L’acqua non si vende
Parte la campagna referendaria per “l’acqua bene comune”: ai primi di febbraio è stato presentato il logo della campagna; ora gli interrogativi sono sulla data in cui svolgere il referendum.Subito dopo le sentenze di ammissibilità del Referendum da parte della Corte, in attesa del voto referendario, il [Forum italiano dei movimenti dell’acqua->http://www.acquabenecomune.org] ha chiesto un immediato provvedimento di moratoria sulle norme che vogliono privatizzare l’acqua e di accorpamento della scadenza referendaria con quella delle elezioni amministrative della prossima primavera.
Il governo prevede invece date diverse per le elezioni amministrative ed il 12 giugno per i referendum. Per il comitato referendario “la proposta del 12 giugno è irricevibile!”, ” in prossimità dell’estate e degli esami di maturità, sembra proprio portare in sé l’obiettivo di scoraggiare i cittadini a recarsi alle urne.” ricordando che negli ultimi quindici anni i referendum di giugno non hanno mai raggiunto il quorum.
La richiesta del Forum si fonda su due argomentazioni:
_ ”
{{1)}} la scelta del giorno in cui fissare la consultazione elettorale deve essere esercitata nel rispetto del principio del favor del referendum, e più in generale della partecipazione politica, ovvero nell’obiettivo, in linea con il disposto dell’art. 1 Cost. che attribuisce la sovranità al popolo che lo esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione, di adottare soluzioni organizzative e procedurali che non sacrifichino il circuito della democrazia sia diretta, prevista dall’art. 75 della Costituzione, sia rappresentativa, prevista dagli artt. 55-70 della Costituzione. È evidente infatti che la concreta possibilità di tre consultazioni elettorali nell’arco di un mese (amministrative, ballottaggio e referendum) possa costituire un serio rischio alla partecipazione dei cittadini sia per le amministrative che per il referendum;
_ {{2) }} la frammentazione dei momenti elettorali rappresenta un ingiustificato ulteriore costo per la finanza pubblica. L’occasione che si presenta di unificare i futuri momenti elettorali va colta dunque anche nel senso di risparmio di soldi pubblici, la cui entità sembra di non poco conto.
Il Comitato fa riferimento al ruolo costituzionale del presidente della Repubblica “l’art. 87 della Costituzione attribuisce al Presidente della Repubblica il potere di indire il referendum, ma tale atto è preceduto sulla base dell’ art. 34 della legge n. 352 del 1970 dalla deliberazione del consiglio dei ministri cui spetterebbe in concreto la determinazione della data di svolgimento della consultazione. Tuttavia tale potere governativo va esercitato sia un’ottica di correttezza istituzionale e di leale collaborazione con il Presidente della Repubblica (che non sembrerebbe essere stato nemmeno consultato sul punto) sia nel senso di favorire la partecipazione e quindi il concreto esercizio della sovranità popolare.”
“In questo caso, dunque, proprio perchè si tratta di un potere condiviso (la Corte costituzionale da ultimo con ordinanza n. 38 del 2008 ha riconosciuto al governo un ampio potere di valutazione in ordine al momento di indizione ma non un suo potere esclusivo) e perché la fissazione della data del 12 giugno è un’evidente scelta irrazionale (duplicazione delle spese) strumentale ed inopportuna, in quanto mira di fatto a svilire la consultazione elettorale e a non far raggiungere il necessario quorum richiesto dalla legge, il Capo dello Stato potrebbe assumere le iniziative necessarie al fine di adottare (o indurre ad adottare) l’atto in concomitanza con le consultazioni amministrative.”
Intanto il Comitato Referendario 2 Sì per l’Acqua Bene comune ha deciso già da dicembre di essere presenti alla 61° edizione del Festival di Sanremo (il più grande evento mediatico dell’anno: televisioni, radio, giornali saranno tutti presenti” con quello che hanno chiamato il “Festival dell’Acqua” ( giovedì 17 e venerdì 18 febbraio)
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