L’adolescenza: età ingrata o stato di grazia? La risposta nel libro di Ferdinanda Vigliani – L’altra verginità, Rosenberg & Sellier, 2016
“Età ingrata” si dice dell’adolescenza, per le problematiche che esplodono nel privato e nel pubblico (la scuola, il gruppo amicale, ecc.), spesso in modo dirompente e che nelle società moderne è ritualizzato in forme più labili, seppur riconoscibili, che in passato.
Lo sguardo dell’autrice – attiva nella politica e negli studi di genere dagli anni ’70 del Novecento – s’appunta sul momento adolescenziale, definito uno stato di grazia, in cui «il desiderio, che è forma di energia umana alta e nobilissima, si sveglia e si potenzia. Ha ancora tutte le caratteristiche del polimorfismo infantile, ma ha una forza mai sperimentata prima. È desiderio allo stato puro: desiderio per il mondo.»
Undicenni, dodicenni, tredicenni con la fortuna di essere cresciut* da «una coppia genitoriale veramente generosa e sostenente» mantengono «il desiderio per il mondo che ancora riescono a pensare come un amico cordiale che schiuderà loro le braccia» pur senza essere immuni dalla disillusione. L’autrice indaga il modo, le motivazioni, le radici storiche, letterarie, religiose della lezione impartita, in termini «deludenti e mortificanti», a ragazzine la cui«meravigliosa energia a 360° è ri-orientata in una sola direzione: il principe azzurro.» «Banalizzare il fenomeno e liquidarlo come tempesta ormonale. Questa è la vera perdita della verginità» afferma.
In cinque capitoli che spiegano cosa intenda per ‘altra verginità’, indagano il mistero della latenza, le fiabe, le religioni e le narrazioni antiche, rimane sospeso l’interrogativo: Si può insegnare l’altra verginità? Domanda già posta dall’A. nel seminario di Altra dimora organizzato dalla rivista “Marea” (Caranzano, 12-15 giugno 2015). Tutto il libro, e questo è un merito, intreccia la teoria alla prassi. Esistono persone che non hanno mai perso l’altra verginità? che l’hanno persa e poi ritrovata?» si chiede e le chiedono. La risposta è positiva. Sono coloro che hanno conservato l’energia adolescenziale nella maturità e nell’anzianità, non limitandosi a utilizzarla per «i cambiamenti coraggiosi, le decisioni inedite»; non l’hanno mai persa di vista, «hanno saputo coltivarla nelle persone giovani, sia in loro».
L’autrice chiude con l’augurio alle donne, alle ragazze, a se stessa, di non spegnere quella luce.
L’opera ha vinto il 2° premio della sezione saggistica del Premio il Paese delle donne e Donna e Poesia 2016.