LE BAMBINE E LE NUOVE TECNOLOGIE
In Giappone un giovane diplomatico dell’ambasciata finlandese, ha involontariamente ottenuto un’enorme attenzione sui media perché si occupa anche della casa e dei figli. I giapponesi e le giapponesi assomigliano agli e alle italiane a causa della rigidità dei ruoli sessuali. Ovviamente il diplomatico che fa un lavoro di cura tradizionalmente femminile, ha suscitato anche interesse e consenso dalle giapponesi stufe di essere più o meno soltanto graziose , passive e servitrici di mariti, figli o padri. Quanto siamo indietro in Italia rispetto all’educazione dei bambini e delle bambine alla vita adulta di condivisione del lavoro di cura? Nei Paesi scandinavi l’“educazione domestica” nelle scuole dell’obbligo non si è mai differenziata tra maschi e femmine. Entrambi i sessi avevano a disposizione -durante l’insegnamento della materia-, un bambolotto sul quale apprendere come cambiare il pannolino, somministrare il biberon ecc. Anche le bambine imparavano a cambiare una lampadina o accomodare una valvola. In Italia l’”educazione domestica” era riservata alle femmine della scuola media inferiore. Le conseguenze nella mentalità generale sono difficili da sradicare, perché addirittura anche le donne oggi nonne che hanno partecipato alla stagione del femminismo, trasmettono sentimenti di colpa alle figlie che si sottraggono alla dedizione assoluta alla famiglia, aggiungendo, rispetto alle loro madri, uno pseudo sapere psicologico. Ovvero, annunciando conseguenze tragiche sul piano dello sviluppo mentale e del benessere psicofisico . Le tecnologie si sono altamente perfezionate, i bambini e le bambine sono dei “nativi” rispetto a computer, tablet, smarphone e così via. Mi è capitato di osservare una bambina di otto anni alle prese con i giochi sul tablet. Bravissima, nel manovrare velocemente i tasti. Uno dei giochi consisteva nel vestire una sorta di Barbi dal reggiseno alle mutandine, e con svariati vestiti; infine collocandola su uno sfondo di villa lussuosa e romantica. Dialogo: “c’è anche un ragazzino da vestire?”, “no”. “Perché?” “Perché sono le femmine a fare le modelle”. “Anche i maschi si vestono, quindi anche loro fanno i modelli ”. Silenzio. “ Non ci sono vestiti per una pilota d’aereo?” Silenzio”. “Non ci sono vestiti per un’ingegnera?” “Silenzio”. Ho avuto la sensazione che mi considerasse una marziana.