Le contraddizioni dell’emancipazione in un libricino di Matilde Serao
Saper vivere, ovvero Galateo Napoletano. La versione originale di questo libricino, ristampato recentemente da Edizioni Intra Moenia, è elegante e ben rilegata. Negli scaffali della Biblioteca Nazionale di Napoli ve ne sono diverse edizioni: la prima è del 1901, l’ultima del 1926, stampata un anno prima della morte della sua autrice. Te lo immagini custodito nelle case napoletane di inizio Novecento, consultato per apprendere e mettere in pratica quelle «norme di buona creanza» che Matilde Serao voleva proporre come “seconda educazione”, per non commettere quegli errori di «di condotta, di misura, di scelta» che mettono a repentaglio la difficile arte del saper vivere.
E’ così che sfogliando il decalogo che illumina «l’amico lettore» su come preparare un pranzo, come scegliere i regali di Natale, come viaggiare o recarsi a corte, c’è anche un altro mondo che emerge dalle sue pagine: quello del rapporto tra uomini e donne all’ombra delle nuove codificazioni ottocentesche, che disciplinano i rapporti familiari ridefinendo l’accesso alla proprietà, sancendo la parità successoria tra tutti i figli – maschi e femmine – ma anche la non obbligatorietà di dotare le figlie, ed un progressivo affermarsi dell’autonomia delle donne, che nel 1919 vedono riconosciuta per la prima volta la possibilità di accedere alle professioni e la fine dell’autorizzazione maritale. Di fronte a queste importanti trasformazioni è stridente la rigidità dei ruoli che Serao descrive nelle sue pagine, nelle norme di comportamento che suggerisce per uomini e donne traspare l’ordine delle famiglie e della società che resiste ai cambiamenti del nuovo secolo.
Eppure mi sembra che la lettura più divertente che possiamo fare di questa piccola opera sia proprio quella che cerca le discontinuità, le contraddizioni, gli elementi di novità che lentamente si insinuano in quest’ordine così codificato. Soprattutto per le donne, è interessante leggere delle trasformazioni che a mano a mano investono la loro quotidianità, e delle quali l’autrice non può che prendere atto con profondo rimpianto. Il fumo, ad esempio: «oramai per le donne che si son date a tanti esercizi maschili, bisogna anche saper fumare»; ma anche, per le più giovani, «il tentare studii del tutto maschili» con le delusioni che ne possono derivare. «E a che serve – scrive in proposito – predicar loro che questa scienza mal appresa, mal digerita, ha sottili fonti di veleno nelle vene muliebri? […] E non è, anche, doloroso dover predicare l’ignoranza, per salvare qualche anima dai turbamenti che il cosiddetto femminismo impone loro? Triste: ma necessario».
Curiose norme di saper vivere dettate da una figura brillante e complessa del giornalismo e della letteratura, ma anche un’utile traccia per comprendere le molteplici sfaccettature dell’identità femminile alle soglie del Novecento.
Matilde Serao, Saper vivere, ovvero Galateo Napoletano, Intra Moenia, 2016, pp.239