L’Armonia di Mariuccia
Mariuccia, nel mio cammino è stata una presenza significativa senza essere ingombrante. Aveva fatto e faceva cose che ammiravo, per esempio collaborava con la rivista Marie Claire che mi piaceva tanto. Mi raccontava della sua pratica femminista a Milano senza intenzioni didattiche. A me del decennio successivo al suo che, il pensiero della differenza, lo leggevo sui libri. Condivideva la sua esperienza senza ergersi ad esempio e quindi, naturalmente, lo diventava.Sono gia’ passati dieci anni, e non so se metterci il punto esclamativo o interrogativo. Indecisa, sta bene la virgola.
Mariuccia, nel mio cammino è stata una presenza significativa senza essere ingombrante. Aveva fatto e faceva cose che ammiravo, per esempio collaborava con la rivista Marie Claire che mi piaceva tanto. Mi raccontava della sua pratica femminista a Milano senza intenzioni didattiche. A me del decennio successivo al suo che, il pensiero della differenza, lo leggevo sui libri. Condivideva la sua esperienza senza ergersi ad esempio e quindi, naturalmente, lo diventava.
L’ho incontrata alla Libreria delle Donne Evaluna di Napoli, associo quell’incontro alle stesse temperature tardo estive di oggi. Era ottobre, faceva caldo nonostante si apprestasse il ponte di Ognissanti. Collaboravamo al Paese delle Donne e naturalmente la sua era la firma di maggior peso e naturalmente lei propose di organizzare una piccola redazione napoletana; ci mettemmo al lavoro per farla debuttare con due pagine belle fitte.
La redazione fu per un week end intero, naturalmente, casa sua: stanze piene di luce e di libri affacciate su piazza del Grande Archivio nel cuore dei Tribunali al centro storico.
Mario il marito preparò spaghetti con le vongole; Marco loro figlio era alle prese con il suo sabato da studente. C’era un’aria di armonia. Mora e schietta diceva la sua dando dignita’ a quel che proponevamo noi più giovani. Era talmente un’altra fase della mia vita e di quella collettiva delle donne a Napoli che faccio fatica a rintracciare a memoria l’anno e i nomi di quei giorni.
L’avrei incontrata qualche tempo dopo alla fermata Policlinico della metro collinare, mi sono sempre chiesta se fosse gia’ in lotta con la malattia, se così era non ne fece parola. Mi disse invece che sarebbe andata alla presentazione napoletana dell’ultimo libro di Luisa Muraro “Il Dio delle Donne”. Mancai quell’appuntamento, senza poter sapere che la vita non ci avrebbe dato altre occasioni.
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