in quanto tale considerato cosa privata. Bartolini sottolinea invece come la violenza perpetrata nelle mura domestiche – anche davanti ai figli – sia non solo fisica, ma anche psicologica, perché fondata sul controllo ed la dipendenza economica. La violenza ha carattere sistemico e genera costi che l’associazione Intervita
in Italia stima pari a 16,7 miliardi annui.
Nella rappresentazione mediatica si ravvisa però un’evoluzione: gli episodi di violenza di genere stanno uscendo dalla semplice cronaca nera per fare ingresso in un tipo di narrazione in cui, oltre alla vittima, anche la figura dell’uomo viene osservata attentamente.
Durante il dibattito, susseguito all’intervento della Bartolini, si è accesa una vivace discussione sul ruolo della donna – vittima ma talora anche complice o co-dipendente – all’interno di situazioni di violenza.
Il secondo intervento della criminologa e sociologa turco-tedesca Ayfer Yazgan è stato incentrato sulla figura della donna islamica come vittima dei cosiddetti “omicidi d’onore”.
Per spiegarne le cause Yazgan prende in considerazione aspetti specifici di genere, aspetti socio-criminologici e naturalmente il ruolo della religione musulmana. I delitti d’onore sono per la ricercatrice da contestualizzare soprattutto in situazioni d’arretratezza culturale ed economica con strutture patriarcali, dove pesano le aspettative del gruppo dominante nei confronti delle famiglie e che vedono complici anche le madri, dal momento che “l’onore è il massimo capitale sociale”.
La violenza è usata quindi come strumento pubblico di correttivo comportamentale con l’avallo di un’errata interpretazione del Corano. Il numero oscuro delle vittime oscilla in Turchia tra 10.000 e 100.000 all’anno.
Dopo una pausa ricca di poliedriche discussioni si sono ripresi i lavori ed è stato dato spazio ad alcune ricercatrici operanti sul territorio italiano, tedesco ma anche europeo.
La dott.ssa Borriello ha presentato il lavoro del centro antiviolenza di Modena, che si orienta nel suo operato al centro ATV (Alternative to violence) di Oslo e che offre sostegno non solo alle vittime in un percorso di risignificazione del sé, ma anche ai responsabili delle violenze, basandosi però sul principio secondo cui la violenza non è una malattia, ma un reato.
Altri strumenti di lavoro, di scambio e di ricerca sono offerti da centri come l’“European resources on Gender-based violence” – dell’EIGE (European Institute for Gender Equality). La dott.ssa Karin Aleksander ha illustrato i servizi e le potenzialità della biblioteca di genere dell’Università Humboldt, Berlino, partner della libreria di genere di Bologna.
L’ intermezzo musicale di Manfred Bittlich, chitarra, e Ruben Giannotti, tromba e la lettura di Elettra de Salvo di poesie scritte da Lisa Mazzi, hanno dato corpo e vita alla tematica, in parte estremamente dolorosa, della violenza subita dalle donne.
L’ultima fase è stata interamente dedicata allo scambio ed allo sviluppo di prospettive per il futuro impegno di ReteDonne: in sede di gruppi tematici si sono affrontati argomenti come la scuola e la formazione professionale, l’impegno politico, la ricerca scientifica di genere, il tema dell’identità in emigrazione, il ruolo della cultura e dei media. Si sono individuati possibili temi sui quali lavorare nei prossimi incontri, da tenersi sempre in altre città allo scopo di allargare e rafforzare questa rete di donne, di esperienze e di risorse.
Al termine del convegno ha avuto luogo l’assemblea annuale di ReteDonne.
Il convegno berlinese ha riscontrato forte interesse soprattutto presso numerose giovani berlinesi intorno alla consigliera di ReteDonne Lisa Mazzi che è riuscita in breve tempo a riunire un gruppo affiatato di donne italiane impegnato e ricco di sfaccettate competenze.
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