LAMPEDUSA – Si chiamava Alì – anche in quest’isola così accogliente trionfano indifferenza e ipocrisia
Lettera di Giacomo Sferlazzo*
Siamo tutt* responsabili
«Oggi (5 gennaio) a Lampedusa si è impiccato un ragazzo tunisino. Era arrivato come tanti su una barca e stipato nell’hotspot. Non aveva potuto viaggiare in maniera regolare perché le attuali leggi non lo permettono. Anzi, le attuali leggi creano clandestinità e dolore. Arrivato sull’isola come tanti altri, aveva cominciato a dormire fuori dall’hotspot per evitare di essere prelevato di notte ed essere rimpatriato in Tunisia. Aveva cominciato a chiudersi in se stesso, a parlare da solo. Questo suo comportamento era stato segnalato, tutti quelli che lo dovevano sapere lo sapevano. Nessuno ha fatto niente. Lo hanno lasciato dormire in un auto per mesi. Alì si chiamava.
Questo è solo il fatto più estremo di una serie di atti di autolesionismo che in questi mesi hanno praticato i ragazzi tunisini costretti a rimanere a Lampedusa. Le alternative per evitare tutto questo ci sarebbero, a partire da un permesso di ricerca di lavoro valido in tutto il territorio europeo, ma a molti va bene cosi.
Chiedo a tutti gli amici e amiche di non chiamare più Lampedusa “isola dell’accoglienza” perché non lo è mai stata: questa rappresentazione fa comodo proprio a chi ne approfitta a livello economico e politico. Non parlate dei lampedusani come eroi, per piacere, perché è una grande falsità. Qui è come nel resto d’Italia, si naviga tra l’indifferenza, l’ipocrisia, un velato razzismo e una piccola minoranza che è solidale e non si arrende. Lampedusa è un carcere ed una base militare, oltre ad essere una bellissima isola. Bisognerebbe chiudere per sempre il centro per migranti e smilitarizzare l’isola per cominciare ma a molti lampedusani va bene cosi.
Io Alì non l’ho conosciuto personalmente ma immagino il dolore dei suoi cari e degli amici, nella Lampedusa che vorrei domani dovrebbe essere lutto cittadino e da dopodomani cominciare a lottare per la chiusura dell’hotspot e la smilitarizzazione dell’isola. So che non sarà cosi…».
* Artista, antirazzista, cantautore, Giacomo Sferlazzo è tra i promotori del collettivo Askavusa di Lampedusa (nato nel 2009 dopo le proteste contro la realizzazione di un Centro di identificazione ed espulsione nell’isola) e del Lampedusa Filmfestival